Fabio Mancini e Luigi Bianchi: la coppia vincente
Fabio Mancini, modello italiano di fama internazionale, racconta il dietro le quiente della sua vita: gli esordi (insieme a Giorgio Armani), la vita in passerella e il suo rapporto con il mondo di Luigi Bianchi
Fabio Mancini, classe 87, viene scoperto per caso, tra le strade di Milano, da niente che di meno che Giorgio Armani. Nel giro di pochissimo, il giovane si ritrova a ricoprire il ruolo di protagonista del fashion system: tra passerelle, servizi fotografici e set, diventa uno dei volti italiani più apprezzati internazionalmente. Viene notato soprattutto da Luigi Bianchi, Maison che celebra la sartorialità del menswear italiano da più di cento anni. La collaborazione fra i due si stabilizza, trasformando Fabio nell'ambassador per eccellenza di Lubiam. È il volto prescelto anche per presentare le nuove proposte per la PE22 della linea Flirt e della collezione Luigi Bianchi Cerimonie. Un mix di eleganza, lusso e sartorialità senza tempo. Per questa occasione, Fabio si racconta a L'OFFICIEL svelando il dietro le quinte della sua vita: tra sogni nel cassetto, impegni umanitari e nuovi progetti che lo vedranno protagonista di questo 2022.
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L'OFFICIEL: Ripercorriamo la tua carriera dagli esordi, come hai iniziato? Cosa ti affascinava del mondo della moda?
FABIO MANCINI: Non sapevo nulla di moda e non stavo passando un momento facile in quel periodo. I miei genitori si erano appena separati e io e mio fratello vivevamo soli a Milano. Una mattina, mi stavo incamminando verso il lavoro (lavoravo in una piccola boutique del quadrilatero della moda in via Montenapoleone a Milano) e incrocio per caso lo stilista Giorgio Armani con una folla di persone, con cui stava facendo delle foto. Andai avanti e qualche metro più in là si avvicinò un suo stretto collaboratore che con educazione mi disse che mi avevano notato, chiedendomi con garbo se facessi il modello, che mi avrebbe presentato direttamente al suo casting director. Pensavo fosse una presa in giro, perché in quel periodo tutto pensavo tranne che a quella occasione e nonostante non ci credessi e avessi dei timori è successo così: incontrai qualche giorno dopo il signor Armani. Mi fece camminare come se stessi facendo una piccola passerella facendomi provare una sua giacca e chiedendomi se avessi mai fatto l’indossatore. Non sapevo nulla della moda se non per i grandi maestri che ci lavoravano e conoscere di persona uno stilista del calibro di Armani mi sembrò un sogno.
L'OI: Quali sono le tappe più significative per te della tua carriera?
FM: In questi anni di carriera sono state tante, ma in assoluto ora quando il mio nome viene riconosciuto come uno dei modelli più rappresentativi della storia di Giorgio Armani, per me è in assoluto l’onore più grande. 14 anni di passerelle e campagne pubblicitarie per Armani, e non mi rendo conto ancora adesso dopo tanti anni di questa fortuna immensa, per la quale gli sarò sempre grato. Senza dimenticare i momenti meravigliosi con Stefano Gabbana e Domenico Dolce che stimo molto, i numerosi designer che ho avuto la fortuna di conoscere , scattando tantissime campagne pubblicitarie in tutto il mondo, in qualità di testimonial: L’Oreal, Borsalino, Carolina Herrera per citarne qualcuna. Senza dimenticare le mie bellissime cover con L’OFFICIEL HOMMES!
L'OI: Avresti mai pensato di arrivare fino a qui? Che altro lavoro ti affascina?
FM: No, non immaginavo certo di riuscire ad arrivare fin qui, ma anno dopo anno vedevo che le cose andavano sempre meglio e naturalmente devo ringraziare tutti coloro che hanno sostenuto ed incoraggiato il mio percorso, in particolare il maestro Armani che per primo ha creduto in me, dandomi la possibilità di fare la carriera che ho fatto. Per me è stato un vero esempio da seguire, anche al di fuori dell’ambito professionale. Il mio desiderio più grande, oltre ad essere un modello professionista, era quello di diventare professore di educazione fisica. Ho studiato per due anni scienze motorie ma non riuscendo a pagare gli studi ho dovuto interrompere questo percorso. La mia esperienza, passata e presente, mi ha spinto ad aiutare i meno fortunati, per questo motivo collaboro con associazioni no profit con cui organizzo incontri nelle scuole per raccontare la mia esperienza. E‘ importante far capire attraverso testimonianze reali che nella vita si può fare tutto ciò che si desidera, e realizzare i propri sogni, mettendoci impegno e passione e credendo fermamente nelle proprie capacità.
L'OI: È cambiata la tua visione della moda - e del suo mondo - da quando hai iniziato questa carriera?
FM: Nel tempo sì, ho avuto modo di sviluppare una mia personale prospettiva sul tema moda; provengo da un’educazione molto rigida dove non erano ammessi eccessi di qualsiasi genere, mentre ad un certo punto sono stato catapultato in un mondo dove gli eccessi erano praticamente all’ordine del giorno. Un esempio di evoluzione importante nel mondo moda è rappresentato da una maggiore consapevolezza in termini di econostenibilità: si è passati dalla convenzione di presentare collezioni invernali ed estive, come elementi contrapposti, all’adeguamento ai continui cambiamenti climatici e alla necessità di essere etici e sostenibili. In questo senso la moda ha trovato il modo per entrare in armonia con l’ambiente proponendosi come modello di filosofia green e semplificando alcuni processi per aumentare la qualità e la longevità dei capi, riducendo drasticamente gli sprechi. Questa è probabilmente la differenza di attitudine più significativa che ho rilevato nei mie 14 anni di attività, che condivido appieno.
L'OI: Passerelle o set... dove ti diverti di più?
FM: All’inizio le passerelle le vivevo con più curiosità e con più grinta, ovviamente dopo così tanto tempo non mi emoziono più come nei primissimi anni... anche se devo ammettere che il “brivido” si fa sentire ancora oggi. Mi piace aiutare i colleghi che magari sono alle prime armi e che hanno un po’ di ansia prima di sfilare. La parte più bella e divertente per me resta quella sul set: lì riesco ad esprimere al massimo la mia creatività e personalità.
L'OI: Raccontaci del tuo rapporto con il brand Luigi Bianchi e con l'azienda Lubiam: come è nata questa collaborazione?
FM: Ho scattato la loro prima campagna pubblicitaria circa sei anni fa e da lì si è creata un ottimo rapporto professionale ma anche una bella amicizia, che è durata nel tempo. Tra noi c’è stato un feeling fortissimo sin da subito. La prima volta che lavorammo insieme fu in una meravigliosa villa immersa nel verde a Padova; è stato fantastico. Da allora non ci siamo più separati. La classe e l’eleganza che contraddistingue l’azienda e le sue collezioni sono ciò che mi hanno spinto a lavorare per loro; amo tutto ciò che è storia e la loro è una storia lunga e bellissima.
L'OI: Quali tuoi valori rivedi in Lubiam?
FM: Lubiam e Luigi Biannchi sono sinonimo di storia, fiducia, professionalità e affidabilità; questi ultimi in particolar modo hanno contribuito a rendermi il professionista che sono e allo stesso tempo hanno permesso a Lubiam di distinguersi nel panorama sartoriale italiano per oltre cento anni.
L'OI: Cosa ti ha lasciato lavorare con il team Luigi Bianchi?
FM: Oltre ad essere un gruppo di professionisti di grandissima esperienza, il team di Luigi Bianchi è una seconda famiglia per me oramai. Mi accompagnano in tutte le occasioni più importanti. Ogni volta che indosso Luigi Bianchi mi sento me stesso, ed è la cosa più bella che si possa provare.
L'OI: Quali sono i tuoi progetti per questo 2022?
FM: Da tempo sto lavorando a progetti filantropici e benefici, con i quali cerco di aiutare le persone che hanno bisogno di supporto di qualsiasi genere. Non c’è nulla di più gratificante che aiutare qualcuno nel credere nei propri sogni. Cerco sempre di sottolineare i valori che mi hanno sempre accompagnato ed aiutato: la famiglia e i veri amici.
L'OI: Il tuo sogno nel cassetto è…
FM: Il mio sogno più grande è avere una famiglia. Vorrei dare ai miei figli quello che non ho avuto io e dopo aver sofferto tanto non vedo l’ora di trasmettere tanta felicità. A livello lavorativo, mi piacerebbe fare ancora qualche cover magari con voi. L’OFFICIEL è sempre stato uno dei miei magazine preferiti.
L'OI: Sei stato uno dei volti più apprezzati del progetto Kinky di L’Officiel Hommes… ma chi è il vero Fabio, Fabio Kinky o Fabio off-duty (tra lo yoga, i viaggi e i suoi amati animali)?
FM: In realtà sono un mix, un po’ come lo sono le mie origini. Mio padre è pugliese e mia madre italo-indiana, quindi da sempre sono sì un po’ Kinky, ma mi riconosco molto nel mio lato Off Duty. Allo stesso tempo sono molto solitario: la solitudine, intesa anche come capacità di stare bene con me stesso, mi accompagna da sempre e nei tanti viaggi che ho fatto, anche grazie alla meditazione, ho scoperto lati della mia personalità che prima non conoscevo.