Fashion

Brooke Shields ed Helena Christensen: Fashion Legends

Due icone del modeling ritratte per la prima volta insieme. Brooke Shields, poco più che bambina quando Time le dedicava la cover intitolata a “The ’80 look” ed Helena Christensen, una delle più celebri supermodels degli anni ’90.
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Text by Fabia di Drusco

Photography Greg Lotus  

Styling Arnold Milfort

Non sono stati solo due succès de scandale ad assicurare a Brooke Shields la copertina di Time che la definiva “The ’80s Look”. Certo la sua conturbante e disturbante piccola Violet di “Pretty Baby” e la campagna dei jeans di Calvin Klein, scattata da Richard Avedon ed entrata nella storia dell’advertising («Volete sapere cosa c’è tra me e i miei Calvin? Niente»), sono state determinanti, ma Brooke era comunque “la” super supermodel ante litteram, protagonista di innumerevoli copertine di Vogue, il volto che le star dell’obiettivo di quegli anni, Avedon e Scavullo, non cessavano di fotografare. Sua vicina di casa e amica di lunga data, Helena Christensen è una delle supermodel per antonomasia degli anni ’90, in grado di elettrizzare addetti del mestiere e grande pubblico con il suo viso a forma di cuore, frutto del mix cromosomico tra padre danese e madre peruviana, la falcata ultrasexy sulle passerelle, a partire da quelle super hot di Gianni VersaceThierry Mugler, e l’aura rock chick rimastagli dalla love story con Michael Hutchence, il mitico cantante degli Inxs. La carriera di Brooke è proseguita alternando il cinema e Broadway alla tv e alla stesura di libri di successo, Helena è fotografa, direttrice artistica dei profumi Strangelove e curatrice dello shop online, dedicato al vintage, Pawn, di cui è cofondatrice. Questo shooting segna la prima volta in cui sono state fotografate insieme per una fashion story. «Trovo molto bello che abbiate deciso di costruire un numero de L’Officiel sul concetto di sisterhood», sottolinea Brooke. «È ancora abbastanza diffuso il preconcetto che le donne si ritrovino tra di loro per ordire qualche misterioso complotto contro gli uomini, mentre invece è un momento di celebrazione delle nostre personalità. Io ho una famiglia e molti amici uomini, ma il rapporto con le mie amiche è comunque fondamentale». E l’amicizia femminile è altrettanto importante per la Christensen, a partire dai rapporti con le altre supermodels: «Non c’è mai stata competitività tra di noi. Ci prendevamo cura l’una dell’altra e ci consideravamo sorelle. Lavoravamo sodo e ci siamo supportate reciprocamente nel tempo. Non solo ci frequentiamo ancora, ma cerchiamo anche di organizzare delle vacanze insieme».

L'OFFICIEL ITALIA: Come vi siete conosciute?

BROOKE SHIELDS: I miei anni da modella sono precedenti all’esplosione del fenomeno supermodels e io non ho mai sfilato. Era un lavoro molto solitario, uscivo da scuola, mi chiudevo in uno studio e vedevo solo il fotografo e il suo team. Non avevo rapporti di cameratismo con altre ragazze, ero sempre chaperonata. Quando ho conosciuto Helena era la prima volta che incontravo una vera e propria supermodel. Lei doveva fotografarmi per Nylon (il magazine di cui è stata cofondatrice, nda), e sono rimasta colpita dalla sua aria rilassata, dal fatto che non mi mettesse addosso (e non sembrasse sottostare a) nessuna pressione. Qualche tempo dopo ci siamo ritrovate vicine di casa e abbiamo iniziato a fare piccole cose insieme, bere un caffè, andare a fare la manicure, e siamo diventate amiche col tempo, anche perché abbiamo tanti amici in comune, fuori dal mondo del modeling. Con la sua carica sexy, bohemian, rock, Helena rappresenta tutto quello che io non sono, perché io ho trascorso la vita a fare cose per compiacere gli altri, e lei ha una fantastica “I don’t care” attitude. Quando ci siano conosciute ci siamo dette che se fossimo due animali, io sarei un festoso cucciolo di golden retriever sempre in caccia di coccole e attenzione e lei un insondabile gatto abissino. Una delle mie figlie mi ha detto che dovrei essere più come Helena, andare dritta per la mia strada senza preoccuparmi troppo.

LOI: Gli inizi della carriera di Brooke sono noti: a 11 mesi eri già la testimonial del sapone Ivory per l’obiettivo di Francesco Scavullo. Tu Helena come hai iniziato la tua carriera nel fashion system?

HELENA CHRISTENSEN: Avevo appena finito le scuole superiori e mi trovavo a Parigi quando sono stata fermata dall’agente di una piccola agenzia di modelle che mi ha proposto di partecipare a dei castings. Ho pensato: perché no? Avrei potuto viaggiare e scattare foto in posti interessanti, perché già allora ero determinata a dare forza alla mia passione: diventare una fotografa.

LOI: Quali sono state le persone e gli step fondamentali del vostro percorso?

HC: Da subito alcuni fotografi importanti come Peter Lindbergh mi hanno presa sotto la loro ala. Ma sono stati altrettanto importanti nella creazioni di immagini bellissime i team presenti sui set, truccatori, parrucchieri, stylists. In termini di fashion moments... il servizio di Peter Lindbergh con l’alieno (Vogue Italia, marzo 1990), le campagne Chanel e Lagerfeld scattate da Karl Lagerfeld, e ovviamente il video di “Wicked Game” di Chris Isaak diretto da Herb Ritts.

BS: Ho lavorato con grandissimi fotografi, Horst, Avedon, Meisel, Demarchelier, quest’ultimo in particolare era una macchina da lavoro... ma era sempre un recitare un ruolo. Con Bruce Weber e Albert Watson era diverso, perchè riuscivano a mantenere parti della vera me nella fotografia. Bruce in particolare: lavorare con lui era faticosissimo perché non ti dà mai tregua, ma nessuno come lui sa vedere e far emergere nell’immagine la tua vita interiore, la tua anima. Senza dubbio “Pretty Baby” è il miglior film che abbia fatto, arte pura, e anche le controversie successive sono state importanti perché mi hanno preparato a tutto. Louis Malle voleva la mia innocenza di bambina, a 12 anni ero molto ingenua per quanto riguardava la sessualità, ma da newyorchese avevo intravisto la prostituzione nel suo degrado, ne conoscevo l’aspetto sordido anche se sul set sono stata molto protetta. Sono stata invece adulta fin da giovane dal punto di vista intellettuale, perchè a 14 anni dovevo già occuparmi di mia madre. Lei mi portava a vedere Fellini e i film francesi, sono cresciuta guardando Simone Signoret, Catherine Deneuve, Sophia Loren, tutte dive larger than life, così sofisticate e sensuali. Io ero il clown della classe, ho sempre saputo che la mia arma di attrice non sarebbe mai stata la sensualità ma lo humor. Ho sempre scelto i miei lavori pensando più all’esperienza in sé che alla costruzione di una carriera. Dopo “Pretty baby” avrei dovuto (e potuto) continuare a fare film d’autore con registi europei, ma intanto c’era la scuola (tutti i miei film li ho girati in estate) e poi con mia madre ragionavamo: dove ci piacerebbe andare in vacanza? È in quest’ottica che l’esperienza più bella della mia carriera l’ho vissuta durante le riprese di “Wanda Nevada”, quattro mesi passati in jeans e stivali ad andare a cavallo, nel Gran Canyon e nei deserti dell’Arizona. E sono molto felice di aver girato, in questo momento così tragico e triste di pandemia, una commedia romantica in Scozia, “A castle for Christmas”: ho vissuto in un castello, sono andata a cavallo, c’era la neve... una medicina perfetta per la depressione causata dalla situazione generale. Da giovane volevo soffrire per l’arte, adesso voglio fare solo enterteinment.

LOI: Come descrivereste il vostro rapporto con la moda, Brooke coi tuoi Calvin e tu, Helena, che sei stata fondamentale, con il tuo stile personale, nel rilanciare la passione per il vintage?

BS: In realtà non ho mai portato i jeans di Calvin Klein, anche se amavo il suo stile, la pulizia essenziale della linea... Fin da bambina ho indossato la visione degli altri, e quando sto girando un film mi immedesimo così tanto nel mio personaggio da adottarne lo stile nella vita quotidiana, ad esempio adesso che sono stata in Scozia sono tornata a casa con un’infinità di stampe tartan. Mi piacciono confort e classicità, la mia divisa è: blazer blu, maglione a collo alto e jeans. Nella mia testa, mi piacerebbe vestire Alexander McQueen e Vivienne Westwood, ma so che poi mi sentirei a disagio nell’indossarli. Tanto più che la mia struttura fisica è quella di una nuotatrice, non ho un corpo da modella come quello di Helena.

HC: Sono sempre stata affascinata dal vintage, fin da ragazzina. Non sono esattamente sicura del perché, ma ho sempre amato le cose e le persone di epoche precedenti alla nostra. Adoro il fatto che un pezzo vintage sia stato indossato da una donna che viveva magari 100 anni fa e che in quell’abito ha amato, riso e pianto, lo trovo così poetico e sentimentale. È il motivo per cui con Camilla Staerk ho lanciato lo shop online Pawn, per cui mi occupo della selezione di pezzi vintage e second hand, il ricavato va ad attività di beneficenza che ci stanno particolarmente a cuore.

BROOKE INDOSSA blazer, MONOT; gonna, CHRISTIAN SIRIANO; gioielli, JACOB & CO; sandali, GIUSEPPE ZANOTTI. HELENA INDOSSA completo con piume, CHRISTIAN SIRIANO; gioielli, JACOB & CO; sandali, GIUSEPPE ZANOTTI.
BROOKE INDOSSA giacca e pantaloni, SCHIAPARELLI; gioielli, CARTIER; borsa e scarpe, GEDEBE. HELENA INDOSSA top, HONAYDA; pantaloni, LOEWE; orecchini, JACOB & CO; borsa, GEDEBE; sandali, GIANVITO ROSSI.
BROOKE INDOSSA abito, BRONX AND BANCO; gioielli, HAMER- MAN; sandali, CASADEI. HELENA INDOSSA abito, VALENTINO; gioielli, CARTIER; sandali, GIUSEPPE ZANOTTI.
BROOKE INDOSSA abito e orecchini, CHANEL; anello, HAMMERMAN; scarpe, JIMMY CHOO. HELENA INDOSSA abito, orecchini, borsa a tracolla e scarpe, CHANEL; anello, HAMMERMAN.

TALENTS: Brooke Shields, Helena Christensen @ LIPPS LA 

MAKE UP: Kale Teter using Chanel Beauty @ THE WALL GROUP 

PRODUCER: Daniele Carettoni @ ESPRESSO PRODUCTIONS 

RETOUCHING: Lara Chrome

PHOTO ASSISTANT: Ernesto Sempoll

SPECIAL THANKS TO: Tony McHale and Jennifer Cooke @ THE CARLYLE NY. 

LOCATION: THE CARLYLE, Rosewood Hotel, New York.

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