Interviste

#WONDERWOMEN: Pat McGrath

In conversazione con Pat McGrath #WONDERWOMAN de L'Officiel Italia
art human person drawing

Non c’è nessun altro makeup artist che pos- sa vantare nel mondo della moda un prestigio paragonabile a quello di Pat McGrath. Prestigio tanto più notevole perché fino a pochi anni fa, con pochissime eccezioni (praticamente una, Val Garland che faceva Alexander McQueen), i makeup artists responsabili delle sfilate erano uomini. È stata McGrath a rompere il soffitto di vetro. A partire dai primi anni ’90 i suoi makeup, straordinari per immaginazione e glamour, a complice d’elezione dei servizi fotografici di Steven Meisel e delle sfilate di John Galliano, e ne fanno la regina incontrastata delle passerelle, contesa da tutti i brands, che la vogliono in backstage come uno status symbol, con il suo team di fedelissimi e i suoi bauli di Louis Vuitton pieni di libri illustrati fonte di ispirazione e referenze. Se la sua biblioteca di referenze è quasi completamente digitalizzata, i look che crea per la passerella, in particolare per Valentino, ma anche per designer emergenti come Tomo Koizumi, sono sempre outstanding. Nel 1999 è stata lei a immaginare la linea trucco di Giorgio Armani, per poi creare nel 2009 quello di Dolce&Gabbana. Tre anni fa la truccatrice inglese di origini giamaicane, oggi 54enne, ha lanciato il proprio marchio blockbuster, Pat McGrath Labs.

Lavori da sempre con Steven Mei- sel e i vostri shooting per “Vogue Italia”, no attesi da tutto il mondo della moda...
Meisel è una leggenda vivente, il più grande fotografo di moda della fine del se- colo scorso e degli inizi di questo. Abbiamo sempre lavorato in modo simbiotico. È per lui che ho inventato MatteTrance Lipstick. Prima di MatteTrance occorrevano 10 minuti e sette prodotti per creare una bocca perfettamente mat. Non sempre potevamo quindi permetterci in termini di tempo il lusso di provare diverse opzioni di trucco. Adesso, basta applicare il mio rossetto iper pigmentato per un effetto wow.

Tu sei ugualmente famosa per i look estremamente naturali che sai creare che per quelli più flamboyant...
Ho “ingegnerizzto” il mio look minimalista nella mia linea trucco, per cui basta utilizzare i prodotti Sublime Perfection, primer, fondotinta e cipria, più il Lip Fetish Lip Balm e il Fetisheyes Mascara, applicandolo alla radice delle ciglia. Per un trucco spettacolare e sovversivo bastano i miei Blitz Astral Quads e dei cristalli Swarovski.

Quando hai creato il fondotinta di Armani, tutti i truccatori usavano solo quello. Lo stesso è successo quando hai firmato quello di Dolce&Gabbana... Sei riuscita ad andare ancora oltre con il fondotinta della tua linea?
Skin Fetish Sublime Perfection Foundation è un condensato della mia expertise di backstage, messa a disposizione del pubblico: volevo che funzionasse su ogni tipo di pelle, per ogni tono di pelle, a qualsiasi età e in qualsiasi clima. E ovviamente doveva agire come un ibrido tra trucco e soin, coprire le imperfezioni e essere un buon idratante. Pur nella sua eccezionalità, da solo non basta a trasformare l’incarnato nella stessa maniera con cui lo faccio professionalmente: per questo ho creato un vero e proprio sistema di prodotti.

Il tuo account Instagram è un’enciclopedia di referenze: Serge Lutens, David Bowie, Diana Ross, Cher, Jerry Hall, Jean Shrimpton, foto di Avedon, Diana Vreeland, Thierry Mugler, Kate Bush, Edie Sedgwick, Grace Jones, Tamara de Lempicka, Hedy Lamarr e i grandi fotografi di moda anni '70.
Sono tutte mie ossessioni. Posto solo immagini che mi piacciono da impazzire.

Il tuo Instagram è anche un trionfo di colate d’oro liquido, scintillii materici, glitter, cat eyes esagerati...
Mi hanno sempre affascinato gli estremi. Fosse l’estremo del trucco non trucco, che sono riuscita a creare utilizzando con estrema precisione tutta una serie di tonalità neutre, o l’estremo opposto del makeup più colorato e fantasioso. Una delle mie prime copertine, per “Glamour” in Francia, è stata con Amber Valletta. Ho immaginato una pelle non finita, che lasciava intravedere le imperfezioni, contrastata da un esagerato trucco metallico degli occhi, un look che ho rivisitato e reinventato centinaia di volte da allora. Per le sfilate Dior di John Galliano abbiamo immaginato look tridimensionali, ricreato il volto dei faraoni dell’Antico Egitto, applicato maglia di metallo sul viso.

Al di là della hype, cosa credi ren- da un tuo prodotto diverso dagli altri?
Ci ho messo anni a creare colori formule e textures che assicurassero ai prodotti che uso finish e opacità perfetti.

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