Interviste

#talkingwith Rossella Jardini

Musa, amica, complice di Franco Moschino. La abbiamo incontrata nel suo appartamento milanese e ci ha raccontato che….
human person apparel clothing face

L'OFFICIEL: Siamo rimasti molto affascinati dalla Sua ultima collezione, è molto interessante l’ispirazione ad un must-have come la camicia.

ROSSELLA JARDINI: Io sono un po’ fanatica di camicie, lo ammetto, per me è un indumento fondamentale. Le indosso quasi sempre, purtroppo non riesco ad avere addosso un golf, un collo alto, un cardigan, se sotto non ho una camicia. Mi da luce al volto, la trovo indispensabile.

L’ispirazione della collezione nasce dall’esigenza di voler creare un guardaroba femminile che ruotasse attorno a questo indumento e, ovviamente, non potendo presentare solo “la camicia bianca”, ho declinato il tutto su varie forme e tagli. Sono diventati chemisier, abbiamo cambiato proporzioni, abbiamo aggiunto colore e materiali insoliti, oltre alla classica stampa “jardinette”, il mio logo.

L'OFFICIEL: La camicia diventa quindi il fulcro del guardaroba femminile.

RJ: Esatto. Abbiamo anche pantaloni larghi, con rouches, per dire, abbiamo aggiunto pezzi quotidiani, ma femminili, sempre tutto elegante. Creo vestiti per far sentire le donne a loro agio, mi piace immaginare che si sentano bene, con il giusto fit.

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L'OFFICIEL: I questi ultimi trent’anni sì è perso, via via, il gusto per l’eleganza, un senso estetico armonico e femminile, lasciando spazio a sneakers nel quotidiano, a jeans strappati, a trend discutibili. Cosa ne pensa?

RJ: Si è persa la cultura “moda”. Io sono cresciuta a pane e moda, da bambina ho avuto la fortuna di avere una sarta che veniva in casa per confezionarci abiti su misura. Se ripenso alla mia vita mi rendo conto di avere la maggior parte dei ricordi legati ai vestiti, nei vari periodi della mia vita. In casa avevo mamma e nonna paterna sempre ben vestite, sempre molto eleganti. Mia nonna andava da Bergamo a Milano in carrozza a comperare tessuti per confezionare gli abiti…

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L'OFFICIEL: Come mai si è persa questa cultura? Siamo in un’epoca in cui l’accesso alle informazioni è aperto e libero per tutti. Non è un controsenso?

RJ: Non c’è proprio interesse, sono tutte vestite uguali, pantaloni strappati, scarpe da tennis, anfibi anche in estate. Non c’è amore per l’estetica e se manca quello manca anche il resto. 

Vedi le influencer: sono sempre vestite bene, volendo si può far riferimento a loro e sentirsi stimolati da loro. Invece no. Nonostante si possa accedere a negozi “fast fashion”, quindi non spendere chissà quanto per vestirsi bene… Questa è la realtà.

 

 

L'OFFICIEL: In Italia cosa succede invece? Che scenario di moda c’è al momento e cosa immagina da qui a dieci anni?

RJ: Al momento la moda a Milano è in mano alle donne. Il colpaccio di Donatella con la sfilata tributo a Gianni Versace (che quasi viene da chiedersi perché non lo abbia fatto prima), la nuova collezione di Miccia (Prada), inutile aggiungere altro, Marni anche, nonostante non ci sia più Consuelo. Una donna quando disegna crea qualcosa di ragionato, sa cosa indossa e di conseguenza disegna e crea. Trovo sempre invece molto buffo quando si vedono outfit difficili e poco confortevoli, cose assurde di materiali quasi plastici e poi a fine sfilata vengono fuori i designer con golfini e tshirt basiche. Sembra che neanche loro ci credano. Alessandro Michele invece è più coerente con ciò che disegna.

 

L'OFFICIEL: Capi passe-partout? Cosa deve avere una donna nel proprio guardaroba?

RJ: Una bella gonna a pieghe, una camicia basica bianca, un chino classico, beige magari e un blazer blu. Ecco, nulla più. Per questo prendo molta ispirazione dalle divise, conferiscono sempre eleganza e pulizia. Ho un guardaroba davvero vasto, quando non so cosa indossare punto a elementi chiave come questi, così non sbaglio mai. La divisa è la mia garanzia! Bisogna poi sempre bilanciare il sopra con il sotto, è fondamentale.

 

 

L'OFFICIEL: La sua giornata tipo? Come è scandita?

RJ: Sveglia, giornali, colazione, scendo in studio. Alla mia linea lavoriamo in pochi, è a conduzione familiare. Questo mi ha depurato molto, un nuovo inizio, una rinascita, mi ha fatto molto bene. Ho provato a non lavorare, ma davvero non riesco.

 

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PE18 - courtesy Rossella Jardini
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