Interviste

Sport Heroines: Irma Testa

Irma Testa a soli 23 anni ha già scritto la storia dello sport italiano per ben due volte. In questa intervista racconta i suoi traguardi, come si è approcciata al mondo del pugilato e le battaglie che le hanno procurato difficili cicatrici. Ma alla fine ricorda, il verdetto - in gara e nella vita - non è mai certo

Irma Testa illustrata da MO_RTE aka LUKA NEZIRI
Irma Testa illustrata da MO_RTE aka LUKA NEZIRI

Special Project by FABIA DI DRUSCO

Medaglia di Bronzo alle Olimpiadi di Tokyo, Irma Testa, a soli 23 anni, ha già fatto la Storia per la seconda volta. Prima donna italiana a partecipare ad un’Olimpiade nel pugilato (Rio 2016), prima anche ad aver vinto una medaglia in questa categoria. Prima ad aver raccontato il suo percorso in un documentario, che svela il dietro le quinte del mondo della boxe femminile. Lei, la butterfly dei pesi leggeri, si mostra senza timore, piangendo, rimproverandosi, lottando davanti alle telecamere. «“Butterfly” fu un’esperienza pazzesca. Riguardando indietro sono fiera di aver colto quell’occasione. Ricordo ancora quando Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman – i due registi – mi telefonarono per propormi l’idea, non potevo crederci. Sono cresciuta davanti a loro, davanti a quel gruppo di persone che oggi considero famiglia, ho imparato diverse lezioni: alcune amare, altre più dolci». E di lezioni è costellata la vita di Irma, oggi atleta delle Fiamme Gialle, che lascia casa a soli quattordici anni per seguire il suo sport. «Ho iniziato ad avvicinarmi a questo mondo a dodici anni, due anni dopo mi sono trasferita ad Assisi. Non è stato semplice, a volte mi sembra di condurre una vita un po’ solitaria, non ti senti mai davvero in famiglia e molti rapporti sono di convenienza. Ma mi sono sempre focalizzata sul mio obiettivo finale, un giorno tutto questo finirà e tornerò a casa. Ora è il momento di lottare». Una forza che la contraddistingue in ogni sua decisione, fin da quando entrò per la prima volta in quella palestra. «All’inizio mi dissero “non è uno sport per ragazzine”. Per fortuna incontrai Lucio Zurlo, tutt’ora il mio allenatore e da sempre appassionato di pugilato femminile. Mi ha subito preso sotto la sua ala e insieme al presidente della palestra, Rosario Africano, ha creduto nel mio potenziale e in quello di altre donne. Una delle mie soddisfazioni più grosse di quest’ultimo anno è stato vedere come l’universo sportivo femminile abbia avuto la sua rivalsa, anche in sport genericamente classificati come maschili. Sono una fan accanita di Federica Pellegrini, la nostra portabandiera dello sport rosa. Mi emoziono sempre quando la guardo vincere in vasca. Ci sentiamo una vera community noi atlete, soprattutto quando alloggiamo al villaggio olimpico, quella è il vero divertimento di quel lungo mese di sport». A ottobre Irma ha fatto coming out: «Mi aspettavo tutto il fragore intorno a questa notizia; fingiamo di essere tutti a favore del libero orientamento sessuale ma la realtà è diversa. Forse è ancora questo far notizia che è un concetto sbagliato. “Irma Testa è omosessuale" e allora?»

"Il pugilato mi ha mostrato come affrontare le sofferenze, in questo sport si va incontro al dolore. E le cicatrici che ti lascia sono difficili da cancellare"

«Quando hanno affossato il DDLZan ho pensato fosse arrivato il momento di parlare. L’ho fatto per me, l’ho fatto per tutti i giovani che tuttora non possono vivere liberamente i propri sentimenti, sentendosi depressi e repressi. Io sono stata fortunata, ho sempre potuto essere chi sono, ma non tutti hanno questo privilegio». La reazione del pubblico a questa sua affermazione è stata eclatante, «non presto attenzioni ai commenti negativi, ma uno me lo ricordo ancora: "era un esempio per i ragazzi, con questa dichiarazione ha fatto dieci passi indietro", mi sono resa conto della pochezza di certi personaggi, e della loro tristezza. Essere un atleta non vuol dire essere perfetti, siamo umani, abbiamo la nostra vita, le nostre storie, relazioni, le nostre cadute...». Il segreto per affrontare queste ultime? Irma lo impara dal pugilato stesso, «lo sport mi ha insegnato la disciplina al di fuori della palestra. Il pugilato mi ha mostrato come affrontare le sofferenze, in questo sport si va letteralmente incontro al dolore e a volte le cicatrici che ti lascia – fisiche e morali – sono difficili da cancellare. Io porto ancora i segni della sconfitta a Rio: ero giovane, desiderosa di dimostrare il mio talento, agguerrita. Quella disfatta mi ha fatto quasi abbandonare il pugilato. La box però ti insegna a non mollare mai, anche quando sembra tutto perduto. D’altro canto, fino all’ultimo minuto dell’ultima ripresa, in ogni gara, non è dato nulla per scontato. Fino alla fine il verdetto non è mai certo, e così nella vita: nei momenti bui mi ricordo che posso sempre uscirne vincitrice».

 

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