Interviste

#TalkingWith Margherita Maccapani Missoni

La designer racconta l’universo inclusivo e gender fluid di M Missoni, l’impegno per la sostenibilità e la sua visione sul futuro della moda post Covid-19.
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La moda e il colore sono scritti nel suo dna. Terza generazione della famiglia Missoni, nipote di Ottavio e Rosita, Margherita Maccapani Missoni ha respirato moda sin da bambina. “Abiti, modelle, sarte e sfilate fanno parte della mia vita da sempre, dei miei primi ricordi” racconta la designer dal suo ufficio stile. Direttore Creativo di M Missoni, costola del marchio di famiglia, Margherita ha creato un’estetica nuova, che esplora continuamente nuovi territori e parla un linguaggio multigenerazionale. Parola d’ordine? Riutilizzare, ricombinare, rispettare. Insomma, dare una seconda vita. Cosi nel suo universo creativo, le sciarpe diventano vestiti, i ritagli di tessuti pullover, e i tessuti d’arredo cappotti.  Un mix and match di capi e abbinamenti che si muove fluidamente senza nessun limite di età, sesso, e forma.

La moda è sempre stata la tua passione. È vero che già da bambina ti immaginavi in questo mondo? 
La moda c’è sempre stata. Non ero consapevole che fosse "moda" come la intendiamo; ma abiti, modelle, sarte e sfilate fanno parte della mia vita da sempre, dei miei primi ricordi. La moda era una realtà, come la scuola, le fragole e la neve. Non avevo coscienza del fatto che si trattasse di un mondo glamour parte dell’immaginario collettivo, per me era in primo luogo il lavoro della mamma, del papà, dei nonni, degli zii e di buona parte di chi mi circondava; e poi il paradiso di qualsiasi bambina- quindi anche il mio- vestirmi, cambiarmi, vestire le bambole, vestire le modelle, fabbricare borsette con gli scarti di tessuti, posare, farmi truccare erano i miei giochi quotidiani quando, uscita dall’asilo, andavo in atelier. La moda non è nata, c’è sempre stata – condizione quasi imprescindibile affinché io diventassi la persona che sono oggi.

Da due anni sei alla guida creativa di M Missoni. Quali caratteristiche hai voluto dare alla sua estetica? 
Quando mi è stato chiesto di reinventare e dare un nuovo scopo alla linea, ho riflettuto molto su cosa M Missoni esprimesse e dove io volessi andare. Ho preso la decisione che questo brand sarebbe stato un nuovo mondo Missoni e non più una mera copia ad un prezzo più basso. La M è sicuramente un piccolo pezzo del DNA Missoni, un frammento sincero che ha il diritto di raccontare nuove storie e dare nuove interpretazioni. Ho completamente re-disegnato l’identità di M Missoni con un occhio particolare sull’etica e la sostenibilità. Sarebbe stato inconcepibile al giorno d’oggi creare un nuovo brand senza tener conto della sostenibilità e la responsabilità sociale.

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Come funzione il tuo processo creativo? Qual è il tuo punto di partenza quando lavori ad una nuova collezione? 
Tutto parte dalla particella RE: re come nella reiterazione, come nel dare una seconda vita, riproporre e ridisegnare. M Missoni gioca con appropriazione autorizzata, usando l’archivio Missoni come un tesoro nascosto. I codici Missoni vengono capovolti e trasformati, sperimentando con piccoli pezzi che vengono riciclati e riutilizzati. Per esempio una vecchia ADV di un profumo Missoni diventa la stampa di una t-shirt M Missoni oppure tessuti Missoni Home vengono riutilizzati per una capsule di cappotti. Partiamo sempre da un piccolo elemento Missoni che poi giriamo a rovescio, lo capovolgiamo e stratifichiamo per arrivare a qualcosa di nuovo e fresco ma intrinseco di una narrazione del passato del brand.

Dove prendi ispirazione? 
L’ispirazione arriva sicuramente dagli archivi Missoni, sia che si tratti di un filato riciclato, di una stampa mai diventata iconica o un logo mai utilizzato. Penso che M sia come il lato B di un vinile, siamo sempre alla ricerca dei frammenti perduti della storia Missoni e ogni volta ci imbattiamo in scoperte entusiasmanti. Il lavoro d’archivio è sicuramente fondamentale per lo sviluppo delle nostre collezioni. 

Ci sono caratteristiche ricorrenti all’interno delle collezioni?
Caratteristica principale è la non stagionalità dei capi ma collezioni più complete pensate poi per essere presentate a drop. Motivo ricorrente nelle nostre collezioni è sicuramente la margherita che viene sviluppata in modi differenti nel corso delle collezioni: da accessorio come una collana a motivo ornamentale su un maglione.

M Missioni ha una forte vocazione green. Ci spieghi meglio come si traduce questa sensibilità nel tuo lavoro?
La sostenibilità fa parte della nostra estetica: partendo dalla ricerca dei tessuti da riciclare a quella dei fornitori, passando per la scelta dei nostri partner per le collaborazioni, fino ad arrivare alla community virtuale che stiamo costruendo. Il mondo M Missoni ruota intorno alla sostenibilità anche se non possiamo dire di essere un brand al 100% sostenibile, cerchiamo ogni giorno di migliorare e muoverci in quella direzione.

Siete impegnati anche sul fronte charity. Quali progetti state abbracciando? 
Abbiamo sicuramente un impegno etico e poniamo una forte attenzione sulla scelta dei partner con i quali decidiamo di lavorare. Per esempio le scarpe presenti in collezione sono prodotte in collaborazione con il brand di footwear etiope, Sawa. Un progetto attivista che si impegna nel creare un valore aggiunto in Africa, fornendo loro grande supporto. Abbiamo dei valori all’interno del brand che vogliamo comunicare perché crediamo che le persone possano associarsi ai nostri valori e non soltanto attraverso l’estetica.

La moda sta cambiando rotta. E punta al superamento del concetto di stagionalità e dei limiti di genere per le collezioni. Che cosa ne pensi
Ho sempre pensato che il concetto di stagionalità e dei limiti di genere per le collezioni non rispecchiassero più i desideri e i bisogni dei consumatori. Capi unisex e mesi caratterizzano le uscite delle collezioni M Missoni, nessun concetto prefissato di stagionalità o di genere. È un concetto che ho cercato di esprimere fin dall’inizio ma che non rispecchiava del tutto il lato commerciale ma ora, dopo il Covid-19, si sta ripensando ad ogni cosa e vedo ciò come un’opportunità positiva.

Quali sono le sfide della moda post Covid-19?
Spero che questa epidemia possa essere la causa scatenante di cambiamenti che da tempo erano necessari nel sistema moda. Anche se è stato un periodo molto difficile per le aziende e le persone, credo che prima che accadesse ciò stavamo andando troppo avanti, troppo velocemente, in determinate direzioni. Una delle sfide post Covid-19 sarà sicuramente riallineare i bisogni dei consumatori con la produzione, un calendario che rispetti i tempi di tutti.

 

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