Interviste

Jewellery Queen: Caroline Scheufele

In conversazione con Caroline Scheufele Co-Presidente e Direttore Artistico di Chopard
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Co-presidente e direttore artistico di Chopard, Caroline Scheufele inizia a lavorare a 19 anni per la Maison acquistata dai genitori nel ʼ63: «Il primo sketch che mio padre decise di trasformare in gioiello fu un clown con la pancia piena di diamanti e pietre colorate che considero ancora oggi la mia mascotte personale», racconta Caroline. «L’idea dei diamanti che danzavano liberamente tra due pareti di zaffiro è stata il punto di partenza della collezione “Happy diamondsˮ. Era il 1985 e questo ha segnato il mio ingresso ufficiale nel mondo della gioielleria»

L’Officiel Italia: Quali sono le tue fonti di ispirazione?

Caroline Scheufele: I miei viaggi, gli incontri, l’arte, le differenti culture. Sono anche un’apprezzatrice della Haute couture, animata dalla stessa ricerca di perfezione e bellezza dell’alta gioielleria. Per questo mi piace collaborare con Giambattista Valli  e creare gioielli per le sue splendide sfilate. Ma in assoluto la maggiore fonte di ispirazione è il mio giardino.

LOI: Lo storytelling di Chopard è indissolubilmente legato al mondo del cinema e in particolare al Festival di Cannes...

CS: Il cinema è sempre stato la mia passione: siamo diventati partner ufficiali del festival dal ’98, e quest’anno siamo anche partner ufficiali del nuovo 007, “No time to die”: nel film Ana de Armas, la Bond girl di turno, indossa la nostra Alta gioielleria. Il suo personaggio, determinato e coraggioso, mi ha spinto a disegnare una nuova capsule collection, “Golden heartsˮ.  Invece la passione di mio padre e di mio fratello per le auto d’epoca ci ha portati a sponsorizzare dall’88 la “Mille Migliaˮ.

LOI: L’impegno con cui hai trasformato Chopard in un brand responsabile è stato pionieristico e ha dato una forte spinta al mutamento in atto nel settore della gioielleria…

CS: Tutto è iniziato agli Oscar del 2012, quando ho incontrato Livia Firth, fondatrice di Eco Age, che mi ha chiesto da dove provenisse il nostro oro. Le ho risposto: «Da una banca svizzera», ma la domanda aveva implicazioni molto più profonde. Quando ti rendi conto che milioni di uomini, donne e bambini estraggono l’oro spesso senza le necessarie condizioni di sicurezza e senza essere remunerati decentemente, capisci che è il momento di fare qualcosa. Ho deciso di cambiare non solo il metodo di produzione di Chopard, ma quello dell’intero settore. L’anno successivo abbiamo lanciato il progetto “Il percorso verso il lusso sostenibile”. All’inizio è stato molto difficile convincere tutte le persone coinvolte a modificare le proprie routines lavorative e ad uscire dalla propria comfort zone, ma ad anni di distanza sono felice di vedere che siamo cambiati non solo noi, ma tanti altri brand. Anche le banche svizzere si sono attivate in questo senso. Nel luglio del 2018 abbiamo raggiunto il nostro obiettivo di utilizzare oro al 100% etico per tutti i nostri gioielli e orologi, modificando radicalmente la nostra catena di fornitura. 

LOI: Come sta evolvendo il mercato della gioielleria?

CS: C’è una richiesta sempre più forte di trasparenza: il cliente vuole sapere cosa sta comprando. In questo senso la nostra posizione di leader della sostenibilità è un asset determinante.

LOI: Qual è la tua  pietra favorita?

CS: Mi piacciono tutte e avverto con forza l’energia di ognuna. Ma ammetto che quando ho potuto toccare per la prima volta il diamante grezzo “Queen of Kalahariˮ è stato davvero incredibile. Ho sentito che questa pietra aveva cominciato a esistere un miliardo di anni prima e che dovevamo assolutamente comprarla. Perché era un regalo straordinario della madre terra! 

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