L'Etna è femmina, intervista a Josè Rallo di Donnafugata
Vulcanica e carismatica, Josè Rallo canta del fascino del vulcano, potente e donna, che regala sfumature uniche ai vini della sua Donnafugata.
“Un posto ci sarà, dove si spera ancora, la gente porterà, una storia nova” cantava della Sicilia quel poeta di Pino Daniele. Un mondo ricco di colori sospeso nel tempo, tra la sciara che circonda le pendici dell’Etna, il vento che soffia con forza a Pantelleria e Marsala, terra dove l’autunno sembra non arrivare mai e il sole scalda le saline tutto l’anno.
La Sicilia è il luogo dove Josè Rallo ha fatto ritorno per amore e oggi guida, insieme al fratello Antonio, l’azienda di famiglia. Dopo gli studi in Economia e Commercio alla Normale di Pisa per dimostrare le sue capacità e la voglia di indipendenza, lavora in una multinazionale e poi spende quattro anni a Palermo, nel periodo più nero della storia siciliana. In ultimo, arriva a Marsala, per proseguire la tradizione del vino di qualità di famiglia. Da allora, valorizza il lavoro iniziato dal padre Giacomo e dalla mamma Gabriella che, abbandonata la carriera di insegnante, è diventata una pioniera della viticoltura siciliana al femminile.
A lei è dedicato “Donnafugata”, nome tratto da “Il Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa che significa, appunto, “donna in fuga”. E come lei Josè si è fatta portavoce dell’eccellenza artigianale e creativa della Sicilia del vino. Ma solo dopo aver stretto un patto col papà: “quando ho deciso di dedicarmi totalmente a Donnafugata a fianco di Antonio, ho posto un’unica condizione, per me imprescindibile”, racconta. “Non avrei mai smesso di studiare, frequentando un corso nuovo ogni anno”.
La voce di Donnafugata
Ad accordo sancito, i desideri di Josè hanno preso forma attraverso corsi di lingua, viaggi nelle terre del vino più celebri del mondo e lezioni di canto. “Facevo parte di un coro, ma secondo mio marito avrei dovuto fare la solista” svela Josè. “E allora via a studiare, solo per due anni, non di più. Il tempo sufficiente per mettere il pilota automatico e acquisire quella spinta che serve per superare le emozioni e non essere troppo impostata durante un’esibizione. Senza dire addio alla mia spontaneità, che ho sempre voluto mantenere”.
Quando racconta la sua storia, Josè, ha gli occhi pieni di passione e di arte, la stessa che prende forma nelle note di una canzone intonata a tavola, di fronte agli ospiti, come intimo momento di condivisione. Un dolce inno al Ben Ryé, vino nato dal vento. “Il passito di Pantelleria è il sole nel bicchiere, con il suo colore meraviglioso che al naso esplode con l’intensità dell’albicocca, della pesca e la scorza d’arancia candita” canta Josè, ispirata dai riflessi ambrati del vino, che s’intonano alla sua voce rotonda, potente, capace di cullarti come il nettare divino che ondeggia nel bicchiere. “Ben Ryé racchiude tutta l’essenza della Sicilia, terra fatta di lava e sale, dove la gente sa che è ora di cambiare”.
Soffia il vento della nuova Sicilia
Il vento del cambiamento si sente dappertutto sull’isola. Josè lo tiene vivo puntando all’estero, per comunicare la bellezza, l’autenticità e il valore di questa nuova Sicilia. Terra dall’immenso patrimonio che, finalmente, intona la giusta melodia per farsi ascoltare dal mondo intero. “La nostra realtà agricola familiare è molto orientata verso l’export – siamo presenti in sessanta Paesi – e questo ci dà la possibilità di confrontarci con produttori di altre regioni vitivinicole, accrescere le nostre conoscenze e crescere sui mercati internazionali”. Sviluppo che sarebbe impossibile senza le solide basi di Donnafugata, come l’amore profondo per la cura dei particolari.
“Vogliamo che i nostri vini siano delle piccole produzioni di pregio, per valorizzare vigneti scelti a uno a uno. Nasciamo agli inizi degli anni ’80 a Contessa Entellina, poi andiamo a Pantelleria, approdiamo a Vittoria e infine sull’Etna, dedicandoci alle aree viticole più pregiate e vocate della Sicilia. Come Contrada Marchesa, una piccola vigna che rappresenta il prestigio del territorio, ai piedi del Vulcano. Sulla sua etichetta si vede il paesino di Castiglione di Sicilia coperto dalle ceneri, un fenomeno che ti rapisce, regalato da quella grande femmina che è l’Etna, le cui ceneri si depositano sui vigneti e sul terreno, rendendo il suolo più ricco e fertile”.
I vini dell’Etna
Ad accompagnare i vini di Donnafugata ci sono le etichette realizzate da oltre vent’anni dall’illustratore Stefano Vitale. Un’espressione d’arte racchiusa in volti di donna sempre diversi, ammalianti e sorprendenti. “Quando Stefano ha creato le etichette dei nuovi vini, gli ho detto che sull’Etna la storia è molto diversa. Rispetto a Marsala e Pantelleria è tutta un’altra Sicilia” ricorda Josè. “Ci ha mandato un bozzetto che rappresentava la dea vulcano in tutta la sua femminilità: l’Etna con il volto rivolto verso il Mediterraneo e i capelli come trecce di fumo. Quando abbiamo prodotto il primo vino qui, mi sono messa la bottiglia nello zaino e sono salita a 3300 metri con un gruppo di amici. Sulla sommità del cratere l’ho tirata fuori e, accostandola al suolo, mi sono resa conto che i colori dell’etichetta erano gli stessi della natura. Stefano, con la sua onirica fantasia, è riuscito a rappresentare questo pezzo di Sicilia con i suoi colori più belli”.
È firmato da Vitale anche il bozzetto che troneggia nell’installazione Futuro Anteriore, nell’ambito della Biennale del Giardino Mediterraneo del Radicepura Garden Festival, visibile fino al 19 dicembre, dove l’arte si sposa ancora una volta al vino. “Realizzata in collaborazione con la Fondazione Radicepura, racconta la produzione dello zibibbo di Pantelleria e del processo produttivo del nostro Ben Rye, celebrando l’alberello pantesco. Una pratica agricola antica, altamente sostenibile e creativa, che guarda al futuro come esempio perfetto di armonia tra uomo e natura, da preservare e consegnare alle giovani generazioni future”. D’altronde, anche il papà di Josè lo diceva sempre: “Tu che sei la più grande della famiglia, circondati sempre di giovani” e poi, non smettere mai di imparare e studia insieme a loro.
Foto credits Alfio Garozzo, Gambina, Beatrice Pilotto