Dove mangiare (e bere) bene a Roma
Non solo osterie e trattorie veraci: la Capitale offre un panorama gastronomico sempre più orientato verso proposte gourmet. Capaci di stuzzicare gli occhi e il palato, grazie ai sapori decisi delle ricette tradizionali, i piatti (e i cocktail) rivisitano i grandi classici in chiave contemporanea. Tra ristoranti stellati, rooftop e cocktail bar, ecco le tappe imperdibili dove mangiare e bere bene a Roma
All’Oro Ristorante — via Giuseppe Pisanelli, 25
Sembra di essere in un elegante ristorante di New York, con boiserie in legno dai toni scuri, comode sedute in velluto e applique dorate che richiamano il nome del locale. In realtà All’Oro è a Roma — a due passi da Piazza del Popolo — ed è il progetto nato dall’unione professionale e personale dello chef Riccardo Di Giacinto e Ramona Anello. Dopo aver conquistato la stella Michelin al Parioli, dal 2017 si trova all’interno del The H’All Tailor Suite, un luogo dove ogni dettaglio trasmette un fascino a dir poco magnetico. Più che un ristorante, All’Oro è come un abito elegante da indossare in un’occasione speciale, per apprezzare la cucina romana dal tocco contemporaneo dello chef Di Giacinto. Il pasto qui è vissuto come un rito che inizia con l’accoglienza in sala di Ramona, supportata da Achille Grande e da uno staff sempre attento a trasmettere l’essenza dei piatti anche con le parole. Il menu è la sintesi della tradizione culinaria italiana vista attraverso l’estro creativo di Di Giacinto e ruota attorno a un estremo rispetto del gusto. Ogni ricetta deve essere comprensibile per emozionare il cliente, stupendo la vista e rassicurando il palato con sapori intensi e memorabili. La prima visita da All’Oro merita la degustazione “All’Origine” un percorso in sette portate che racconta l’evoluzione di Riccardo dal 2007. L’aperitivo di benvenuto gioca con la Panzanella, proponendola come un mignon dal cuore liquido di pomodoro e sedano racchiuso in una panure croccante, un’Amatriciana e un’Arrabbiata in versione “biscotto” e dei Maritozzi salati ripieni di stracciatella, pomodoro e basilico. La prima portata sembra un dolce, ma in realtà è un Tiramisù di baccalà mantecato con guanciale croccante, mousse di patate al rosmarino e polvere di cacao amaro, seguita dal Riassunto di Carbonara: un guscio d’uovo che racchiude tutti gli ingredienti di questo classico romano (una crema inglese salata al pecorino, del guanciale croccante e una mousse di parmigiano e pepe nero). La sinergia tra sala e cucina è tra gli elementi fondamentali della degustazione, che prosegue con la preparazione al tavolo dei Ravioli di mascarpone con ragout d’anatra e riduzione di vino rosso — affidata alle mani del maître. Infine, il protagonista assoluto è il Rocher di Coda alla Vaccinara realizzato con le materie prime della ricetta tradizionale: pinoli, sedano, pomodoro e polvere di cacao amaro. Se il menu si apre con un tiramisù salato, a concludere arriva la sua versione dolce alla maniera di All’Oro con una cupola di meringa al cremoso di mascarpone, pan di spagna al caffè e una cialda di cioccolato fondente.
Credits Immagini Andrea Di Lorenzo
The Flair, Rooftop Restaurant — Hotel Sina Bernini Bristol, Piazza Barberini, 23
Entrando al The Flair, il ristorante all’ultimo piano dell’Hotel Sina Bernini Bristol, la sensazione è quella di dominare tutta la Capitale. Una vista mozzafiato si apre infatti sulla terrazza, dove una zona lounge con poltroncine lascia il passo ai tavoli che accolgono 40 coperti. Fruibile tutto l’anno, il Rooftop Restaurant del Sina Bernini Bristol è un vero place to be, per concedersi un pranzo in formula bistrot o una cena gourmet — guidati dallo chef Alessandro Caputo — giovane siciliano con all’attivo esperienze al The Fat Duck di Heston Blumenthal, a Le Gavroche con Michel Roux Jr e accanto a Massimiliano Alajmo a Venezia. La chiave della sua cucina è l’equilibrio, raggiunto grazie al rispetto e all'esaltazione del vero sapore delle materie prime che impiega. Attraverso ricette che guardano alla sua Sicilia (e non solo), l’ingrediente diventa il vero protagonista dei piatti, come nel caso della Non parmigiana, una rivisitazione dove fiocchi di melanzane fritte e in crema si accompagnano a un ristretto di pomodoro, basilico e olio in polvere. E se la vista su Roma non dovesse bastare, c’è anche quella sulla cucina completamente aperta: un ulteriore palcoscenico per vivere la vera atmosfera del The Flair.
MadeITerraneo Terrace Restaurant & UP Sunset Bar— Rinascente Via del Tritone, 61
MadeITerraneo è un gioco di parole: c’è dentro il Made in Italy della cucina di Riccardo di Giacinto e l’attenzione all’ospitalità di Ramona Anello. E poi c’è il Mediterraneo con i suoi ingredienti, profumi e preparazioni. All’ultimo piano della Rinascente di Via Tritone, all’interno della Food Hall, è il “Mare Nostrum” che parla ai visitatori italiani e internazionali, con un menu che strizza l’occhio alle contaminazioni. Le prime arrivano al tavolo sotto forma di maritozzi salati, farciti con insalata di pollo, pomodorini e burrata o Vitello tonnato. A seguire, il consiglio è di provare il Polpo alla paella, con una spuma a base di farina di riso allo zafferano, piselli e chorizo che dona un piacevole twist piccante, oppure un primo come le Mezzelune con tajin di agnello, salvia e limone che valgono il bis. La Moussaka leggera di melanzane, ragout e datterini è un’altra delle specialità di MadeITerraneo, così come il Pollo ai profumi di Marrakech. Il degno accompagnamento per i piatti ideati dallo chef Di Giacinto, è costituito dai cocktail di Up Sunset Bar, aperto dalle 9:30 alle 23:00 con una bellissima terrazza che si raggiunge salendo di un ulteriore piano. Insieme ai più classici drink internazionali e a due speciali analcolici “Sunset in Rome” e “Summer Wind”, sono 8 i signature cocktail dedicati al tempio dello shopping romano come il Seven Floor, a base di Bourbon Whiskey, amaretto, cardamomo e lime.
Credits Immagini Andrea Di Lorenzo
Chapter Cocktail Bar — Hotel Chapter, via di S. Maria De’ Calderari, 47
Il Chapter è un Design Hotel dal sapore internazionale che non ti aspetti a Roma. Infatti si nasconde in una stretta via nel centro della Capitale: un rifugio con comodi divani, poltrone in velluto e una vena spiccata per la mixology. Chi alloggia qui può trovare all’interno delle camere una mixing station con tanto di shaker, coppette e bicchieri old fashioned, corredati da un vero e proprio “Manuale d’uso” per sentirsi un vero bartender. Ma per godersi un buon drink basta fermarsi al piano terra dove si trova un lobby bar che affaccia direttamente sulla strada, accessibile anche da esterni e visitatori. Un ambiente dinamico grazie a opere di street art e di arte contemporanea che circondano il bancone e i tappeti di Seletti con le loro illustrazioni provocatorie. La drink list comprende classici come Negroni, Bloody Mary e Margarita, a cui si affiancano signature come il Ginger Chapter, a base di Campari, Vermouth rosso e Ginger Beer con una nota piccante data dallo zenzero oppure il fresco Cucumber Tonic con gin, sciroppo al cetriolo, succo di limone e acqua tonica. Per gli amanti della cannella c’è invece il Cinnamon Dream — preparato con Bourbon, Triple Sec e sciroppo alla Cannella.
Credits Immagini Paola Pansini, Giulia Venanzi
Bar Cielo — Hotel De La Ville, Via Sistina 69
Tra i 12 alberghi della catena di lusso Rocco Forte Hotels, l’Hotel De La Ville di Roma è una tappa obbligatoria per tutti i food lover grazie ai suoi 6 punti ristoranti e bar che spaziano dai piatti della tradizione italiana, al ristorante gourmet Mosaico, a rivisitazioni con ingredienti mediterranei nel ristorante Sistina. Per unire vista e buon bere, il consiglio è di fermarsi al rooftop bar Cielo, che propone grandi classici e una cocktail list dove il vino è il vero protagonista. Rosa Rosae a base di Champagne Billecart — Salmon Rosè, Elixir alle Rose e Fragole Fresche è un vero must, così come il Caput Mundi con Sauvignon Blanc Winkl, Mastiha, Drambuie, Foglie di Alloro. Ad accompagnare il beverage sono le proposte di Fulvio Pierangelini, Creative Director of Food di Rocco Forte. Stuzzichini e snack lasciano il posto, all’ora dell’aperitivo, alle contaminazioni con dim sum asiatici dai sapori italiani.