Fashion Week

La lotta al capitalismo di Vetements

Con una sfilata all’interno di un Mc Donald’s di Parigi, Demna Gvasalia lancia una collezione piena di sarcasmo che fa del capitalismo il suo bersaglio e di Vetements il suo megafono.
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Irriverente, polemico, a tratti grottesco, Demna Gvasalia ha sempre dimostrato tanto da Balenciaga quanto da Vetements il lato oscuro e unofficial della moda: mandando in scena un’estetica di profonda rottura, nel corso delle stagioni Demna è riuscito a rendere straordinaria e di tendenza la normalità, dove il brutto diventa scomodamente bello e il bello fastidiosamente brutto. Lo show co-ed presentato a ieri a Parigi per la Primavera Estate 2020 costituisce un nuovo importante tassello in questo percorso, restituendoci una Vetements più vigorosa che mai, sebbene nelle ultime stagioni sia apparsa spesso adombrata dai successi della più blasonata sorella minore (Balenciaga, ndr.). All’interno di un Mc Donald’s parigino, una delle location più antimoda per eccellenza, la collezione si fa gioco degli stereotipi del posto trasformando Il luogo preferito di chiassosi gruppi di famiglie e custode di goderecci peccati di gola, in un santuario dello stile. Le uniformi del personale, dal buttafuori al responsabile del punto vendita, sono deformate ed esagerate in maniera spietata da Demna che ne rivoluziona i volumi, mentre un cartellino col nome CAPITALISM fa bella mostra di se, accendendo la miccia della lotta ai grandi sistemi, vero tema più o meno velato della collezione: da Vodafone a Internet Explorer, i loghi della globalizzazione sono infatti storpiati in maniera divertente e sprezzante da un designer che ha vissuto direttamente sulla pelle l’evoluzione dell’URSS e l’avvento del capitalismo. A completare i look delle comode infradito di gomma, la calzatura trash per eccellenza soprattuto se indossata da modelli con le unghie opportunatamente smaltate, mentre il trucco death metal di alcune uscite concorre a fare del normcore il nuovo hardcore.

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