Fashion Week

Il sogno contemporaneo di Schiaparelli

Daniel Roseberry, dopo dieci anni da Thom Browne, arriva al timone della maison con una collezione che: «Si muove tra i due regni della funzionalità e dei sogni»
person human stage crowd audience

«Alla fine dello scorso novembre mi è stato chiesto di re-immaginare la maison Schiaparelli. In quel momento avevo appena lasciato la maison dove ho passato tutti i dieci anni della mia carriera. È stato con quel lavoro che ho scoperto chi ero come designer, ma anche come persona e come adulto... Adesso avevo la possibilità di diventare qualcun altro, qualcosa d'altro». Inizia così il racconto di Daniel Roseberry, designer americano chiamato da questa stagione a guidare la creatività della maison Schiaparelli. Con alle spalle dieci anni da Thom Browne, inizia il suo percorso nella griffe con la collezione couture fall-winter 2019/20, trasportando nell'oggi l'immaginario surrealista e artistico della stilista romana di nascita e parigina d'adozione. «Con questa collezione ho voluto offrire un'immagine totalizzante e rappresentativa della vita di una donna nei diversi momenti della giornata... In una storia divisa in tre capitoli, che si muove tra i due regni della funzionalità e dei sogni». E lo show, prima che sfilata, è un happening che mette in scena il percorso creativo di Roseberry, in un flusso di idee onirico. Il designer entra in scena, zaino in spalle e cappellino in testa; si siede alla scrivania e inizia a creare con la musica che inizia a suonare nelle cuffie. E dal buio della sala si materializzano abiti-sogno, in un crescendo di look folli, senza un vero fil rouge. L'abito sabbia dalle maniche ballon. Le giacche sagomate sul corpo e portate a nudo. Il serpente da fachiro annodato al collo e trasformato in gioiello. I piccoli coat ricoperti di unghie laccate. I corsetti realizzati con un mosaico di piccole coccinelle. Le gonne dagli costruzioni imperiali. Le mantille surreali in tessuti fiorati. E poi il colore del finale. Il sogno un po' camp di abiti gonfiati, realizzati con chilometri di tessuto drappeggiati sul corpo. Costruzioni monumentali che giocano tra anni 50 e anni 80 fino alla mariée, che sfiderà un'impalcatura svettate che è una nuvola immacolata di taffetà candido. «Essere un artista vuol dire aggrapparsi a quell'esuberanza, quell'ingenuità e quel senso di meraviglia... La creatività puó progredire solo se lascia andare tutto quello che conoscevi già». 

1 / 30

Articoli consigliati