La guerrilla tropicale di Marni
Uno dei grandi meriti di Francesco Risso è sempre stato quello di riuscire a far comunicare e coesistere insieme mondi e universi diametralmente opposti, in maniera naturale e giocosamente naif. L’uomo Marni della Primavera estate 2020 conferma questo suo geniale tratto distintivo, arrivando a mescolare, nella più spontanea delle osmosi, personalità immiscibili come Truman Capote e Ernesto Guevara. E’ la narrativa che diventa rivoluzione, una guerrilla tropicale che travolge il guardaroba maschile mettendone in discussione certezze e valori: dalle formalità grafiche del suit all’abbigliamento militare, è il colore a definire la forma, con pennellate violente e selvagge che ricordano gli esiti più energici e furenti della pittura fauves. Nelle mani di Francesco Risso, il camouflage finisce per liberarsi di qualsiasi connotazione marziale, mitigato e addolcito da stampe squisitamente naif.
Gli accessori sono un racconto nel racconto, caricando la rivoluzione di una sensibilità ecologica più attuale che mai: sulla passerella sfilano borse enormi, da raccolta rifiuti più che da passeggio, e sandali assemblati con resti e ritagli, mentre i cappelli rituali dell’artista georgiano Shalva Nikvashvili esplorano le possibilità riabilitative della spazzatura, assemblata per l’occasione in autentiche sculture di scarti e piume. Anche il set dello show è una chiara dichiarazione di intenti: il soffitto altro non è che una rete da pesca riempita al massimo delle sue capacità di bottiglie di plastica, trofei ecologici che fanno riflettere, e che saranno opportunatamente rimaneggiati dall’artista Judith Hopf in occasione dello show di settembre.