Design

Le infinite intersezioni tra arte, design e moda durante la Milano Design Week 2024

L'edizione della Design Week 2024 si annuncia come la più ibrida di sempre dove progetto e prodotto, idee e folgorazioni si uniscono in un'eclettica conversazione creativa.

Julien Creuzet Biennale di Venezia 2024 CHANEL Culture Fund e miart 2024 Cabinet Studio con Charlie Engman
Intersezione tra l'arte di miart 2024 e la Sessantesima Biennale d'Arte di Venezia. Opere di Cloud Cloudy Glory di Julien Creuzet e campaign by Cabinet Studio con gli scatti di Charlie Engman

Non è più solo approfondire l'edizione del Salone del Mobile 2024, è molto di più. La Design Week arriva subito dopo l'ArtWeek per passare il suo testimone alla Biennale di Venezia. Come descrivere una triangolazione così a fuoco come questa? Fortunatamente un termine esatto con cui fotografare ciò che accade intorno a noi esiste sempre. E riconoscerlo è stato semplice. È il senso di intersezione a definire ciò che succede ad aprile non solo a Milano: un intreccio fluido di ambiti e linguaggi, di ambienti e appartenenze tra arte e design, natura e artificio, pensiero e gesto, che anima uno dei momenti cardine della nostra agenda culturale. Un sovraccarico di input e stimoli dove i piani di ascolto si moltiplicano e gli interlocutori anche: #fomo permettendo, abbiamo stilato un flusso (corposo) da scoprire e decodificare in nome dell’intersezione. 

miart 2024 campaign Concept Cabinet, ph. Charlie Engman
Il concept della campagna visiva di miart 2024 è di Cabinet Studio con gli scatti visionari di Charlie Engman

È l’ambito dell’arte contemporanea a dare il via al processo con Milano ArtWeek dall’8 al 14 aprile al cui interno, dal 12 al 14, si innesta miart 2024: “no time no space”, fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea diretta per il quarto anno consecutivo da Nicola Ricciardi. Un palinsesto su più livelli i cui perimetri tematici, spaziali e temporali, sono porosi e aperti alla contaminazione. «Occorre dare energia a tutto un sistema che, diciamocelo, non sta benissimo, e ha bisogno del nostro sforzo per riuscire a resistere a un momento economico, per il mondo dell’arte, non favorevole» ammette Ricciardi. Le 180 gallerie presenti, da 28 Paesi, mescolano passato, presente e futuro per parlare del nostro tempo, dunque di una stratificazione specchio delle nostre scelte e dell’evolversi incontrollabile degli eventi. No time no space descrive quindi i “mondi lontanissimi” cantati da Franco Battiato felicemente declinati nelle cinque sezioni della fiera. 

miart 2024 Jenna Bliss New Delivery/Gangway (chat), 2017 & 2019
David Horvitz, “The Distance of a Day”, 2013; digital video; 12 min una delle opere della prima monografica in Italia di David Horvitz “Abbandonare il locale” a cura di Nicola Ricciardi
Jenna Bliss, vincitrice del Premio Massimo Giorgetti 2023, espone a miart 2024 con le opere video New Delivery/Gangway (chat), 2017 & 2019. A destra David Horvitz con “The Distance of a Day”, 2013; digital video; 12 min, una delle opere incluse nella prima mostra monografica in Italia “Abbandonare il locale” a cura di Nicola Ricciardi.

Dalla principale Established, popolata da gallerie note e affermate, si passa a Emergent, curata da Attilia Fattori Franchini e riservata alle gallerie focalizzate sulla promozione delle generazioni più recenti di artisti; con Portal invece, si accede all’inedita sezione diffusa curata da Julieta González e Abaseh Mirvali dove le gallerie propongono piccole mostre distribuite allinterno della sezione principale. Ma l’intersezione spazio-temporale di miart si sviluppa anche attorno la sezione tematica Timescape, con un primo transfert nei primi del Novecento inserito in un progetto espositivo triennale dove le opere riaffiorano sfasate rispetto al corso cronologico della fiera stessa. Tra i 10 Premi della rassegna ne figura uno in dialogo con la moda. È quello di MSGM, Premio Massimo Giorgetti, giunto alla sua seconda edizione e nato dalla volontà dello stilista e collezionista riminese di supportare giovani artisti all'inizio della propria carriera. Sua è anche la commissione di unopera site-specific in esposizione all'ingresso di miart. Si tratta del lavoro di Jenna Bliss, americana classe 1984, rappresentata da Felix Gaudlitz, galleria viennese nata nel 2014, vincitrice del premio MSGM a miart 2023. Mi piace pensare a miart come a un facilitatore della produzione di opere: grazie al premio di Giorgetti Bliss ha realizzato nuovi video in mostra alla parete di ingresso della fiera in una sorta di collage in motion. Personalmente rimarrei incollato a guardarli per ore nel cercare di capirne il segreto.” aggiunge entusiasta Ricciardi mentre spiega anche come al di fuori dei padiglioni canonici si attivi una deviazione (dunque una nuova intersezione) di itinerario di cui va molto fiero. L’intervento in Bicocca dell’artista concettuale David Horvitz dal titolo imperativo Abbandonare il Locale”. Ho trovato in David la capacità di andare oltre i confini spaziali e temporali perché tutta la sua vita, oltre 20 anni di carriera, l'ha trascorsa a indagare proprio su questi temi. Parlando con lui gli ho proposto di fare qualcosa in fiera e la sua risposta è stata quella di uscirne per costruire un ennesimo ponte verso la città. Abbiamo identificato in BiM (l’area progetto di rigenerazione urbana Dove Bicocca incontra Milano n.d.r) un luogo molto strano perché adesso, a tutti gli effetti, è un edificio abbandonato. Disegnato da Gregotti negli anni 80, oggi ha un tempo limitato: verrà demolito questestate e trasformato in qualcosaltro. Così facendo possiamo congelarlo nel tempo” spiega il direttore. Ledificio verrà lasciato così com’è con la sua estetica mentre al suo interno verranno inserite 25 opere sul rapporto personale dellartista tra spazio e tempo visitabili a partire dal 12 di aprile.

miart e Fuorisalone 2024, come avviene la nuova intersezione tra arte e design 

outdoors nature aircraft airplane transportation vehicle
Le immagini di campagna POV di Materia Natura by EX e MYBOSSWAS (Courtesy Fuorisalone)

Nell’ottica di intersezione tra ambiti e linguaggi il direttore Ricciardi compie poi una scelta coraggiosa rispetto al passato e cioè apre un ponte di dialogo con gli eventi in immediata successione a quelli dell’arte, la Design Week. “Materia Natura” è il tema proposto, coniato e condiviso da Fuorisalone.it con l’obiettivo di promuovere la cultura del progetto consapevole in un nuovo passaggio di consegna. La campagna visiva curata da Ricciardi e concepita da EX. (Andrea Cassi, Michele Versaci) e Giorgio Ferrero (MYBOSSWAS), dal nome POV è un’opera fotografica e audiovisiva composta da scenari che indagano il fragile rapporto tra uomo e ambiente e dove elementi alterati dall’intervento dell’uomo sono restituiti attraverso il filtro di luci a frequenze ultraviolette con un effetto finale artificiale ottenuto però da un principio naturale.

Le intersezioni dell’arte nel design continuano nella creazione di contenuti, percorsi e guide legate allarte in città, studiate da Ricciardi con Studiolabo, per verticalizzare in modalità definitiva la contaminazione. E probabilmente non torneremo più indietro.

Salone del Mobile 2024, date e intersezioni con David Lynch

lnteriors by David Lynch. A Thinking Room, installazione a Rho per il Salone del Mobile 2024 curata da Antonio Monda
lnteriors by David Lynch. A Thinking Room è l'installazione del regista americano presente in fiera a Rho curata da Antonio Monda (Courtesy David Lynch)

Il Salone del Mobile 2024 si apre dal 16 al 21 aprile alle contaminazioni e alle intersezioni di generi con il topic “Where Design Evolves”. L’ospite chiamato ad animare gli spazi monumentali dei padiglioni di Rho questa volta non è un architetto o un pensatore del design, ma un cineasta dai confini intellettuali permeabili verso altre discipline della sfera creativa e culturale, il regista David Lynch. “lnteriors by David Lynch. A Thinking Room” è l'installazione curata da Antonio Monda che si traduce in due stanze del pensiero da attraversare per immergersi nella Manifestazione e al contempo riflettere in modo originale e immaginifico sulla produzione di interni e su quanto questa sia in relazione profonda con l’interiorità di chi lo spazio lo arreda come una (in)consapevole proiezione del sé. All’interno di Where Design Evolves assistiamo poi all’evoluzione di una connessione sempre più stretta tra gli attori della fiera attraverso l’impiego delle Neuroscienze e A.I. in supporto alla creatività umana. I percorsi adaptive dei visitatori e le pianificazioni degli appuntamenti sapranno offrire pratici giovamenti. 

Villa Clea, residenza d'artista in bilico tra pubblico e privato

Scatti di performance di danza by Sulian Rios durante la sua residenza a Villa Clea.  Le dancers/modelle sono Hortense de Gromard e Janina Sarantsina
LUNAA, complementi duttili disegnati da Allina per Villa Clea
Scatti di performance video by Sulian Rios durante la residenza a Villa Clea. A fianco LUNAA, i complementi mobili nati per esporre le opere degli artisti in redisenza e oggi presentati anche come elementi a sé stanti

Possono coesistere pubblico e privato in nome dell’indagine artistica e dell’incontro? Villa Clea è il progetto di residenza d’artista che legittima la domanda. Un format giovane, nato a Milano a fine del 2023, destinato a entrare nei percorsi darte alternativi della città. Fondata da Allina e Matteo Corbellini, è soprattutto un'associazione culturale per la promozione dell'arte contemporanea e un luogo di incontro per artisti e appassionati. Una vocazione, quella dei Corbellini, arrivata quasi più per destino e affinità d’intenti che per volontà oggettiva. Dopo un lungo periodo in Belgio come architetti, una volta rientrati a Milano, hanno partecipato a una residenza per artisti che ha aperto loro una visuale più ampia a cavallo tra produzione d’arte e di design. Dare un luogo a questo nuovo modus è diventata necessità feconda verso Villa Clea, una riqualifica urbana e costruzione di una dimora privata, dove attualmente Allina e Matteo vivono, ma anche pubblica. La vocazione di accompagnare gli artisti alla propria esperienza creativa milanese è quindi facilitata da uno spazio fluido, neutro, accogliente e intimo ricavato dall'ex officina nel quartiere Scalo Romana. 

Allina e Matteo Corbellini di Villa Clea (Ph. Paolo F. Pelizzari)
Allina e Matteo Corbellini (Ph. Paolo F. Pelizzari)

Ed è nel flusso della ArtWeek e Design Week che Villa Clea si apre al pubblico nella doppia veste artistica e di progetto con momenti distinti saldamente interconnessi. Il primo riguarda la collettiva degli artisti che sono stati in residenza fino adesso e che, con evidente volontà di intersezione formale, include i dipinti e le ceramiche della pittrice e art director newyorkese Andrea Smith, i ritratti e i videoclip del coreografo e fotografo bretone Sulian Rios, le tele del pittore performativo parigino Jan Melka e i dipinti e le sculture del pittore cinese, ma di istanza a Helsinki, Xiao Zhiyu. Nell’innesto successivo nel pieno dei giorni del design, saranno poi fruibili i pezzi di LUNAA, complementi d’arredo creati da Allina per vestire la casa di minimalismo funzionale e al contempo utilizzate come pedane e supporti espositivi durante le mostre di fine residenza. Una doppia veste di interscambio e uso che merita di essere vista. In via dAgrate 25-27.

Con Foreigners Everywhere la Biennale di Venezia 60. prova a metterci in discussione

Biennale Venezia 2024, Foreigners Everywhere 2005 Claire Fontaine
Foreigners Everywhere (English) 2005 Claire Fontaine, una delle opere da cui è originato il tema della Biennale d'Arte di Venezia 2024, (© Studio Claire Fontaine | Courtesy Claire Fontaine e Galerie Neu, Berlino)

L'intersezione culturale passa nuovamente il testimone. La chiusura del Design coincide con l’apertura de La Biennale di Venezia 60. che inaugura con anticipo sulle cadenze passate, sabato 20 aprile per accogliere visitatori fino al 24 novembre prossimo. Guidata dal curatore Adriano Pedrosa, primo direttore artistico proveniente dall’America Latina e dal 2014 Direttore Artistico de Museu de arte de São Paulo – MASP, la Mostra si rifà al lavoro del collettivo francese di istanza a Palermo Claire Fontaine per delinearne il tema narrativo: “Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere”. Le opere cui ha guardato Pedrosa risalgono alla produzione del duo Fulvia Carnevale e James Thornhill del 2004: sculture al neon in vari colori a formare l’enunciato in lingue differenti. Suggestione a loro volta “presa in prestito” dall'omonimo collettivo torinese Stranieri Ovunque, attivo sin dai primi anni duemila contro il razzismo e la xenofobia in Italia. Una concatenazione di intersezioni che non lascia spazio all’interpretazione: guardiamoci, siamo noi, siamo stranieri e siamo ovunque. Impariamo a riconoscerci e a dialogare. «A prescindere dalla propria ubicazione, nel profondo si è sempre veramente stranieri» spiega il curatore Pedrosa. Sul piano etimologico è il termine strano ad attraversare le declinazioni linguistiche del termine “straniero” e dunque aprire riflessioni su quante definizioni escludenti partano dall’etichetta di “straniero” e “sconosciuto”. Associazione, questa, che si compie molto più frequentemente di quanto immaginiamo. Da qui Pedrosa è partito per impartire alla Mostra una struttura bivalente composta da due macro universi, il Nucleo Contemporaneo e il Nucleo Storico. La selezione di Nucleo Contemporaneo vede delineati quattro identità artistiche di oggi, soggetti attivi e protagonisti delle scene culturali. L’artista queer che si muove all’interno di diverse sessualità e generi, perseguitato e messo al bando; l’artista outsider, tenuto ai margini dei circuiti dell’arte; la figura dell’autodidatta e l’artista indigeno spesso trattato come uno straniero nella propria terra. Gli artisti indigeni invitati da Pedrosa hanno una presenza emblematica potentissima che impatta visivamente: con il murale monumentale realizzato dal collettivo brasiliano Mahku sulla facciata del Padiglione Centrale quanto nelle Corderie, dove il collettivo Maataho di Aotearoa/Nuova Zelanda è presente con una altra grande installazione.

Biennale di Venezia 2024 Erica Rutherford (Edinburg, United Kingdom, 1923 – Charlottetown, Canada, 2008), Self-Portrait with Red Boots, 1974
art painting modern art collage slate
Toro Nuziale, Bona de Mandiargues (Courtesy of Sibylle Pieyre de Mandiargues Private Collection)
Lorna Selim (Sheffield, United Kingdom, 1928 - Abergavenny, Wales, 2021) Unknown, 1958
Dalla selezione di Nucleo Contemporaneo: Self-Portrait with Red Boots, 1974, Erica Rutherford. Everything touches everything else (detail), 2022, fabric dye on canvas, hand-dyed tassels, steel, Nour Jaouda. Dal Nucleo Storico Toro Nuziale,1958, Bona Pierre De Mandiargues (Courtesy of Sibylle Pieyre De Mandiargues / Private Collection) e Unknown, 1958, Lorna Selim (Courtesy Mathaf: Arab Museum of Modern Art | Foto: Hamad Yousef)

Il Nucleo Storico si compone invece di opere prodotte nel XX secolo provenienti dall’America Latina, dall’Africa, dall’Asia, dal mondo arabo e suggerisce allo spettatore spunti per uno sguardo nuovo e inclusivo sui modernismi globali e del Sud del mondo. Pedrosa ha nominato due sale del Padiglione Centrale Ritratti e Astrazioni, mentre ne ha dedicata una terza alla diaspora artistica italiana nel mondo lungo il corso del ventesimo secolo. Qui, le opere di 40 autori italiani di prima o seconda generazione che hanno attraversato continenti per espandere il proprio intento creativo, sono collocate negli espositori a cavalletto in vetro e cemento di Lina Bo Bardi, architetta e designer italiana tra le maggiori interpreti del modernismo presto naturalizzata brasiliana, a cui La Biennale Architettura nel 2021 ha omaggiato un Leone d’Oro alla memoria. Interessante segnalare come il tessile sia il supporto tra i più utilizzati tra le opere presenti di questa edizione e suggerisce quanto la custodia delle conoscenze e delle tecniche tramandate tra generazioni parentali, definiscano due aspetti molto forti che ritornano spesso nelle pratiche artistiche esposte in una forma di Nachleben di Warburgiana memoria. Delle 88 partecipazioni Nazionali dislocate nei Padiglioni, ai Giardini, all’Arsenale e nel centro storico di Venezia, citiamo il Padiglione Britannico, supportato per il secondo anno da Burberry, con il progetto Listening All Night To The Rain dell’artista inglese John Akomfrah RA. La sua è un’indagine sulla memoria, la migrazione, l'ingiustizia razziale e il cambiamento climatico, pensata per stravolgere la fruizione dello spazio interno del Padiglione stesso e dove l’atto dell'ascolto e il suono sono al centro dell’opera. Il Padiglione francese, che beneficia del sostegno dello CHANEL Culture Fund, dà spazio al progetto dell’artista franco-caraibico Julien Creuzet con “Attila cataratta la tua sorgente ai piedi dei pitoni verdi finirà nel grande mare gorgo blu noi ci annegammo nelle lacrime maree della luna”. “Creuzet è un ispiratore: artista multidisciplinare, docente, è la prima persona di origine caraibica a rappresentare la Francia alla Biennale di Venezia.” Con queste parole Yana Peel, Global Head of Arts & Culture di CHANEL dal 2020, descrive come l’eclettismo multidisciplinare di Creuzet sia un’autentica risorsa nella restituzione di opere frutto di una grande capacità intuitiva di intrecciare eredità culturali diverse. A Creuzet le parole definitive: “Lo scopo dello spazio è di essere un crocevia, un luogo dove si può incontrare di tutto, soprattutto se stessi”.

Julien Creuzet, Cloud Cloudy Glory (2020) estratto della video opera
Julien Creuzet, « Oh téléphone, oracle noir (...) » 2023 Magasin CNAC, Courtesy de l’artiste (Photo Aurélien Mole)
Julien Creuzet, Cloud Cloudy Glory (2020) estratto della video opera e « Oh téléphone, oracle noir (...) » 2023 Magasin CNAC, Courtesy de l’artiste (Photo Aurélien Mole)

Tra i 30 eventi collaterali off, approvati da Pedrosa e realizzati in collaborazione con La Biennale, ci incuriosiscono la ceramica contemporanea di Nedda Guidi alla Polveriera austriaca di Forte Marghera a Mestre e l'arte brasiliana di Beatriz Milhazes al Padiglione delle Arti Applicate, Arsenale nelle Sale d’Armi. E siccome le intersezioni riverberano tanto a Milano quanto a Venezia, inseriamo nel calendario la grande mostra retrospettiva legata alla gioielleria Buccellati (dal 18 aprile sino al 18 giugno) allestita negli spazi delle Officine 800 alla Giudecca, ”The Prince of Goldsmiths, Rediscovering the Classics”, esibizione ideata e realizzata da Balich Wonder Studio e curata per la parte di gioielleria e argenteria da Alba Cappellieri. Un’occasione preziosa per riscoprire il patrimonio, la storia e l’artigianalità di un’eccellenza italiana attraverso i temi distintivi delle creazioni Buccellati, un savoir faire apprezzato e riconosciuto in tutto il mondo.

The Prince of Goldsmiths, Rediscovering the Classics, la mostra Buccellati alla Giudecca
The Prince of Goldsmiths, Rediscovering the Classics, la mostra Buccellati alla Giudecca

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