Fendi Casa, a Design Miami i quattro nuovi paraventi (e una Pekaboo) di Bless
Quattro paraventi realizzati da Fendi Casa su progetto di Desiree Heiss e Ines Kaas, in arte Bless, hanno raccontato a Miami il pubblico e il privato della maison romana.
Tra i primi brand ad aver creduto in Design Miami, Fendi per l'ultima edizione ha scelto Desiree Heiss e Ines Kaag, in arte Bless. Il loro è uno studio interdisciplinare, nato nel 1997 tra Parigi e Berlino, che stabilisce connessioni tra l'arte, il design, la moda e l'architettura. Il risultato è un inventario ragionato di ciò che il marchio rappresenta oggi, attraverso quattro paraventi double-face sviluppati con Fendi Casa per creare "Fendibackfrontals", un percorso studiato che offre scorci differenti tra fronte e retro. Ogni paravento racconta aspetti del mondo Fendi a metà tra l'immagine pubblica, come l'ingresso del quartier generale nel Palazzo della Civiltà Italiana a Roma, e l'intimità della cucina di un membro della famiglia Fendi. Ma anche la grande artigianalità del brand viene valorizzata, grazie agli intarsi in materiali diversi tra shear-ling, nappa, agnello, lana. Il tutto senza dimenticare la Peekaboo, rielaborata alla Bless maniera, solo in occasione dell'installazione negli spazi del Design Miami Convention Center.
L'OFFICIEL ITALIA: Perché avete lavorato con dei paraventi?
BLESS: In generale ci interessa la micro architettura, la combinazione di elementi architettonici, mobili e le esigenze personali che hanno il potenziale per creare un micro set domestico. In questo caso i paraventi ci intrigavano perché puoi solo viverne un lato alla volta. Eppure non vedendolo, anche l'altro lato è importante, non è un retro. Il paravento è mobile e offre almeno due differenti prospettive. È in qualche modo la metafora di come una parte non può esistere senza l'altra: c'è sempre un altro lato. E i backfrontals si moltiplicheranno all'interno della nostra prospettiva "25 Years of Stress with Bless" che aprirà il 9 febbraio al MACRO - Museo di arte contemporanea di Roma.
LOI: Avete affrontato il lato pubblico e quello privato dell'universo Fendi. Cosa vi ha sorprese di più? C'è qualcosa di intimo che sentivate di dover rivelare ai visitatori?
B: E stupefacente vedere un player globale della moda ancora capace di preservare una struttura familiare e quanto la famiglia Fendi sia ancora presente, anima e cuore. Abbiamo incontrato molte donne straordinarie in posizioni chiave ed è stato molto piacevole lavorare insieme.
LOI: Che reazione vi aspettavate dal pubblico? È andata come vi immaginavate?
B: L'installazione parla a chi è affascinato da ciò che è na-scosto; a chi va in cerca delle profondità e vorrebbe scoprire nuove vie; a chi non teme di perdersi e non capire. Per alcuni questo approccio funziona, altri rimangono indifferenti.
LOI: Quale messaggio avete affidato alla vostra Peekaboo one-of-a-kind?
B: Sappiamo che è un grande classico, ma non ne avevamo mai usata una. Nel nostro lavoro ci concentriamo sui temi della quotidianità e sulle abitudini e necessità personali. Per questo motivo siamo partite da una borsa neutra, trasformandola quasi in un prototipo di cartone, senza modificare altro del design originale. Abbiamo invece sostituito la consueta dust bag con una in morbida pelle stampata con le etichette dei nostri scambi postali con Fendi, per un tocco di gentilezza in più.