Il trucco Chanel raccontato dalle creatrici: Cécile Paravina, Ammy Drammeh e Valentina Li
Le autrici delle collezioni trucco Chanel del 2024 raccontano il loro metodo di lavoro e come l'heritage della maison ha plasmato il loro immaginario.
Nell'ottobre del '22 l'annuncio sull'attesissima successione di Lucia Pica aveva colto fans del brand e addetti ai lavori di sorpresa. Perchè da Chanel non veniva nominato un nuovo direttore creativo del makeup, ma tre, complementari tra loro per cultura, origini e rapporti privilegiati con media e talenti significativi nei diversi Paesi: Ammy Drammeh, Valentina Li e Cécile Paravina, riunite sotto il concept/ombrello Cometes Collective. Valentina Li, caschetto blu elettrico ed estetica daring, dominata dall'ossessione per il mare e una fascinazione per le meduse, con riferimenti che spaziano da Eiko Ishioka, la costumista di culto giapponese di "The Cell", vincitrice di un Oscar per il "Dracula" di Coppola, a Pat McGrath e Serge Lutens, è la prima a firmare una collezione trucco, la Spring di quest'anno. Quella estiva, Jardin Imaginaire, è il risultato della visione di Drammeh, radici tra Spagna e Gambia, base a Londra, un cv ricco di shooting con Vogue inglese, Dazed e i_D, un immaginario nutrito di riferimenti a Kevyn Aucoin, i video musicali degli anni '90 e Pat McGrath. La collezione autunno inverno, Clairvoyance, è opera di Paravina, formatasi all'Accademia d'Arte di Anversa e parigina d'elezione, abituata a lavorare (spesso con Elizaveta Porodina) con l'audacia immaginifica di quello che considera il suo mentore, Serge Lutens. Una collezione ispirata all'ossessione di Gabrielle Chanel per la numerologia, l'astrologia, la divinazione, che per la make up artist non si traduce in una ricerca d'esoterismo, ma nell'idea «che Mademoiselle Chanel stessa fosse in grado di prevedere il futuro, nello stile, nella moda, nelle forme e nei colori». Se ognuna delle tre firma la propria collezione, l'interscambio di idee (anche con il Makeup studio interno) è alla base del loro metodo di lavoro.
L'OFFICIEL ITALIA: Cosa associavate istintivamente a Chanel prima di lavorare per la Maison?
CÉCILE PARAVINA: Gli show Couture Fall 1999 e Fall 2007: sono le collezioni che mi hanno spinta a studiare moda dopo il liceo.
VALENTINA LI: Lo spirito rivoluzionario della fondatrice, i classici tailleur di tweed e la sofisticata allure di Chanel N°5. Uno stile che è l'epitome stessa della grazia, della sicurezza di sé e di uno chic effortless.
AMMY DRAMMEH: Lusso e versatilità.
LOI: Quale immagine/ambassador/cosmetico trovate più emblematico?
CP: Devon Aoki negli anni '90 e agli inizi del 2000. Un prodotto che mi ha segnato nel mio avvicinarmi al beauty è stata una particolare tonalità di Rouge Coco Gloss, Caviar, un gloss nero trasparente che ho usato moltissimo nei miei primi lavori.
VL: La pubblicità di Regard Lacquer. L'audace ombretto rosso e la texture glossy sulla palpebra mi sono sembrati una forma di espressione artistica che trasmetteva sicurezza di sé e audacia, un'immagine che incapsulava l'abilità di Chanel di combinare l'innovazione assoluta con un'eleganza timeless
LOI: Che metodo di lavoro seguite?
CP: Ci incontriamo nell'ufficio di Parigi più volte al mese. Alterniamo progetti collettivi e singoli, nel primo caso esprimendo la nostra visione personale della Maison, nell'altro raggiungendo tutte insieme diverse audience.
VL: La nostra collaborazione è estremamente naturale, molto organica. Una volta che iniziamo a parlare di beauty, chi ci ferma più? Più che lavorare insieme, direi che impariamo insieme.
LOI: Come lavorate sulla palette dei colori?
CP: Personalmente utilizzo i moodboards, ho bisogno di un supporto visuale dove raggruppare temi e concetti emersi dalle mie ricerche online come da libri vintage.
VL: Da storyteller ho bisogno di creare una narrativa prima di completare il quadro con tutti i suoi elementi. L'ispirazione può venire da qualsiasi cosa, una foglia che cade, un ciottolo trovato sulla spiaggia, un oggetto scovato in un mercato delle pulci.
LOI: A quali innovazioni state lavorando con i laboratori Chanel?
CP: Siamo tutte e tre interessate ai prodotti multiuso
LOI: Su cosa avete basato le vostre rispettive collezioni? C'è un abito, un accessorio, un simbolo o un'immagine con cui identificate il brand e che è stato il punto d'inizio del vostro lavoro?
CP: La mia collezione si è ispirata all'interesse di Mademoiselle Chanel per le arti divinatorie. Personalmente non sono superstiziosa ma mi ha toccato profondamente il modo in cui ha trasformato i suoi talismani e le sue ossessioni personali in elementi visuali chiave, quasi in un proprio alfabeto: il leone, il numero 5, CCs, la spiga di grano, le comete...
VL: L'impeccabile sartorialità del tailleur di tweed, l'interazione tra textures e colori della moda mi hanno ispirato a creare collezioni che rispecchino lo stesso livello di sofisticazione e attenzione al dettaglio.
AD: Alcune immagini di Jean Paul Goude.
LOI: Il vostro dream product?
VL: Se parliamo del futuro, un prodotto multiuso. Se parliamo dell'esistente, Baume Essentiel.
AD: Un prodotto davvero trasformativo che faccia il lavoro di tanti diversi, qualcosa che chiunque possa usare e reinterpretare.