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NFT: una conversazione con Patrick Tuttofuoco

Può una bottiglia che rotola in loop dirci qualcosa sul morphing in atto nei rapporti tra arte e NFT? Ne abbiamo parlato in occasione di miart 2022 con l’artista milanese Patrick Tuttofuoco che ha presentato FOREVER, prima mostra NFT prodotta da UNFRAMED721, in collabo con That's Contemporary.

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FOREVER, prima mostra NFT realizzata dall’artista Patrick Tuttofuoco

Posso - come si domanda Patrick Tuttofuoco - "possedere l'unicità di una forma senza corpo?". Se mi sposto dal web 2.0 e faccio un salto concettuale nel web3 - precisa Federico Pavan Co-founder and Head of Business Development di Unframed721, il laboratorio di creazione digitale di NFT nato per supportare artisti e brand nella transizione al mondo delle tecnologie blockchain - la risposta non può che essere affermativa: "l’utente avrà la possibilità non solo di leggere, scrivere e condividere materiali come ha fatto finora ma anche di possederli come beni digitali invece di concederli gratuitamente alle piattaforme che li ospitano".

Che sia un momento di passaggio è evidente, perché se muta lo scenario economico non solo si apre una riflessione sull'arte ma nella creazione di un mercato altro muta anche la natura del gesto artistico digitale. Non più o non solo divertissement, goliardia, ricerca visiva, meme, espressione in cerca di like, follower e condivisioni, di popolarità, ma anche bene strutturato che nell'unicità certificata acquista un suo valore specifico."In termini espressivi non cambia molto da un'animazione video, in termini concettuali invece cambia parecchio perché sulla blockchain c'è un'opera e una soltanto che ha un valore" spiega l'artista milanese Patrick Tuttofuoco, con il quale conversiamo in occasione della press preview di FOREVER alla Casa degli Artisti a Milano. Quello che sembrava impossibile, nell'Era della Ultra Riproducibilità Tecnica, ora nel virtuale diviene paradossalmente reale e in misura più sicura di una firma tradizionale. "Sembra poco ma è tantissimo. Il potenziale è incredibile e stiamo cercando di capire quali scenari si aprono e quali rapporti intercorrono tra una forma artistica tradizionale e una digitale. Quello che trovo interessante al momento però è indagare la tensione in atto tra due poli in apparenza distanti".

Ecco allora che sul display, in attesa che l'opera compia il suo processo di minting, venga cioè coniata sulla blockchain acquistando in un hic et nunc con ambizioni di eternità quella unicità che Walter Benjamin individua come una delle caratteristiche perdute dell'aura che sola identifica l'opera d'arte, scorrono i frame dell'opera di Tuttofuoco: una bottiglia di plastica lanciata nello spazio piena d'acqua che in loop si trasforma assumendo forme diverse fino a diventare una molotov incendiaria. 

L'evento unico e irripetibile dell'opera d'arte nella sua fruizione è ancora l'opera stessa nel dialogo tra artista e spettatore o è gesto artistico anche il minting legato al momento in cui la stessa opera lascerà lo spazio materiale che la espone per assumere un valore sotto forma di Non-fungible token su un pezzetto eterno di blockchain? Non è già la bottiglia di Tuttofuoco un di più della visualizzazione di ciò che può essere in atto un NFT e quindi proprio lei, la bottiglia, l'NFT?

Sottratta alla dimensione del tempo in una durata che è sempre uguale a sé stessa, ora e sempre, la bottiglia di Tuttofuoco sfugge ai segni del tempo e quindi alla dimensione che lega ogni opera all'umano, diviene divina, appartiene da subito all'eternità incorruttibile. Al contempo forma e contenuto, e scintilla in grado di fare luce su un nuovo paradigma.

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Patrick Tuttofuoco

Quando acquisto un NFT però che cosa sto in realtà pagando? Non i diritti d'autore sul contenuto oggetto del gettone ma un certificato che mi consente di tenere traccia e provare la proprietà della copia digitale acquistata e non dell'idea originale che rimarrà di esclusiva proprietà dell' autore, il quale perciò sempre grazie alla blockchain viene ora riconosciuto come tale.

Quello che viene a mancare è dunque ciò che in un mercato tradizionale si traduceva nel passaggio di proprietà. L'artista rinunciava a una parte di sé e il collezionista, investitore, semplice innamorato tramite l'acquisto dell'opera si appropriava della creazione sottraendola all'artista grazie a un furto con destrezza legittimato dal passaggio di denaro. "Ho un Picasso" non è soltanto una sineddoche ma la percezione di possedere qualcosa dell'artista.

Se ora l'artista mantiene il possesso intellettuale della sua opera cedendo soltanto la copia che l'estensione della tecnica ha reso unica sulla blockchain non si apparenta al brand che vende il suo prodotto mantenendo il marchio di fabbrica?

Ma l'opera d'arte non è qualcosa di profondamente differente anche da un orologio venduto in limited edition?

Perché dovrei acquistare un'opera che proprio perché digitale e non materiale è più facilmente riproducibile e fruibile in copie identiche non autorizzate da me che ne detengo la proprietà economica e dall'autore che ne conserva quella intellettuale quando la sua falsificazione non pone nemmeno la complessità di un originale corporeo? Associandola a un gettone non riduco così l'opera NFT proprio a mero gettone? Assicurandole un valore non sostituibile il rischio non è quello di immetterla sul mercato che essa stessa crea ma al contempo di lasciare che sia il mercato stesso a stabilire il suo valore rendendo meno determinante l'attribuzione di un valore artistico?

Ogni acquisto d'arte se sottratto alle logiche del mercato è un atto d'amore che uccide il padre-padrone-artista e libera l'opera-figlia restituendola all'indipendenza che è sempre stata la sua sostanza (ogni artista se è artista lo sa, medium egli stesso proprio nel senso di mezzo, nel suo farsi strumento del Grande Altro, lo junghiano inconscio collettivo di cui parla Tuttofuoco) ma nel caso dell'NFT, reso unico dalla tecnica della blockchain che nel mentre lo crea crea il suo mercato digitale, l'atto d'amore è addirittura purificato dalla logica del possesso, in quanto con l'amore il fruitore dell'opera diventato investitore lo possiede ma il suo amore è amore solo se rinuncia alla sua proprietà che rimane dell'artista pur avendola acquisita grazie alla sua mercificazione.

In FOREVER non c'è né una mano che lancia né una mano che raccoglie la bottiglia, la quale si libra da sola nell'aria come in un passaggio di testimone sullo sfondo di un paesaggio evocativamente rinascimentale. "Due sono i contenitori ma nessuno dei due si racconta mai nella sua interezza: la molotov non esplode e la bottiglia non viene bevuta e non si svuota. È l'idea di mantenere all'infinito questa polarità senza stabilire cosa sia bene o cosa sia male. E allo stesso tempo questo dualismo di cui non si comprendono appieno i limiti sviluppa un potenziale enorme".

L'artista grazie alla blockchain trova allora la legittimazione della sua esistenza in quanto autore digitale dell'opera ora certificata come sua ma la garanzia economica lo rende attore del mercato al pari di chi artista digitale non è potendo più o meno qualsiasi cosa essere NFT, dalle figurine della NBA ai meme agli abiti degli stilisti, e quindi partecipe in un mercato altro delle stesse medesime regole.

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La Casa degli Artisti a Milano ha ospitato la mostra di Patrick Tuttofuoco

La sublimazione a questo punto sarebbe l'acquisto dell'opera digitale che non è stata e non sarà mai dell'investitore in quanto non frutto del suo processo creativo e comunque di difficile protezione nel fluido mondo del web per concederla alla riproduzione che già la riproduce sotto forma di dono disinteressato (e di esproprio nei confronti dell'autore) lasciando all'artista quella che è sempre stata la sua illusione, quella di possedere cioè qualcosa che non è mai stato suo.

Non sostituibile è quindi l'atto di proprietà digitale dell'opera la quale opera però proprio perché digitale non può per sua natura essere opera non sostituibile: la certificazione non la salva dalla riproduzione - vedi cosa accade ai file di libri, film, musica, magazine, foto, twitt, GIF... - ma la negazione della sua non sostituibilità, l'essere l'NFT - hegelianamente non - non-fungible - la certifica non come mero gettone ma come opera d'arte. Nessuno infatti si darebbe pena né di osservarla né tantomeno di acquistarla se non le riconoscesse un valore artistico prima che materiale.

FOREVER presentato alla Casa degli Artisti durante Milano Art Week 2022 è nello stesso ambiente spazio-temporale da un lato NFT e dall'altro installazione site-specific con la temporanea esposizione di due ventole che riassumono, isolandoli, in forma di ologramma, i due elementi chiave dell'NFT che gli sta di fronte, l'acqua e il fuoco, ancora una volta sterilizzandoli pur non essendo NFT. Due sono i mondi artistici, due i mercati ai quali appartengono. Per ora si osservano a distanza, dubbiosi e cauti. Nel mentre il web3 si autocompone lasciando al 2.0 la logica del write&read e trovando il modo di assegnare la proprietà di ogni oggetto transiti nella Rete: il gioco o il business pare funzionare ma se come sempre l'Arte arriva prima poi mette in situazione di crisi la sua stessa intuizione.

I laboratori di creazione digitale nati per accompagnare la transizione agli NFT si trovano ad affrontare allora la coesistenza di due anime, quella più commerciale dei brand e quella più riflessiva dell'arte. L'artista digitale si fa brand e il prodotto si fa opera d'arte. È l'incontro di queste due dimensioni a sostenere per ora il volo della bottiglia.

Siamo all'inizio, la discussione è aperta.

Come canta Eddie Vedder, "There’s a future in need of a frame"*.

*Eddie Vedder, Invincible, Earthling 2022

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