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Biennale di Venezia 2019: Art in “Interesting Times”

Dall’11 maggio al 24 novembre, Venezia diventa il palco mondiale della più prestigiosa esibizione di arte contemporanea: la Biennale di Venezia. Curata da Ralph Rugoff, direttore della London’s Hayward Gallery, l’esibizione ospitata dai Giardini fino all’Arsenale, riflette sul potenziale dell’arte come uno strumento attivo che punti a portare un cambiamento nel modo di vivere e pensare delle persone.
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Negli anni ’30 il membro del Parlamento inglese Sir Austen Chamberlain, durante un discorso pubblico, invocò un’antica maledizione cinese, che gli era stata insegnata da un diplomatico inglese che aveva servito in Asia – che voi possiate vivere in tempi interessanti. “Non c’è dubbio che quella maledizione è caduta su di noi,” rimarcò Chamberlain in quello stesso discorso, “Ci stiamo spostando da una crisi all’altra. Sopportiamo degli shock uno dopo l’altro.” 

Nonostante la sua natura un po’ fasulla (venne fuori che non era mai esistita una maledizione cinese), questo magico incantesimo servì da ispirazione al curatore Ralph Rugoff per il titolo e il concept dietro alla 58esima edizione della Biennale di Venezia, che aprirà questa primavera. Distribuita tra l’arsenale e il padiglione centrale nei Giardini, “May You Live in Interesting Times” dispone dei lavori di 79 partecipanti internazionali, inclusi artisti affermati come Jimmie Durham, Stan Douglas, Julie Mehretu, Teresa Margolles and Apichatpong Weerasethakul, così come altri artisti più giovani quali Lawrence Abu Hamdan, Jesse Darling, Avery Singer, Mari Katayama and Korakrit Arunanondchai, giusto per nominarne alcuni. In un mondo allertato da incessanti stati di emergenza, disseminato da notizie false o alterate dai politici sul web – quello che potrebbe essere descritto come “interesting time” - l’arte potrebbe essere in grado di offrire una guida su come vivere e prosperare in tempi così pericolosi. Come sottolinea Rugoff, l’esibizione presenta “le opere che riflettono su aspetti precari dell’esistenza odierna, incluse diverse minacce alla tradizione, alle istituzioni e alle relazioni dell’ordine post guerra,” e continua: “la 58esima esibizione di arte internazionale non ha un tema ben specifico, ma sottolinea un approccio generale di fare arte e una visione dell’arte come funzione sociale in grado di comprendere una visione sia di piacere che critica.” Una dichiarazione che rivela un approccio abbastanza aperto nella selezione delle opere da esporre: “L’esibizione si focalizzerà nel lavoro degli artisti che hanno cercato di sfidare le correnti abitudini di pensiero ed hanno aperto le nostre letture a oggetti e immagini, gesti e situazioni.” Nelle parole del curatore, il potenziale dell’arte risiede nella sua capacità di esplorare argomenti che possono essere off-limit o ancora del tutto sconosciuti – uno strumento umanistico verso la conoscenza.

Lo show è formato da novanta padiglioni nazionali, con quattro nazioni partecipanti per la prima volta alla biennale (Algeria, Ghana, Madagascar, e Pakistan). Tra gli highlights dell’esibizione, troviamo i progetti di Laure Prouvost per il padiglione francese, Cathy Wilkes per l’Inghilterra, Shue Lea Cheang per il Taiwan, Pauline Boudry / Renate Lorenz per la Svizzera, Jos de Gruyter & Harald Thys per il Belgio, Natascha Süder Happelmann per la Germania, and Martin Puryear per gli Stati Uniti.

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