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Intervista a Riri

La next big thing arriva dal Giappone. Ecco Riri Arai, 19 anni, e il suo j-pop, tra Tokyo, Los Angeles e Beyoncé. E con un solo obiettivo: vincere un Grammy
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Foto Dee Lee
Styling Summer Bomi Kim

Riri è una giovane cantante e performer giapponese: nemmeno vent’anni, due album all’attivo, e l’intenzione, serissima - ci dice -, di scalare le classifiche di tutto il mondo. Per Riri diventare una star internazionale non è un obiettivo poco realistico: è da quando era bambina che lavora costantemente al proprio successo, a partire dai suoi studi di pianoforte (ha iniziato a suonare a 3 anni), fino alla partecipazione a 11 anni alla “Call for Talents” di David Foster, celebre produttore discografico canadese. Determinata e ambiziosa, ha debuttato nel dorato mondo della musica nel 2016 con due singoli, poi con un album che porta il suo nome, e ora con “Neo”, uscito in tutto il mondo pochi mesi fa. In mezzo, il primo live negli Usa (al Sxsw, festival interattivo di musica e film che ha luogo ogni anno ad Austin in Texas) e una collaborazione con il produttore Zedd, che l’ha scelta per cantare la versione giapponese della sua “Stay”. L’incontro con Zedd è stato fondamentale: «Mi ha reso possibile avere ancora più chiaro quello che voglio fare: conquistare il mondo e vincere un Grammy». Quando si parla di musica giapponese all’estero in genere si fa riferimento al j-pop degli idol group (che hanno un discreto seguito anche in Europa e negli Stati Uniti) o a una certa tendenza tutta made in Japan a emulare i prodotti musicali di oltreoceano, ma muovendosi rigorosamente nel solco della tradizione, e soprattutto mirando al mercato discografico locale. Da questo punto di vista, la musica di Riri rappresenta una svolta nella direzione sia dell’internazionalizzazione del mercato musicale giapponese (che Riri stessa spera che si apra sempre di più a sonorità straniere) sia dell’esportazione della musica giapponese all’estero. 

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Mini abito di denim nero con maxi nastro e ricami di cristalli, calzini di cotone e sandali di seta rossa, tutto Miu Miu.
Bomber di nappa bianca con motivo FF in rilievo, Fendi, ciabatte bianche, Fila.

Il disco di Riri suona come un prodotto americano a tutti gli effetti: non è un caso che abbia lavorato ai brani dell’album a Los Angeles e si sia affidata alle mani sapienti dei produttori di Ariana Grande, e che se le chiedi quale sia il suo punto di riferimento musicalmente parlando, lei ti dica sicura «Beyoncé». I brani oscillano tra un pop da classifica e un r’n’b targato Usa degli anni 10, con qualche incursione elettronica e un’unica protagonista indiscussa: la voce di Riri, che sembra molto più adulta di lei. I video, anche questi in parte girati negli Stati Uniti, rimandano a un immaginario molto poco orientale: l’estetica di riferimento è chiaramente quella delle giovani popstar americane.

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Camicia di popeline di cotone, pantaloni di tessuto tecnico e ciabatte di pvc e pelle nera, tutto Chanel.
T-shirt bianca di cotone e cerchietto di raso nero ricamato, tutto Prada.

 Il suo gusto, anche in fatto di make up e vestiti, si è formato guardando agli Usa e al mondo pop. Così nel video di “Rush” indossa i panni di una lolita immersa in una casa interamente rosa e fucsia, in un trionfo di coreografie su pattini a rotelle; in quello di “Honey”, canta ammiccando in un vestito anni 80, per poi avere una virata verso il mondo Tumblr in “Maybe One Day”, che sembra girato apposta per Instagram, con l’emblema del road trip californiano adolescenziale in primo piano. Oltre a poter contare su una fanbase giapponese, che ha seguito Riri fin dagli inizi e che ha potuto crescere con lei, sta iniziando a coinvolgere anche il pubblico occidentale: scorrendo i commenti ai suoi video su Youtube è evidente come anche il resto del mondo cominci ad accorgersi del suo talento, e a considerarla un’icona pop dei nostri tempi, al pari delle star americane. Nonostante i riferimenti artistici e musicali all’r’n’b americano, per lei il legame con il Giappone rimane importante: «Ascolto sia musica occidentale sia musica giapponese: i miei artisti di riferimento sono One Ok Rock e Utada Hikaru». Il radicamento di Riri nel proprio paese di origine si rintraccia anche nei testi delle sue canzoni, scritti da lei in collaborazione con un team di autori, in parte in inglese e in parte in giapponese: questo singolare mash up delle due lingue rappresenta l’unione dei due mondi a cui si sente di appartenere. Ora che il suo album è uscito in tutto il mondo, cosa ha in mente? Al momento ci racconta che si sta preparando per il tour di “Neo” - purtroppo per ora solo in Giappone, ma in futuro speriamo sia worldwide - sottoponendosi a lunghi allenamenti perché sia tutto perfetto (ci tiene molto ed è una grande lavoratrice) e perché lo show rappresenti al meglio il suo mondo, tanto che Riri ballerà anche («una grande sfida per me», sostiene). Quest’ultimo anno è stato molto bello ma anche molto impegnativo, e le è servito a crescere e a maturare, sia a livello personale che a livello professionale. Alla domanda “come ti immagini tra dieci anni?” Riri risponde: «Darò vita a una rivoluzione». Quindi, pronta per i Grammy?

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Felpa di cotone con cucitura, Fila, abito di cotone stampa prateria, Coach 1941, ciabatte bianche, Fila.
Abito rosa scamosciato con anelli dorati, Micheal Kors Collection.

Hair stylist e Make up artist Yuki Otsuka using Shiseido.
Casting director e produzione Bdot.

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