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Vacanza a Taormina, al San Domenico Palace

Un giardino meraviglioso, una cucina eccezionale, una full immersion in una Sicilia al tempo stesso autentica e filtrata da un occhio internazionale, tra "The White Lotus". e "Il Gattopardo".

Il San Domenico Palace
Il San Domenico Palace
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Il San Domenico e l'Etna
Il Grande Chiostro
Il chiostro antico, @ ph.courtesy Four Seasons
Un quadro di Sergio Fiorentino nel Chiostro Antico
Il pergolato di bouganvillee

Da un lato un hotel ricco di storia, il San Domenico Palace a Taormina, una tenuta nobiliare del 300 ceduta alla chiesa e diventata un convento domenicano nel 1430, confiscato dopo la soppressione dell’ordine dallo stato italiano nel 1866, e restituito per una clausola testamentaria ai discendenti della famiglia del donatore, i principi di Cerami, che l’hanno trasformato in un hotel per i viaggiatori del Grand Tour aggiungendovi un’ala Liberty nel 1896. Dall’altro l’impeccabile arte dell’ospitalità del Four Seasons. Il risultato del loro incontro? Un posto speciale, caloroso e glamorous, espressione al tempo stesso di un’idea di Sicilia autentica (nel restauro rigoroso e filologico degli ambienti, nei bellissimi giardini, nella fantastica cucina di Massimo Mantarro) e di fantasia, caleidoscopica, iper colorata, un pò di maniera (in certi dettagli d’arredo, nelle -belle- grafiche dei menu, nella profusione  scenografica della colazione, in dettagli Instaworthy come la 500 coupé blu customizzata Four Seasons).

La prima cosa che colpisce è la vastità degli spazi, dai grandi chiostri, quello centrale trasformato in una zona di relax ombreggiata per il giorno e nella zona cocktail la sera, quello antico più discreto, meno frequentato, ai lunghi corridoi su cui si affacciavano le celle monastiche e oggi le stanze degli ospiti. Poi si scopre la bellezza dei giardini,  quello all’italiana, con la sua esplosione regolata di buganvillee, rose bianche, aranci, limoni, cactus,  palme, ylang ylang, e quello  selvaggio, fatto di lavanda e fiori bianchi dagli steli altissimi. In cui riposare o abbandonarsi al daydreaming e alla lettura di giorno, dove passeggiare di notte per goderne appieno i profumi, da godersi dall'alto, dai balconi delle stanze. Per finire con l'ultra scenografica piscina, vista a 180° su un panorama che spazia dal Teatro Greco all'Etna, proiettata su un panorama straordinario, circondata da letti a baldacchino ultra comodosi per proteggersi dal sole. 

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Il cocktail Aria di Pace, al Bar Chiostro, @ ph.courtesy Four Seasons
Monte Etna @ ph.courtesy Four Seasons
La cassata palermitana
Audrey Hepburn, @ ph.courtesy Four Seasons
Le camere sono decisamente Four Seasons,  riposanti nella loro palette tra il beige e il nocciola, dove tutti i dettagli contribuiscono a un massimo di confort: il letto dal materasso altissimo, da cui ci si alza rinati, gli asciugami e gli accappatoi ultra soft, il controllo di luci e tende a sfioro, il bagno di marmo, i prodotti da bagno di Lorenzo Villoresi...
La colazione è una festa:  si potrebbe passare l’intera mattina in terrazza abbandonando ogni ritegno salutista o dietetico, rifiutandosi di scegliere ma passando sistematicamente dalla cassata alla  caprese, dai cannoli con una crema di ricotta sublime alla granita con panna vanigliata e brioche, per finire con vari caffè freddi e dolcini di pasta di mandorle. Interessante la cocktail list del Bar Chiostro, con drink dedicati alle tante celebrities che hanno fatto la storia di Taormina e del San Domenico, dalla Garbo alla Dietrich, a Truman Capote. Il mio preferito? Aria di Pace, blend di Agalia, (un distillato di agave e botaniche siciliane), mezcal Casamigos, ananas acidificato e una nuvola di salvia. Imperdibile la cena al Principe di Cerami, una stella Michelin, Executive Chef Massimo Mantarro. All’insegna di stagionalità, territorialità, e arte di calibrare perfettamente un menu di 6 portate, alternando le verdure cotte e crude di Come un quadro di Arcimboldo allo Scampo con mela verde, sedano bianco, spezie e caffè, gli spaghettoni Monte Etna con fonduta di pomodoro, ricotta salata e pan grattato al nero di seppia al rombo con bietole e nocciole. Per finire con un dessert come Bronte-Tokio, incontro piuccheperfetto  tra pistacchio, limone e caffè.  

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