Malcom McRae: la musica, il cinema e la storia d'amore con Anya Taylor-Joy
Leading man della band more*, sul set di Bella Thorne, è l'affascinante marito dell'attrice Anya Taylor-Joy, con la quale si sono sposati in gran segreto nel 2020.
Text FABIA DI DRUSCO
Photography ALAN GELATI
Styling TONY COOK
Se come diceva Yves Saint Laurent il miglior accessorio di una donna è l’uomo che le sta a fianco, Anya Taylor-Joy ha trovato in Malcolm McRae l’accessorio perfetto. Insieme, l’attrice diventata famosa in tutto il mondo con la serie “La regina degli scacchi” e il trentenne musicista americano sono l’incarnazione perfetta della coppia cool contemporanea, mutualmente supportiva. Belli di una bellezza non strettamente convenzionale, lei con il suo visetto da cerbiatta e la lunga chioma icy blond, lui con un’allure tra la rockstar anni ’70 (come nel cameo in “Daisy Jones & the Six”) e il modello da campagna di Tom Ford per Gucci, complementari in fatto di stile, più audace, più couture-stravagante lei, ambassador Dior, più urban lui. Condividono la data del compleanno, il 16 aprile, e forse hanno visto anche in questo un segno del destino. Si sono sposati a New Orleans nel 2022, e hanno ripetuto la cerimonia a Venezia nell’ottobre dell’anno successivo. Ma al di là della notorietà da red carpet e dei gossip magazine che si interrogano sul marito di Anya Taylor-Joy, chi è Malcolm McRae?
L’Officiel Hommes: Come sei diventato un musicista?
Malcolm McRae: Sono cresciuto cantando, però da bambino pensavo che sarei diventato un attore. Sono cresciuto in Alabama, in una famiglia convenzionale, mio padre era un uomo d’affari, davo per scontato che avrei fatto qualcosa di normale, magari l’avvocato. Quando mi sono iscritto ad architettura però la musica è diventata la mia ossessione, anche perché venendo da un posto non particolarmente eccitante è stato solo allora che ho cominciato a scoprire il rock’n roll.
LOH: Hai abbandonato del tutto l’idea dell’architettura?
MMR: L’architettura mi piace, e mi piacerebbe incorporarla in qualche modo nel mio futuro. Ma quando è morto mio padre (lui aveva 18 anni, nda) mi sono sentito libero di abbandonarla perché volevo fare musica.
LOH: Avevi dei modelli in particolare sulla musica?
MMR: All’inizio Ray Charles, Chet Baker, The Strokes che mi hanno influenzato in maniera fondamentale, poi David Bowie, che considero una stella polare.
LOH: Ti senti più musicista, cantante, performer, autore?
MMR: A 12 anni ho frequentato un corso per un musical, mi è stato affidato un ruolo da protagonista, e mi sono accorto di non avere particolarmente paura, il palcoscenico mi è subito sembrato un posto naturale dove stare, perché mi fidavo della mia voce, anche se ora ho capito che quello che mi interessa di più in assoluto è scrivere i testi. Anche se mi fa paura perché bisogna lavorare duramente, non basta avere talento.
"Mi piace vestirmi all'opposto dello stereotipo del musicista, come uno di Wall Street". Malcom McRae
LOH: Come sei passato dalla fantasia di fare il musicista ad esserlo?
MMR: Mi sono trasferito a Los Angeles, ho scritto una canzone con la donna con cui vivevo, l’ho registrata, ho incontrato il mio futuro compagno di band in un bar, e fatto un disco che è piaciuto a Warner Records. Scrivere testi è il mio obiettivo finale. Con la band, more*, ho fatto due EP, quindi mi sono limitato al numero di brani che può contenere un EP, ma ora che sto affrontando una carriera da solista scrivo tantissimo, anche per altri, in modo più veloce e viscerale.
LOH: Hai scelto tuo fratello Keene come regista dei tuoi video.
MMR: Adoro il processo di realizzazione delle componenti visive delle uscite musicali, altrettanto importanti per la visione artistica complessiva della musica stessa. Una parte del motivo per cui mi attrae così tanto è che mi piace molto concettualizzare i temi generali e scrivere le trame dei singoli video. È come smascherare un po’ della propria identità, del proprio umorismo o del proprio campo visivo. Comincio con una specie di pitch deck, con pensieri sullo stato d’animo da catturare, metafore visive, riferimenti. È come scrivere un testo: è un po’ un rompicapo, ma poi si capisce quando è giusto. Quelli di successo di solito derivano da eventi o sentimenti reali, tratti da esperienze personali. In ogni caso, Keene prende sempre il concetto, che sia mio o una scoperta collaborativa, e lo rende migliore di quello che era stato immaginato, credo perché conosce me e la band meglio di chiunque altro, quindi il risultato sembra più veritiero.
"Credo sia importante visualizzare la vita che desideri, perchè ti spinge a lavorare costantemente per raggiungerla". Malcom McRae
LOH: Stai continuando col cinema dopo “Daisy Jones and the Six”?
MMR: Si, ho girato “Triton”, tra horror e fantasy, che uscirà nel 2025, e a ottobre inizierò un film diretto da Bella Thorne, “Color Your Hurt”. All’inizio ero fissato sull’idea di dover essere bravo, ma mia moglie che è un’attrice fantastica mi ha convinto a concentrarmi solo sulla possibilità di migliorare. Ora ho capito che è il fare progressi in qualcosa a renderti felice.
LOH: Tua moglie in un’intervista su British Vogue diceva di aver trovato in te “qualcuno felice di sedere in silenzio accanto a me leggendo. Abbiamo contemporaneamente 80 e sette anni e questo funziona davvero bene”. Cosa ti piace leggere?
MMR: Mia moglie dice cose molto gentili su di me, ma è decisamente molto più intelligente di me. Da bambino il mio libro preferito era “Lo Hobbit”, poi mi sono innamorato di “Dune”. Adesso tendenzialmente leggo biografie di persone che mi ispirano per imparare dalle loro vite.
LOH: Su Instagram ti definisci un “Cat daddy”
MMR: Si, di Kitsune, che è incredibilmente geloso perché abbiamo preso da poco un cane. Perciò lo stiamo colmando di attenzioni.
LOH: Ormai vivi tra LA e Londra?
MMR: A Los Angeles dopo nove anni mi sento a casa, a Londra sono ultra focalizzato, lavoro tutto il tempo. Mentre a Los Angeles, col fatto che non ci sono stagioni, non realizzi che il tempo passa.
LOH: Quanto ti interessa la moda?
MMR: Per me quello che indossi è straordinariamente importante. Tornando a David Bowie, un nuovo abito faceva di lui una nuova persona. Mi piace vestirmi all’opposto dello stereotipo del musicista, come uno che lavora a Wall Street. In materia di moda conosco bene solo un paio di brands, ma posso guardare infinite volte le sfilate inizio anni 2000 di Galliano e McQueen, sono vere e proprie performances. Mi piace lo stile di Daniel Day-Lewis, non perché necessariamente indosserei quello che porta, ma perché penso che sia perfetto per lui.
LOH: Come vedi il tuo futuro?
MMR: Nella mia testa pianifico tutte le fasi, i tre prossimi album della band, i miei prossimi passi da solista, dove voglio arrivare come attore, ma mi sento ridicolo ad esprimerle ad alta voce. Ma credo sia importante visualizzare la vita che desideri, perché ti spinge a lavorare costantemente per raggiungerla.
LOH: Quasi tutti gli articoli su di te si trovano sui siti dei femminili e sei sempre visto come il signor Taylor-Joy. Ti infastidisce?
MMR: Lo trovo giusto. Non ho fatto abbastanza finora per esprimere me stesso e meritare tutta questa attenzione mediatica. Ma penso nel frattempo di essermi educato: con la band abbiamo realizzato un progetto con un artista che per tutti noi è stato una specie di eroe, Paul Buchanan dei The Blue Nile che mi sembra il migliore che abbiamo mai fatto, e anche come solista penso di aver raggiunto un nuovo livello. Le cose si stanno allineando e a gennaio 2025 sarò pronto a presentare questo nuovo aspetto di me stesso.
GROOMING: Mark Francome Painter @ ONE REPRESENTS using R+CO e ELEMIS
PRODUCTION: WERTH REPRESENTS
PHOTO ASSISTANT: Bec McKenzie
GROOMING ASSISTANT: Babi Campos
PRODUCTION ASSISTANT: Lily Mendoza @ WERTH REPRESENTS
STYLING ASSISTANT: Molly Swatman