#TalkingWith: Lorenzo Zurzolo
Protagonista del teen drama “Baby” prodotto da Netflix, Lorenzo Zurzolo, oggi diciannovenne, ha ottenuto la sua prima parte da bambino. Lo scorso anno si è iscritto all’università per studiare marketing e comunicazione, una scelta in apparenza poco attinente alla recitazione, che ha giustificato ammetten- do di essere affascinato dall’aspetto psicologico della materia.
Cosa ti ha spinto a recitare? Hai un tuo idolo?
A due anni parlavo già molto bene e recitavo le favole a memoria, così mia madre mi ha spinto a partecipare a delle audizioni. Ho esordito in televisione a sette anni e mi sono subito innamorato di questo mondo. Le figure che mi intrigano di più del cinema sono Tim Burton e David Fincher: adoro il modo in cui ritraggono i propri personaggi, esplorandone la psiche e i pensieri più profondi.
C’è un lavoro che sogneresti di fare a parte recitare?
Non ho mai pensato di fare qualcosa di diverso, ma se dovessi scegliere un altro lavoro sarebbe di certo legato al mon- do del cinema.
In “Baby” interpreti Niccolò, un personaggio con una sorta di doppia vita. Nonostante la trama dark della serie, ti identifichi con qualche caratteristica del tuo personaggio?
Certo, ci sono degli aspetti della sua personalità nei quali mi riconosco, come quello di celare la sua vera sensibilità dietro una dura corazza.
Nella vita reale, hai un buon rapporto con i coprotagonisti della serie?
Sì, ci vediamo fuori dal set e siamo diventati molto amici. Abbiamo tutti la stessa età e condividiamo gran parte delle esperienze positive, ma anche quelle negative.
Quali sono i tuoi momenti preferiti sul set?
Quando il cast si incontra per la prima volta per la lettura del copione: è un momento che mi emoziona e mi riempie di entusiasmo.
Affrontando il delicato argomento della prostituzione minorile, “Baby” ha suscitato reazioni controverse. Come risponderesti a chi sostiene che la serie ricopre di una patina glamour la difficile situazione di Chiara e Ludo e dell’industria dello sfruttamento sessuale?
Non ritengo che la serie spettacolarizzi le difficoltà di Chiara e Ludo. A mio avviso, ritrae semplicemente una realtà che a Roma esiste davvero. Lo scopo non è quello di giustificare o condannare queste ragazze, ma di far luce su ciò che succede. Non vogliamo dare risposte, ma sollevare domande e sensibilizzare gli animi.
Dal tuo punto di vista, di interprete e personaggio maschile, in che modo la serie affronta la disuguaglianza delle dinamiche di genere?
Credo che il personaggio di Niccolò rappresenti molti ragazzi che, in questa fascia di età, non trattano le ragazze come meriterebbero, perché vivono in una società che permette questo tipo di comportamento. È evidente, ad esempio, nella reazione di quelli che scoprono che Niccolò sta tradendo la sua fidanzata con Chiara: la maggior parte di loro giudica e insulta lei, finendo per elogiare lui.
Hai una tua “vita segreta”?
Tutti gli adolescenti hanno qualche segreto. Io voglio soltanto che la mia vita privata resti tale.
Usi i social media per divertimento o li consideri ormai parte del lavoro?
I social media sono un potente mezzo di comunicazione, nonché una parte essenziale del nostro lavoro. Mi piace usarli per divertimento ma non pubblico molto, non sono il genere di persona che mostra a tutti cosa mangia o cosa indossa la mattina.
Hai in programma di ampliare i tuoi orizzonti lavorativi all’estero?
Sì, è il mio obiettivo, ma prima devo lavorare sul mio inglese
Hai dei progetti interessanti in vista? Come ritieni sia stata la seconda stagione di “Baby” (in streaming dal 18 ottobre 2019)?
A settembre ho cominciato a girare un altro film che uscirà su Netflix, ma non posso dire molto a riguardo. La seconda stagione è incredibile, ricca di suspense, ancora più dark; il fatto di conoscere già i personaggi consente di esplorarne la psicologia e non mancano i colpi di scena.