Il viaggio in Italia di Noonoouri
Testo Fabia Di Drusco
Foto Michele De Andreis
Styling Giulio Martinelli
Non c’è virtual influencer più amata dal mondo della moda. In pochissimo tempo (il primo post di Noonoouri su Instagram è del febbraio 2018) la brunetta super cute si è aggiudicata un posto in prima fila alle sfilate, sette copertine di importanti riviste, la presenza sui red carpet più prestigiosi (e impegnati nelle buone cause) oltre a infiniti deal pubblicitari (Dior, Valentino, Marc Jacobs)... È diventata amica del who’s who del sistema moda, da Gigi Hadid a Kendall Jenner a Suzy Menkes, che l’ha chiamata per due volte a dialogare con lei sul palco della Condé Nast International Luxury Conference. Ed è pronta a trasformarsi in figure iconiche come Marlene Dietrich, Grace Jones, Cher, Beyoncé, Ariana Grande, Bjork, la principessa Leila di “Star Wars”, Audrey Hepburn e Coco Chanel ritratta da Horst. Per L’Officiel Italia Noonoouri ha intrapreso un Grand Tour tra le bellezze del nostro paese, ricordando il viaggio-scoperta che i giovani aristocratici europei del XVII secolo compivano come percorso di crescita alla scoperta delle bellezze italiane. «Noonoouri ama moltissimo l’Italia. Tanto più che nel suo Dna c’è molto dell’Italian diva, la grazia provocante, il modo di muoversi, la pre- senza e la solarità di Sophia Loren, Gina Lollobrigida, Anita Ekberg», sottolinea il suo creatore Joerg Zuber.
Come è nata Noonoouri?
Sono sempre stato affascinato, fin da bambino, dal mondo del- la moda, della cosmetica. Già a cinque anni sognavo di avere una mia bambola da vestire. Ho studiato graphic design e otto anni fa ho deciso di dare una forma digitale a questa bambola immaginaria che nella mia testa mi ha accompagnato per tutta la vita. Mi sono rivolto a tutti quelli che conoscevo (Zuber è a capo di un’agenzia di comunicazione creativa a Monaco, nda) per farmela finanziare, ma tutti continuavano a ripetermi che l’unica possibilità di successo era creare una bambola sexy, con una bocca molto grande, un seno esplosivo. Allora ho deciso di autofinanziarmi.
A chi ti sei ispirato?
Noonoouri è prima di tutto un mix di Naomi Campbell e Kim Kardashian, anche se ci sono altre figure che hanno contribuito al suo character, ad esempio Maria Callas, come si muoveva, come si truccava. Di Naomi ha la falcata sexy da regina della passerella, la struttura ossea, i capelli lunghi e diritti dell’epoca d’oro, quella delle super modelle inventate da Gianni Versace. Di Kim Kardashian, che ha cambiato il mondo della moda con il suo modo di comunicare, ha la voluttuosità.
Quindi non deriva dai manga?
L’ho concepita come una cittadina del mondo. Può essere latino americana, araba, giapponese: dovunque vada tutti si possono identificare con lei.
Come hai fatto a introdurla fin da subito nel mondo della moda? Certo Noonoouri ha un fantastico senso fa- shion, veste Dior, Valentino, Giambattista Valli, Jacquemus e Iris Van Herpen, adora Thierry Mugler.
Una delle prime a interessarsi a lei è stata Carine Roitfeld, che con Noonoouri ha preso un caffè ripostatissimo su Instagram ed è apparsa al suo fianco su una copertina di Madame Figaro. Dior è stato il primo cliente, affidandole l’Instagram takeover di Dior Cruise: del resto Noonoouri è perfettamente allineata con il motto “We should all be feminists” (il titolo di un pamphlet della scrit- trice Chimamanda Ngozi Adichie, nda) cui Maria Grazia Chiuri ha dato una notorietà globale con le sue T-shirt.
Noonoouri è un’attivista impegnata in varie cause.
Non volevo creare un semplice avatar ben vestito. Noonoouri ha una voce e un’opinione. È sempre rispettosa, non è mai pushy, ma vuole essere l’occasione per far pensare. Perciò è vegana, sostiene l’Unicef, si batte per i diritti degli animali, non indossa pellicce e crede che lusso e sostenibilità siano assolutamente compatibili.
Come costruisci le immagini e i video?
Una modella indossa gli abiti e viene scattata nella posa prescelta. Questa immagine viene inserita in una foto di sfondo e il volto e le parti visibili del corpo vengono ridisegnate al computer. Ci vogliono dalle due alle sei settimane per l’animazione, e ci sono sette persone che lavorano con me su di lei.
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