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Ernesto D'Argenio si mette a nudo: l'intervista all'attore italiano

Dopo il successo in ruoli per la tv che lo hanno reso famoso: da Italo Pierron in Rocco Schiavone a Saro Ragno in Squadra Antimafia D'Argenio è approdato a Netflix, con la serie tv sul brigantaggio Briganti e nuovi progetti a fianco di Simona Tabasco e Christian De Sica. Leggi l'intervista per scoprire tutto sull'attore e sui suoi prossimi progetti.

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Ernesto indossa total look LARDINI, stivaletti CHURCH'S

Photography CRISTIANO MIRETTI
Styling GIORGIA CANTARINI

Riservato sulla vita privata, ma pronto a svelarsi in una nuova veste. Tanti personaggi, un solo attore, con ruoli che gli sono rimasti cuciti addosso per molto tempo e che ricorda con tenerezza: come l'agente Italo Pierron in Rocco Schiavone o lo spietato mafioso Saro Ragno in Squadra Antimafia. In questa intervista Ernesto D'Argenio si mette, letteralmente, a nudo per L'OFFICIEL Italia, amettendo tutte le difficoltà dell'essere attore, le sue contraddizioni, l'amore per le donne, la fragilità e il lato da sognatore inguaribile che gli fa desiderare l'America. 

Ernesto D'Argenio indossa canotta e boxer Calvin Klein

L'OFFICIEL ITALIA: Il tuo ultimo lavoro è il personaggio di un brigante in BRIGANTI su Netflix. Come si riesce a diventare così cattivi come Cosimo? Chi è davvero questo brigante realmente esistito. Fa il cattivo o è cattivo?
Ernesto D'Argenio: Sono partito da una battuta: “il mondo non è giusto, è ingiusto…” scritta dal collettivo GRAMS, questa battuta, nello specifico da Re Salvador, per il personaggio di Cosimo Giordano in Briganti. Per me interpretare Cosimo è stato come aver raccolto una cima che galleggiava a filo d’acqua e accorgersi che per arrivarne a capo, dovevo immergermi nei suoi abissi. Un’apnea spaventosa. La cattiveria è la risposta che diamo alle ingiustizie che incontriamo nella vita, e che sono sempre crescenti. Come reagiamo a questi eventi determina chi siamo. Cosimo è cattivo perché la vita lo ha reso così, ha scelto la rabbia come risposta a tutto, un cuore nero randagio, violento, sadico. Per calarmi meglio nei suoi panni ho fatto tanta ricerca, ho scoperto che è davvero esistito, ed è una delle figure più controverse del brigantaggio meridionale postunitario. Nasce in una famiglia contadina, e da adolescente nel 1855 uccide a coltellate un uomo che gli aveva ammazzato il padre davanti agli occhi per un debito non pagato. Assolto dalla Gran corte criminale per età e per le circostanze, Cosimo fu arruolato nell’esercito borbonico distinguendosi per il valore in combattimento. Caduto il Regno delle Due Sicilie, fu chiamato alla leva militare a Caserta, successivamente però venne rifiutato. Da lì si diede al brigantaggio, e rimane nella storia per feroci azioni criminali e di guerriglia, in particolare il ruolo di primo piano che ebbe nella celebre reazione di Pontelandolfo.

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LOI: Preferisci essere un villain o un eroe positivo?
ED: Preferisco i personaggi ben scritti, dopo personaggi molto negativi, ho avuto un bellissimo ritorno in due commedie che devono ancora uscire. L’idea che gli altri hanno di te è soggettiva, per chi mi conosce posso dire che nonostante la mia energia, ho delle zone d'ombra in me, le abbiamo tutti. Forse perché in passato ho visto compiere del male e delle ingiustizie a persone che non se lo meritavano. Ho testimoniato la bassezza dell’uomo e mi sono ripromesso di essere migliore, ma quello a cui assisiti, resta impresso dentro di te. Dare vita a personaggi controversi è una specie di catarsi. Mi sporco del loro male per mostrarlo nel mondo dell’immaginazione, riemergo  pulito, libero, per vivere meglio nel mondo che abito.

LOI: In Briganti c'è una scena di violenza, un tentato stupro. Come sei riuscito a girare quella scena? Cosa hai provato?
ED: Se mi connettevo davvero a quell’azione, l’unico aggettivo che mi viene in mente è ribrezzo. Nelle espressioni artistiche però, spesso sei chiamato a vivere quello che socialmente è giustamente deprecabile. Sicuramente una delle scene più forti di tutta la mia interpretazione, e sicuramente la più difficile. L'arte dell'attore ti porta a compiere azioni che nella vita reale di individuo non faresti e non vorresti mai fare.

LOI: Qual è il tuo rapporto con l'altro sesso? E il concetto di patriarcato?
ED: Trovo la donna superiore all’uomo, e non è un pensiero ma un’oggettività. Le donne possono essere mille volte più empatiche degli uomini e, all’occorenza, cento volte più spietate. Il fatto che custodisca e generi la vita la porta a sviluppare i sentimenti. I sentimenti sono la dimensione evoluta dell'essere umano, una promessa di costanza. La donna custodisce i sentimenti, l’uomo prova dominare le emozioni, che per loro natura sono istintive e fugaci. Ora ditemi se una donna non è superiore!? Sul concetto di patriarcato poi, detesto le categorizzazioni e le imposizioni. Diciamo che pur avendo frequentato il nord, sono un uomo del sud, e chiunque abbia avuto a che fare con il sud, sa bene chi è al centro della vita sociale ed affettiva. Sono le donne che mandano avanti tutto. E lo sanno fare benissimo.  

LOI: Quali sono i prossimi ruoli?
ED: Due personaggi socialmente agli antipodi, ma due cuori buoni. Nell’opera seconda di Francesco Fanuele, la commedia romantica Ma chi ti conosce? interpreto accanto a Simona Tabasco (che è diventata un’amica, un affetto sincero - non potrebbe essere diversamente con Simona) Roberto, un pianista figlio del benessere e schiacciato da un ambizione non sua. Una persona emotivamente immatura, divertente nella sua inconsapevolezza e per questo anche tenero. Nella commedia di costume in uscita a Natale Cortina Express di Eros Puglielli con Christian De Sica, Lillo e Isabella Ferrarri, interperto Gennaro, un giovane uomo che si fa letteralmente in quattro per aiutare la famiglia ed inseguire il suo sogno, emanciparsi attraverso il lavoro. Nonostante tutto le difficoltà che le differenze di classe comportano. Un personaggio positivo che sto amando.

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LOI: Ti senti un attore camaleontico? Quanto c'è di te in ognuno dei personaggi che hai interpretato?
ED: Negli anni della formazione ho vissuto lontano da casa, dividendo spazi e i piccoli problemi del vivere quotidiano con persone che arrivavano dall’altro capo del mondo. Contemporaneamente, discutevo su quale vino di Borgogna abbinare con la capasanta scottata. Eccessi ed opposti, i miei personaggi hanno tutto lo spettro dell’umanità che ho visto in quegli anni, ed anche il mio sguardo adolescenziale di allora, se non a tratti infantile.

LOI: Mai successo di non riuscire a entrare o a uscire da un personaggio?
ED: Entrare non è mai semplice, uscirne è sempre difficile.

LOI: Preferisci il cinema o le serie tv?
ED: Mi interessano le storie belle che trovano la giusta forma, non importa che si tratti di cinema o tv, vince il contenuto per me.

LOI: Il ruolo che ti è più rimasto addosso è quello di Italo in Rocco Schiavone. Sei legato al personaggio?
ED: Prima di Rocco Schiavone (la serie tv al fianco di Marco Giallini) è stato Saro Ragno di Squadra Antimafia per il quale ancora mi riconoscono e per questo non potrei essere più felice e grato..dopo 10 anni e diversi altri personaggi! Il ruolo di Italo Pierron in Rocco Schiavone, mi ha accompagnato in un tratto di vita privata e professionale e insieme a lui, o forse grazie a lui, ho tratto importanti insegnamenti di vita, sono cresciuto. Tutti i personaggi ci legano a loro in qualche modo.

LOI: Quale è stato il set che ti ha regalato più emozioni e ti ha fatto crescere di più come attore?
ED: In questo momento con Eros Puglielli sto vivendo un’esperienza artistica e professionale appagante, in un genere al quale non venivo associato ed invece pare riesca a tirare fuori l’inaspettato. Me lo aveva pronosticato Fanuele e così è accaduto: “vedrai che dopo questo film ti chiameranno per le commedie!” ho dovuto chiamarlo e dirgli che è successo proprio come aveva predetto, salvo che il nostro film ancora non è uscito! Poi c’è Briganti. Ci sarà sempre un prima e dopo Briganti. L’esperienza più totalizzante di tutte, dove la valorizzazione dei talenti dietro e davanti la macchina da presa è stata sempre l’unica priorità. Un set enorme e complesso dove ognuno ha avuto la massima libertà ad un’unica condizione: dare il massimo.

LOIT: Reciti anche in inglese, hai mai preso parte a un film internazionale? Sogni l'America? Sei pronto?
ED: Nel 2016 ho preso parte ad una produzionale internazionale che partiva dall’Italia. Avevo un monologo con Toni Servillo che diceva due battute e al suo interno un flashback di un momento di mistero e ambiguità con un gigante come Daniel Auteuil…per varie ragioni la scena è stata tagliata dal film. Anche questo è la vita dell’attore. A volte capitano anche queste cose. Sono stato a Los Angeles e lì ho capito cosa vuol dire essere europeo. Per via della mia educazione al lavoro però, formatasi in ambiente anglofono, mi trovo benissimo con il loro orizzonte di valori professionali. Con Briganti avevamo uno dei registi di Vikings con cui ho trovato un’altra bellissima sintonia lavorativa: impegno e dedizione costanti. Ciò che conta non è chi sei o da dove vieni, è quanto talento e lavoro riesci a mettere in quello che stai facendo.

LOI: Se non avessi fatto l'attore, cosa avresti voluto diventare?
ED: Un esploratore. 

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GROOMING Cecilia Olmedi
STYLING ASSISTANTS Alberto Carlo Bergalio e Natalia Maini

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