Pop culture

A century of Parisian Nights: la vita notturna ed i primi club di Parigi

La tradizione della vita notturna francese inizia con gli speakeasy clandestini in tempo di guerra, esce allo scoperto diventando mainstream, ritorna ad essere un fenomeno underground, per trasformarsi in un party senza fine.

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Karl Lagerfeld, Victoire de Castellane e Catherine Deneuve a Les Bains Douches nel 1992, foto di Arnal/Picot.

1920s –1940s


Secondo Maurice Sachs, scrittore e aficionado della nightlife parigina, le prime sale da ballo aprirono in città cento anni fa, nel 1921. Durante la prima guerra mondiale era considerato disdicevole per le giovani donne partecipare a serate danzanti, ma i night club si moltiplicano. Fino ad allora, i balli popolari si svolgevano a Montmartre o Montparnasse per i borghesi e gli aristocratici, però le sale da ballo danno inizio a una nuova era in cui le donne possono avventurarsi da sole in sicurezza e senza essere giudicate. Nel libro “La decade dell’Illusione : Parigi 1918-1928” (edito in Italia da Meridiano Zero) Sachs scrive: «Una vera dance hall ha le pareti laccate, lanterne arancio; a sinistraun’orchestra di tango, a destra una jazz band: piano, trombone, sassofono, batteria e cimbali». Nel 1925 ce n’erano più di cento, in tutti i quartieri. Le Perroquet, Chez Florence, Florida, Gaya, Bricktop e Delli’s, tutti nomi ormai dimenticati, a differenza di Maxim’s e Le Boeuf sur le Toit che rimangono e che recentemente sono stati riportati agli antichi fasti dal designer Alexis Mabille. Grazie alla sua popolarità tra le avanguardie parigine, vale a dire il poeta Jean Cocteau, Le Boeuf resta un simbolo dei ruggenti anni ’20, il periodo tra le due guerre e dei grandi balli surrealisti di Etienne de Beaumont e Charles de Noailles nell'hôtel particulier al n.11 di Place des États-Unis.

La Parigi resa frenetica dalla danza è dissoluta tanto quanto l’era post-rivoluzionaria del XVIII secolo, quando i parenti di chi era morto sulla ghigliottina durante il Regime del Terrore organizzavano i “bals de victimes”. È l’epoca dei bordelli più sontuosi, dove gli uomini – ma anche le coppie – vanno a chiudere la serata tra donne e fiumi di champagne. I nomi di alcuni sono ancora famosi: Le Sphinx, Le Chabanais, Le One-Two-Two, quest’ultimo noto per essere una succursale della Gestapo durante l’occupazione tedesca della Seconda Guerra mondiale. 

Dopo la guerra, la nightlife parigina diventa sotterranea. Anche dopo la fine delle sirene antiaeree portata dagli americani, gli zazou (nome dato ai giovani appassionati di jazz dell’epoca, ndt) che frequentavano Le Tabou o Le Caveau des Lorientais continuano a nascondersi nelle cantine e il sottosuolo prende a rimbombare del suono del bebop americano. Non c’erano impianti per il suono all’epoca, anche i grammofoni, antenati dei giradischi, erano rari. Il violino viene velocemente rimpiazzato da una band – tra i cui membri spesso comparivano lo scrittore e musicista Boris Vian o il clarinettista jazz Claude Luter – su di un piccolo palco e circondata da corpi che si muovono, tra cui Marc Doelnitz, Anne-Marie Cazalis, Juliette Gréco e Michel de Ré.

La discesa sottoterra inizia l’11 aprile 1947, quando al 33 di rue Dauphine i proprietari del Tabou invitano la clientela del Café de Flore, dopo la sua chiusura a mezzanotte. La cantante Juliette Greco scopre il locale e si accorda coi proprietari per affittarlo come sala prove e così nasce il primo club di Parigi.

Un ballo a Parigi nel 1931, illustrazione tratta dal libro “Paris” edito da Ernest Flammarion, foto di The Print Collector. Una carolina vintage francese che pubblicizzava la sala da balllo Bullier del ’900, foto di Paul Popper. Marie-Hélène de Rothschild e il pittore spagnolo Salvador Dalí arrivano al Lido nel 1973, foto di Patrice Picot. Spettacolo al Lido nel 1931, foto di Gamma-Keystone. Un ballo al Zellie nel 1929, foto di Bettmann.

1950s –1970s


Gli anni ’50 sono il regno di Jean Castel e Régine Zylberberg, la quale apre il suo primo club, Le Whisky à Gogo, al Palais Royal. Successivamente si sposta sulla Rive Gauche con il Jimmy’s in Saint Germain, poi più in là, in Montparnasse, con il New Jimmy’s, che diventa l’emblema della vita notturna parigina. Con l’avamposto di Jean Castel su Rue Princesse, i due attraggono una clientela internazionale: attori americani, rocker inglesi, modelle da ogni parte del mondo e anche i Windsor (a cui Régine insegna a ballare il twist), Jackie Onassis e lo Scià di Persia. Ma l’anima dei locali sono i clienti regolari, quelli appollaiati sul largo divano all’ingresso del New Jimmy’s o sulle panchine del Castel – Sagan e la sua cricca, Annabel Buffet, David de Rothschild, Philippe Junot, l’attore Jean Pierre Cassel, le modelle dell’agenzia di Catherine Harlé e le squillo di Madame Claude. Al Castel, Alain Delon flirta con la sua futura moglie Nathalie Barthélémy, mentre pochi metri più in là Bianca Jagger balla con il suo compagno del momento, il produttore musicale Eddie Barclay. Non lontano, si mescolano David Niven, Andy Warhol ed Edie Sedgwick. Al New Jimmy's le serate si chiudono all’alba nell’appartamento di Régine sopra al club, dove si mangiano le sue famose polpette per assorbire tutto l’alcol bevuto.


Negli anni ’70 il jet set prende il posto dell’alta società, e non è una sorpresa dato che sono anche gli anni del fiorire del movimento per la libertà sessuale. I gay club della città, prima confinati nei pressi del Palais Royal e nelle aree più turbolente di Pigalle, trovano spazio in Rue Sainte Anne, vicino all’Avenue de l’Opéra. Il più celebre è Le Sept dell’ex parrucchiere Fabrice Emaer, dove vanno tutti, da Yves Saint Laurent a Karl Lagerfeld, con i rispettivi entourage. Poi nel 1978 Emaer apre la più grande folie parigina, Le Palace, che diventa la versione francese dello Studio 54 di New York.


Inaugurato con un concerto incredibile di Grace Jones, che include una performance di La Vie en Rose, cantata su di una Harley Davidson rosa, Le Palace attira una folla eclettica e alla moda, tra cui la regina del punk Edwige Belmore, Louis Aragon, Madame Grès, Loulou de la Falaise e Thadée Klossowski. E porta la scena notturna a un nuovo livello di glamour, oltre a proporre concerti dei Talking Heads, The B-52’s e Prince.

La principessa Caroline e Phillipe Junot nel 1977, foto di Sonia Moskowitz. Barney Wilen e Juliette Greco, foto di Ullstein Bild. Johnny Hallyday e la sua amica Nancy mentre escono dal Regine nel 1976, foto di Bertrand Rindoff Petroff. Marisa Berenson nel 1978, foto di Jean- Claude Francolon. Jean-Paul Belmondo, Johnny Hallyday e Dalida nel 1977, foto di Daniel Simon. Catherine Deneuve e Jacques Chazot in 1973, foto di Patrice Picot. Cabaret show al Lido nel 1975, foto di Michel Ginfray. Mick Jagger e Bianca Jagger da Chez Castel nel 1977, foto di Bertrand Rindoff Petroff. Tutte le fotografie Getty Images.
Jerry Hall e Claude Montana a Le Palace nel 1980, foto di Bertrand Rindoff Petroff.
Grace Jones, LouLou de la Falaise e Helmut Berger a Le Palace nel 1983, foto di Bertrand Rindoff Petroff.
Thierry Mugler, Edwige Belmore e Jean Paul Gaultier a Les Bains Douches in 1990, foto di Foc Kan.
Caroline di Monaco, Marc Bohan e Stéphanie di Monaco a Le Palace nel 1984, foto di Gamma-Rapho.

1980s –2020s


Gli ultimi importanti balli parigini prima della haute couture si tenevano a Le Palace e Christian Dior li rilancia per la fashion week. Nel frattempo, Fabrice Coat prende in gestione un vecchio bagno pubblico vicino a Les Halles e crea il primo Bains Douches, paragonato al newyorkese Mudd Club. Les Bains Douches si fa un nome per la sua clientela dello show business e per la quantità di cocaina che vi si consumava nei primi anni ’80. Rockers e punk fanno la spola tra il Gibus club, nei pressi della République, e La Main Bleue, uno scantinato nel municipio di Montreuil, dove c’è gente vestita di pelle nera e si balla la musica di Serge Kruger. Negli anni ’80, Le Palace fa un upgrade e si trasforme in Le Privilège, mentre Les Bains Douches diventa Les Bains. The people in the know della città si ritrovano al Tango, al Rose Bonbon, all’Opéra Night, oppure al Royal, non lontano dall’Olympia. La Main Jaune è il posto giusto per chi ama i pattini a rotelle e il mezcal. È il momento della musica reggae-salsa, che presto lascia spazio al rap del Globo e ai rave party in luoghi abbandonati della città.


I DJ diventano superstar con date fisse in vari club. David Guetta fa il botto al Chance, che poi diventa il Moloko. Mentre Marthe Lagache e Franck Chevalier (il marito di Nina Hagen) aprono il più divertente ed eclettico club di fine anni ’80, lo Zoopsie in Bobino. Sugli Champs-Élysées aprono diversi locali patinati per ricchi e famosi, dove l’attore Anthony Delon si mette in mostra con le sue fidanzate, tra cui la principessa Stéphanie di Monaco.Gli anni ’90 sono dominati dal Queen club, affascinante seppure un po’ volgare. E poi c’è l’indimenticabile La Scala, mentre Cathy Guetta fa ritornare in auge l’indistruttibile Les Bains Douches e Régina si ritrova sola a Le Palace.


Il nuovo millennio si apre con una sorpresa: Le Baron, un ex bordello su Avenue Marceau, rinasce grazie ad André Saraiva, grafico pubblicitario che si trasforma in impresario della nightlife. Saraiva, Olivier Zahm di Purple magazine e il businessman Jean Yves Le Fur aprono il Montana in Rue Saint Benoit, dando una sferzata di energia al quartiere di Saint Germain. Quanto agli anni ’20, la decade inizia con Cicciolina e Serpent à Plume da Maitre Binoche e Place des Vosges. Questi locali si reinventeranno dopo il coprifuoco pandemico che ha riportato Parigi a comportamenti da proibizionismo, con l’apertura di esclusivi speakeasy e hotel dove lo champagne scorre a fiumi.

Azzedine Alaïa, Hubert Boukobza e Naomi Campbell a Les Bains Douches, foto di Foc Kan.
Susanne Bartsch a Le Queen Club durante un fashion week negli anni Novanta, foto by Foc Kan.

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