Siamo Utopia: l'International Talent Support con Barbara Franchin
L’International Talent Support sta per celebrare 20 anni. Ce li racconta Barbara Franchin, che lo ha ideato e guarda al futuro con l'ITS Arcademy
La parola che meglio descrive il progetto di Barbara Franchin, ideatrice dell’International Talent Support – la TS dell’acronimo è anche un omaggio alla sua città natale – è utopia. Mantenere uno sguardo puro sulla moda, come quello dei tanti giovani designer (18mila da 80 diversi Paesi) che hanno partecipato in quasi vent’anni con i loro progetti (e sogni) al premio, portando in dote idee, creatività, manufatti e raggiungendo posizioni chiave nel fashion business. «Lo scorso anno», racconta, «l’edizione è stata realizzata tramite un Fashion film, che ha vinto il BEA World Awards 2020, per la miglior trasformazione da evento fisico a virtuale, ma avrei preferito incontrare e abbracciare, come negli anni passati, i 700 tra designer, studenti, artisti, giornalisti, amici in arrivo da ogni dove a Trieste». E aggiunge, facendo scorrere i loro video più belli, ricevuti in grand parte dall’Oriente: «quest’anno i ragazzi sono stati costretti a raccontarsi da soli. C’è stata un’accelerazione all’ennesima potenza». Con la moda che è sempre più virtuale, con vestiti proposti via web, a volte spediti in digitale pronti per essere stampati e “montati”, oppure concepiti in edizione limitata per vestire i propri avatar. E aggiunge, «mai come ora, però, si sente da parte dei designer la necessità di stare insieme, lavorare in team, trovare connessioni con artisti, tecnici, scienziati». Oltre al premio, la cui prossima edizione ha il titolo “Building the Ark”, Barbara un’arca la sta costruendo davvero, è l’ITS Arcademy, un luogo dove, «preservare la biodiversità della creatività, e dove far dialogare moda, design, arte e cultura». Ospitata nella sede della Fondazione Cassa di Risparmio, «raccoglierà dal 2022 tutti i materiali raccolti in questi due decenni nell’archivio: 18mila portfolio, 325 outfit, 152 accessori, 103 gioielli e oltre 700 foto (numeri in continua crescita), a alimentare una incredibile Wunderkammer, una sala delle meraviglie che è anche una incredibile fonte di ispirazione. E ci sarà anche una biblioteca, sale per moduli educativi... «Abbiamo chiesto ai partecipanti cosa avrebbero portato nell’Arca?”, hanno risposto con strumenti di lavoro – la macchina da cucire o quella da maglieria –, ed emozioni, come la capacità di amare». E tu, cosa porteresti? «Ho i progetti, il mio staff, i ragazzi. Amore, rispetto e follia. Non ho davvero bisogno di nient’ altro».