Musica

Seth Troxler a Milano, con il Circoloco

Il Circoloco, nel weekend del 20 maggio, sbarca da Ibiza a Milano. Un grande spettacolo, al Parco Esposizioni Novegro, poco fuori città...nella lineup Matisa, &Me, Rampa, Anotr, Skepta, Jamie Jones e Seth Troxler, che abbiamo incontrato per un'intervista. A L'Officiel racconta, storie, passioni, e musica ovviamente. 

Nell'img: Ritratto Seth Troxler
Ritratto Seth Troxler

Detroit è la patria americana della musica, partendo dai 40’ con il blues e il jazz. E moltissimi altri generi negli anni, hanno trovato nella città un centro propulsore: dal proptopunk, al rock, al pop (basti pensare agli inizi di Madonna) fino alla musica techno di Derrick May, Juan Atkins, Kevin Saunderson, veri padrini del genere. E sempre Detroit, ha forgiato uno dei protagonisti della scena elettronica internazionale contemporanea: Seth Troxler. Uno di quelli cresciuti a pane e musica, già a 16 anni lavorava per “Melodies & Memories” il leggendario negozio di dischi della città; Seth ha esordito nel panorama musicale nei 2000s a Berlino, dove la scena techno/elettronica era in fermento. La sua è una musica contaminata, sfaccettata, sfumata e condivisa, con quelle che sono le sue due altre grandi passioni: il cibo e l’arte contemporanea. Per Seth, il motto è “non fermarsi”, e tra un nuovo progetto e l’altro, label indipendenti, dreaming night tra Berlino e Ibiza, la rivoluzione: musicale quanto tecnologica. Lo troviamo a Milano, il 20 maggio con il Circoloco.

LO: Cosa ti aspetti dalla serata di Milano?

ST: Sono da sempre grande sostenitore di Milano e dell’Italia, e loro lo sono della mia musica. Il Circoloco di Milano, sarà una delle migliori serate della stagione.

LO: Pronto, per entrare nel vivo della stagione di Ibiza?

ST: Abbiamo inaugurato la stagione poco fa, con un set incredibile. Quest’anno sarà la mia tredicesima stagione al Circoloco, e non vedo l’ora di creare altri momenti magici per l’Isola e la family. 

LO: In quali club, in giro per il mondo, preferisci suonare?

ST: Oltre ad essere un home-resident, il Circoloco per me è famiglia, ed è un posto davvero speciale. Ma ci sono così tanti club in giro per il mondo…A Londra c’è il Fabric, il Blitz a Monaco, il Nordstern a Basilea. Ogni città ha un'atmosfera diversa, ma non meno magica. E questa è una delle cose più incredibili del mio lavoro. Solo in Italia: Torino, Milano, Bologna…ma anche la Sardegna o Napoli, sono posti incredibili per un dj. Un’altra città in cui amo suonare è Amsterdam, ogni volta si crea la magia, c’è una sorta di simbiosi con il pubblico. Capiscono la mia musica e mi sento sempre a mio agio. 

LO: Quando hai capito che volevi fare il DJ?

ST: Ho iniziato a fare il DJ, molto molto giovane, ma credo che la svolta professionale sia arrivata nel 2005, ricordo una serata in particolare al club Robert Johnson di Berlino, avevo 19 anni. 

LO: Leggendo la tua biografia ho scoperto che sei appassionato di cibo e arte contemporanea, raccontaci di più…

ST: È incredibile viaggiare per il mondo, posso provare così tante cucine diverse, incontrare persone interessanti, visitare molti musei d'arte contemporanea. E questo flusso di culture e interpretazioni, sia artistiche che culinarie, mi ha affascinato, tanto da aver influenzato anche il modo in cui interpreto la musica o la mia vita in generale. Sta tutto nei dettagli che scopro, e assorbo in giro per il mondo.

LO: Mi racconti il tuo progetto con Phil Moffa, "Lost Souls of Saturn”?

ST: "Lost Souls of Saturn” è una reinterpretazione diretta di tutti gli interessi che ho: un’intersezione tra elettronica futuristica, arte contemporanea e tecnologia. Voglio cercare di spingere davvero i confini sonori e musicali oltre ciò che conosciamo, e anche oltre ciò che faccio, sotto molti aspetti, dalla narrazione all’esposizione di un progetto. Alla fine dell’anno avremo un nuovo album e alcune live performance in Italia, in cui daremo spazio anche alle nuove tecnologie e all’arte. Mi piace pensare di poter portare il mio lavoro in un altro universo, con una diversa linea temporale…ma chissà magari ci siamo già…

LO: Perché il nome "Lost Souls of Saturn”?

ST: Durante il progetto, io e Phil, abbiamo iniziato ad approfondire il tema di Saturno e del suo culto, e anche tutta la parte delle idee cospirative, anarchiche in un certo senso, cui è legato. “Anime perdute di Saturno” racchiude l’idea che l’umanità a volte si perde in strane figure e ideologie…la musica è un modo per salvarla. 

"Vivo per lavorare a progetti e costruire idee che si collocano nel punto di incontro tra arte, commercio e idee. Per me, questa idea di creazione, è davvero l'essenza della vita".

LO: Hai molti progetti all’attivo, alcuni legati alla storia della cultura nera nella musica elettronica, come Tuskegee, me ne parli? 

ST: Tuskegee, è iniziato con i The Martinez Brothers , circa 8-10 anni fa, quando suonavamo tra New York e Detroit, due città che stavano creando principalmente un patrimonio culturale per la musica nera e ispanica. Ci siamo accorti però, che lo stesso valore non era presente sulla scena internazionale/globale. Quindi abbiamo voluto creare un’etichetta e uno spazio che fosse in grado di puntare i riflettori sulle persone di colore. Ponendo l’accento sopratutto sui giovani ed emergenti. Una luce, per gli artisti di domani.

LO: La musica elettronica sta diventando più inclusiva, donne comprese?

ST: Il mondo della musica elettronica è una delle scene culturalmente più avanzate. É un settore in cui gli artisti si espongono molto, che si tratti di questioni sociali, così come di nuove tecnologie o forme d’arte. È progressista e inclusivo per le donne, la comunità gay e molte minoranze. Storicamente, la musica nasce come forma comunitaria di aggregazione e inclusione, sopratutto per chi cercava una qualche forma di libertà, anche di espressione.

LO: E con l’etichetta Slacker 85, cosa volevi fare? 

ST: Essere un artista non significa intrattenere. Come creatore sono costantemente alla ricerca di nuove idee, ho sempre lavorato e collaborato con gli amici ma non ho mai avuto una label da solo. Slacker 85, è nata, da questa esigenza. Volevo racchiudere vent’anni di musica dance e di esperienze passate, in un’etichetta che raccontasse "ciò che è bello per Seth”. Slacker parla di “essere umano” e non di essere una star, io ho sempre cercato di essere l'uomo del popolo ed è questo il vero significato della parola per me. Essere normali, senza l’esigenza di mettersi in mostra….a volte anche un po’ perdenti, ma cool…D’altronde, chi vuole essere un vincitore per tutto il tempo?

LO: Quali sono gli artisti che ti ispirano come musicista o semplicemente come essere umano?

ST: Sono molto fortunato che molti dei miei amici siano artisti: pittori, artisti e musicisti elettronici…è incredibile lavorare con i tuoi eroi. Trovo grandissima inspirazione anche nei giovani, e a quelli in arrivo dico “non guardate solo al futuro o al passato, ma alle persone intorno a voi, e costruite anche su questo la vostra storia”. Io sto raccontando la mia, ma ne arriveranno di nuove, raccontate dalle nuove generazioni. 

LO: Che mi dici dei sogni o delle aspettative per il tuo futuro?

ST: Ho fatto un sogno recentemente, ho sognato la mia famiglia con due bambini, un maschio e una femmina. Quando ho avuto il mio primo figlio, avevo sognato poco prima di concepire un maschio, ed è successo…Quindi magari chissà allargheremo la family! E sul futuro…vorrei creare un’eredità musicale che possa perdurare nel tempo; continuare a creare, sperimentare e portare le cose strane che penso, dalla mia mente incasinata alla realtà, sperando che siano fonte di ispirazione per qualcuno che possa trovarle stimolanti, come lo sono per me.

Courtesy of the artist (www.sethtroxler.com)

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