Suoni a Versailles: i Phoenix e il loro album “Alpha Zulu”
L’OFFICIEL ITALIA: Tendete a procedere per addizione o sottrazione?
CHRISTIAN MAZZALAI: Su questo album per sottrazione, che è uno dei concetti chiave del lavoro.
THOMAS MARS: È più minimal, secondo il principio dello “spazio negativo”, per riprendere una formula di Philippe Zdar (musicista e autore scomparso nel 2019 che aveva prodotto “Wolfgang Amadeus Phoenix”, vincitore di un Grammy nel 2010). Se a uno di noi non piace qualcosa, siamo diventati pazienti. Dopo “Wolfgang ” seguiamo questo metodo, ad esempio sul pezzo “Rome” non eravamo d’accordo, ma alla fine Deck e Chris hanno trovato un trucco sul ritornello che ci ha permesso di andare avanti.
LOI: Avete registrato l’album “Ti Amo” alla Gaîté Lyrique, quest’ultimo al musée des Arts-décoratifs. Concretamente questo cosa cambia?
CM: Tutto. È un nuovo spazio con una nuova acustica e nuovi strumenti. Essere in un luogo chiuso per la maggior parte del tempo, in mezzo alle opere d’arte ti mette in una prospettiva inedita.
TM: Era pazzesco avere la chiave. Tanto più pazzesco perché noi siamo cresciuti a Versailles, ed era un museo a cielo aperto, era magnifico. Se la musica non è di Lully o Rameau, diventa complicato...
CM: Potevamo avere attorno delle opere come l’Ippopotamo di François-Xavier Lalanne. Ci siamo molto divertiti
LOI: C’è una analogia molto evidente tra quello che presenta questo museo e la vostra musica nutrita da ispirazioni diverse.
TM: Il tragitto per andare allo studio assomigliava un po’ a quello che passava per le nostre teste pensando alla registrazione. Sul tragitto si vedeva di tutto. L’ultima opera che incontravamo andando in studio e l’ultima andandocene, era il trono di Napoleone. La versione dove le aquile erano state tolte per essere rimpiazzate da delle ghiande, c’era un aspetto grandioso e uno tragicomico. Passare davanti a delle opere tutti i giorni fa si che tu inizi ad averne delle preferite, che è un po’ quello che succedeva con le nostre canzoni. Come diceva Christian, bisognava togliere quello che c’era di meno essenziale
LOI: In media tra un vostro album e quello successivo passano quattro anni. Avete mai avuto la tentazione di lanciarvi in progetti da solisti?
TM: No. Ci piace lavorare insieme con i nostri tempi. Raramente ho fatto qualcosa per degli amici. Per esempio con lo pseudonimo di Gordon Tracks con gli Air (per la canzone “Playground Love”, della colonna sonora di “Il giardino delle vergini suicide” di Sofia Coppola).
CM: C’è una sorta di patto tra di noi.
TM: Provo un grande piacere a rifiutare, anche se quello che mi propongono rientra nel mio registro, e ad attenermi a questa nostra regola.