Musica

Il ritorno di Meg con il singolo "Non ti nascondere"

L'artista napoletana indipendente torna con un singolo, il tour estivo e un nuovo album che si annuncia essere "vulcanico". Ne abbiamo parlato proprio con Meg, simbolo della musica elettronica anni'90 e icona di stile, non solo musicale.

Meg in total look Valentino gioielli Vitaly e Bijules - Photo by Mattia Guolo, Styling by Giorgia Cantarini MUA Serena Congiu
Meg in total look Valentino gioielli Vitaly e Bijules - Photo by Mattia Guolo, Styling by Giorgia Cantarini MUA Serena Congiu

MEG torna con un nuovo singolo Non ti nascondere”, che segna il nuovo percorso della cantautrice indipendente, che scrive, arrangia e produce da sempre la sua musica. Il brano, co-prodotto insieme a Frenetik e in uscita per Asian Fake/Sony Music, è la conferma del talento sperimentale di MEG, che si cimenta con nuove sonorità e atmosfere, senza mai tradire sé stessa. Con 8 album, di cui 4 con i 99 Posse e 4 da solista e preziose collaborazioni, Meg è diventata il simbolo del cantautorato alternativo e della musica elettronica. Alla fine del 2004, Meg dà vita al suo primo disco solista dal titolo “Meg”, seguito nel 2008 da “Psychodelice” il primo audio/video realizzato esclusivamente con iPhone. Gli ultimi due dischi sono “Imperfezione e “Concerto imPerfetto” (primo live di Meg registrato al Teatro Carignano di Torino), rispettivamente del 2015 e del 2017Il singolo anticipa l'uscita del nuovo album previsto per settembre, mentre da qui all'estate è atteso un nuovo singolo e sopratutto un tour estivo per i festival della musica, di cui la prima tappa è Milano il 28 Maggio sul palco del Miami. La cover del brano rispecchia il messaggio di MEG : “Un fiore che come un miracolo sboccia dalla nera pietra lavica e brilla di luce propria. È lì, come uno specchio, come un mantra, come un promemoria a implorarti: Non ti nascondere, sei speciale e il mondo ha bisogno di te! Lo so, è difficile, ma continua a ballare e resisti!”.

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Meg indossa earcuff Bijules e abito plissé di Peet Dullaert

Di cosa parla "Non ti nascondere"? Quando arriva il nuovo album?

Meg: Non ti nascondere” è una poesia esistenziale, un manifesto che sprona al coraggio di buttarsi a capofitto nella vita, un mantra positivo dopo il momento buio che abbiamo vissuto. Ho sempre scritto esclusivamente per me stessa, e solo per una mia urgenza personale. Adesso invece qualcosa dentro è cambiato. Oggi, per la prima volta, mi ritrovo a sperare che la mia musica raggiunga anche solo una persona lì fuori per darle forza, coraggio, fiducia, sollievo, come fosse un abbraccio. Il motivo per cui ho deciso di pubblicare nuova musica è perché spero accenda una fiamma dentro chi la ascolterà in questi tempi bui come gli abissi. L'album nuovo è in arrivo alla fine dell'estate e sarà, diciamo, "vulcanico".

Cos'è cambiato nel fare musica dagli anni'90 ad oggi?

Quando inizi a fare qualcosa, non ti preoccupi di nulla ma vai dritta per la tua strada esplorando e improvvisando molto anche. Diciamo anche che dopo 30 anni l’eta anagrafica è cambiata e quindi magari l’approccio è un po’ diverso, ma quello che non è cambiato in me, almeno nel fare musica è cercare di andare sempre controcorrente. Io non mi sono mai preoccupata di quelle che erano le tendenze del mercato e che l’industria musicale richiedeva, anzi quando è cominciato diciamo per me andare controtendenza era proprio un must. L’industria musicale richiedeva una serie di parametri e io, noi come gruppo con i 99 Posse andavamo nella direzione opposta. La musica nasceva nei luoghi occupati, nei luoghi non istituzionali e solo in un secondo momento quella musica che appariva così strana invece è stata invitata ad entrare nei luoghi istituzionali. È stata corteggiata, è stata sovvenzionata, ricordo per noi era quasi un piccolo miracolo avere i discografici che venivano a sentirci nel centro sociale e a proporci una renumerazione economica per fare la nostra musica. Era un processo che noi auto-gestivamo in maniera molto spontanea e libera. Quindi oggi forse quello che è che cambiato è che quella rivoluzione di quegli anni oggi è riconosciuta, non so come dire: i ragazzi di oggi possono usufruire di certe battaglie fatte in quegli anni. Adesso è tutto molto più libero al livello sia di generi musicali che di underground, overground, non c’è più questa grandissima differenza. Anzi, il pop più commerciale prende dall’underground grandissima ispirazione, ma forse anche questa è una storia vecchia che si ripeterà per tutti gli anni a venire. La cosa che forse è cambiata notevolmente sono i mezzi con i quali i musicisti propongono la propria musica. All’epoca appunto io ricordo che in un anno solare facevo 200 concerti, quindi non stavo mai a casa, ero sempre in tour e quello era il modo per portare in giro la mia musica. Oggi per una serie di motivi la musica la porti da casa tua attraverso i social alle persone. La seconda macroscopica novità, anch'essa legata alla veicolazione della musica, è che il lato fisico della musica si è un po’ perso, dai live alla vendita dei dischi. Prima i dischi erano un supporto, un feticcio di cui non potevi privarti, era uno dei contatti diretti con l’artista. Quando compravo un disco nuovo stavo ore e ore a sfogliare il booklet per leggere tutti i dettagli, chi aveva fatto cosa, tutte le fotografie, i credits per entrare nel mondo di quell’artista. Oggi questa cosa è un po’ scomparsa, c’è una fruizione un po’ più po’ più superficiale, che si consuma subito. La quantità è aumentata perché oggi un ragazzo attraverso le piattaforme come Spotify può pagare un tot al mese e ascoltare tutta la musica che vuole. La quantità quindi è aumentata, ma anche l'immediatezza della fruizione e ci si sofferma troppo poco sui dettagli, che poi non sono dettagli e niente è lasciato al caso.  

Come è cambiata quindi la fruizione della musica?

Ci sono diversi tipi di consumatori, quelli che "divorano" tutto e c’è una fetta di fruitori che si è radicalizzata in questo tipo di feticismo che io ricordo da ragazzina, cioè non è un caso che oggi il supporto fisico musicale che si vende di più è il vinile, tornato miracolosamente dopo che è scomparso negli anni ’90. Ricordo da ragazzina ho assistito realmente alla scomparsa del vinile e all’avvento del cd e progressivamente si è passati dal cd all’MP3 quindi alla musica impalpabile e virtuale, da possedere virtualmente e da scaricare online. Chi compra un vinile vuole sapere tutto dell’artista, essere più consapevole di quello che significa fare musica, un musicista va supportato e come lo supporti? Non solo andando ai concerti, ma comprando la sua musica. La mia sensazione è che il ritorno all'old school è la tendenza che impera, probabile che tornino perfino le audiocassette.

Meg indossa abito di Han Kjøbenhavn e gioielli Bijules

Perché la glorificazione degli artisti musicali in realtà avviene su Instagram. Infatti qual è il tuo rapporto con instagram e i social media? Però contro come lo consideri come strumento anche di promozione della tua immagine e di quello che fai

Come in tutte le cose ci sono i pro e i contro. Io con Instagram ho un rapporto non così tossico, nel senso che posso farne a meno però come fruitrice del social media lo trovo molto divertente e stimolante, come se sfogliassi una rivista e mi aggiornassi di tutta una serie di argomenti diversi: la musica, l’arte, la moda o le notizie. In quanto musicista indipendente, prima con MySpace, poi Facebook e poi adesso con Instagram, ho trovato nei social media un enorme mezzo di promozione, assolutamente, veramente utilissimo. Poi però sono convinta che non uso il potenziale di Instagram come potrei!

Per esempio io non ho Tik Tok, tutti mi dicono dovresti “ah, dovresti averlo”, però diciamo che preferisco ancora stare un po’ in equilibrio tra il mondo reale e fisico e quello virtuale dei social. Credo che sia una questione del tutto generazionale, e non nego che trovo molto stimolante e divertente l’uso di Instagram, assolutamente. Una delle cose che mi piace di più è la scoperta di artisti e eventuali collaboratori attraverso Instagram, questa è una cosa che ha del miracoloso ed è utilissima per noi artisti.

Sei emozionata all’idea di tornare a suonare live?

Tantissimo, tantissimo. Da un lato sono stranita, mi sento un senso quasi di confusione, come se non ricordassi bene com’è suonare dal vivo. Recentemente sono andata ad un concerto dei Subsonica e quando sono entrata nella location stipata, credo almeno 2000 persone, mi sono spaventata. La prima reazione è stata un po’ di ansia. Poi essendo loro amica sono andata nel backstage, mi sono tolta la mascherina e insomma ero anche più tranquilla. Il primo impatto è stato un po’ estraniante, salvo poi godermi la gioia del momento. Aspetto molto questo momento di abbraccio collettivo che c’è tra musicista e pubblico. Il momento del concerto è un momento magico perché è una bolla, una bolla magica nella quale entri tu artista insieme a chi ti ascolta, in cui ti è concesso di dimenticarti per un paio d’ore dei problemi della vita, della pesantezza della vita. È una forma di terapia in qualche modo perché ti aiuta dopo quelle due ore a tornare alla vita ricaricato. Quindi è un momento preziosissimo sia per me che per il pubblico. Non vedo l’ora, anche perché è reale e non virtuale!

Parlando di virtualità faresti mai un concerto nel metaverso?

Ma perché no? Diciamo che bisogna fare di necessità virtu. Se disgraziatamente ci troveremo di fronte ad altri lockdown, perché non utilizzare una realtà virtuale nella quale incontraci per ascoltare musica? Sto parlando da persona che è diciamo disperata rispetto alla realtà attuale delle cose, no? Abbiamo vissuto veramente due anni tostissimi e tutto il mondo dei musicisti e degli addetti ai lavori alla musica, perché ricordiamoci esiste tutto un mondo intorno alla musica che è fatto di tecnici, di luciai, di fonici, di tour manager che è stato bloccato dalla pandemia senza avere granché aiuti da parte dello stato.

Quindi diciamo che se virtualmente si può fare si che queste persone, compresi i musicisti, si continui a lavorare ben venga. Diciamo che in generale mi spaventa molto la deriva di un metaverso come vita parallela. Non comprerei mai vestiti nel metatarso.

Meg indossa abito a pieghe Vien, gioielli Bijules, boots calzari Flavia Roncolato
 

Per quanto riguarda il tuo rapporto con la moda? Quali sono i tuoi stilisti preferiti? Come approcci anche la creazione dei look

La moda per me è divertimento. Adoro i vestiti. È anche quello un modo creativo per vivere la giornata, no? Far parlare il vestito di te, in qualche modo di quella che è la tua personalità o di quello che è il tuo umore quel giorno. Questa la trovo una forma di espressione di grande freschezza e anche quella è una piccola forma di terapia in qualche modo. A me piace che i miei vestiti e il mio look parli di me in qualche modo. È sempre stato così, sin da ragazzina sin da quando il preside della scuola mi richiamava in presidenza e mi diceva che non potevo mettermi i jeans strappati con tutte le frasi delle mie canzoni preferite scritte sopra, no? E io tutta orgogliosa uscivo dalla presidenza dicendo “cavolo, ho ottenuto un risultato dirompente, senza volerlo”. Penso anche al momento del punk in Inghilterra, una forma di protesta estetica molto forte. Nel periodo in cui ascoltavo i Cure da ragazzina al liceo e uscivo a vestirmi dark con i capelli cotonati era un modo per dire “io ascolto un certo tipo di musica”.

Vestirmi in un certo modo ai concerti è un modo per omaggiare il mio pubblico, sono molto fortunata di poter collaborare con stylist che hanno un occhio particolarmente più affinato del mio. Io mi dedico alla musica, quindi posso avere un mio giusto per i vestiti però poi mi piace affidarmi a professionisti. Perché insieme il lavoro è divertentissimo, è una cosa che proprio mi diverte un sacco lavorare con la stylist, è molto molto stimolante e divertente.

Io sono una grande fan di Yamamoto, Comme des Garçons, Issey Miyake, Vivienne Westwood. Mi è piaciuto tantissimo l’ultima campagna che ha fatto a Napoli, con streetcasting. Bellissimo, l’ho trovato molto molto bello. Mi piace moltissimo, nella vita di tutti i giorni la linea di abiti eco-friendly di Anntian e poi mi piace vestire con brand emergenti, talenti ancora in fase esplorativa, mi piace l'idea di dare visibilità a una generazione di nomi nuovi tutti da scoprire.

Le date del tour “Fortefragile Live” di Meg

28 maggio Mi Ami Festival – Milano
21 giugno Villa Ada Festival – Roma
25 giugno Maniace Summer Fest – Siracusa

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