Jeanne è una ragazza olandese che ho iniziato a seguire su Instagram ormai più di due anni fa. Ricordo che il suo profilo mostrava foto dell’India, stradine dai muri bianchi, tante persone per strada e quei colori brillanti che da sempre mi affascinano. Abbiamo iniziato a parlare e siamo diventate molto amiche, perché fin da subito ho capito che sarebbe andata molto lontano..
Nasce vicino al mare, a the Hague. Madre giornalista di moda diventata professoressa di storia dell’arte e il padre regista di documentari, definisce la sua giovinezza come “un mix di Diana Vreeland & Caravaggio”. Tra i suoi ricordi di infanzia, tante visite ai musei per ammirare Vermeer e Rembrandt e una forte attrazione per le storie speciali.
Finite le superiori si trasferisce a Parigi per fare la musicista ma viene scoperta da un’agente iniziando così a fare la modella. Il mondo delle passerelle le sta da subito stretto e quando le chiedono di andare a Milano per la fashion week, sceglie invece di andarsene in Guatemala.
Si iscrive quindi all’università dove si appassiona allo studio dell’etica e si avvicina a temi come il femminismo e l’empowerment trovando l’ispirazione e la motivazione giuste per iniziare un progetto. Nel 2014 durante un viaggio in Nepal una signora le si avvicina per strada e la invita nella sua casa, facendole provare un bellissimo costume di Bollywood degli anni '70 che dice “ti darà dei superpoteri”. Questo breve ma intenso momento costituisce un passo cruciale nella vita di Jeanne, che capisce che la moda può fare del bene, unendo le persone e dando loro un grande potere.
Nel giro di due mesi intraprende un viaggio per l’India dove incontra la sua eroina Madhu Vaishnav: sposata molto giovane e diventata (forzatamente) casalinga di una piccola provincia conservativa del Rajasthan, decide di imparare l’inglese e di fondare una NGO chiamata “Istituto per la Filantropia e lo Sviluppo Umanitario (IPHD)”, organizzazione che mira ad aiutare le donne nelle aree rurali e remote dell’India, spesso rinchiuse in casa dai loro mariti senza avere possibilità di imparare, crescere o lavorare.
Tra le due nasce subito una grande intesa e unite dalla volontà di dare un futuro, un lavoro stabile e uno stipendio alle donne, iniziano a collaborare per la creazione dei capi Zazi Vintage.
Il progetto Zazi Vintage oggi da’ lavoro e contribuisce all’empowerment di piccole comunità femminili nel mondo, confezionando le collezioni con l’uso di materiali di scarto, tessuti riciclati o capi tradizionali vintage e dando alle donne la possibilità di guadagnare un salario e costruire la loro indipendenza economica.
Alla ricerca di una NGO concentrata nella salvaguardia della foresta amazzonica con cui poter collaborare in Brasile il prossimo anno e con una associazione che aiuti le donne in Nigeria, paese natale del suo fidanzato, Jeanne non accenna a fermarsi e quando le chiedo dove si vede tra 5 anni risponde: “continuerò a vivere tra l’Occidente e l’india connettendo NGO al progetto Zazi ma anche collaborando con maison che vogliono lavorare in maniera più corretta e sostenibile.”