Oscar 2024, wikipedia dei look che hanno scritto la storia (estetica) degli Academy Awards
Gli aneddoti, le date, i nomi e i dettagli favolosi in un compendio del meglio visto sul quel red carpet. E del perché il caso non esiste.
Questa non è una delle classiche e corpose gallery dedicate ai migliori look che hanno brillato e costellato di glamour la storia dei premi americani dedicati al cinema. Piuttosto si tratta, in previsione degli Oscar 2024, di un wikipedia accurato che dimostra quanto nel tempo gli abiti indossati dallo star system in quella notte magica siano specchi dove ritrovare il riflesso nitido dei nostri gusti, un moodboard vivente verso cui proiettare le ambizioni e i sogni di noi individui comuni. E se il cinema racconta storie che ci riguardano o che vorremmo lo facessero, la celebrazione di chi quelle vite le mette in scena, acquista maggiore senso se lontana dal set. Solo così che la sensazione di poterne fare parte diventa più credibile.
Quando Grace Kelly ha ispirato Gwyneth Paltrow: anche questo è Oscar wikipedia
Nel 1955 Grace Kelly si aggiudica il primo e unico Oscar come migliore attrice protagonista per il film The Country Girl diretto da George Seaton. Ritira il premio vestita da una creazione plasmata dalle mani sapienti di una delle costumiste più influenti e incisive della Golden Hollywood, Edith Head. Un modello classico color azzurro ghiaccio, o blue champagne, spallina doppia e panneggio centrale, ricavato da un taglio di raso francese da 4.000 dollari. Successivamente Kelly scelse di indossarlo negli scatti per la cover della rivista Life. Passa qualche decennio e un'altra dea bionda e sofisticata con davanti a sé un futuro brillante di attrice, vince a 26 anni l'Oscar per l'interpretazione del ruolo da protagonista in Shakespeare in Love di John Madden. Il candore di Gwyneth Paltrow è il fulcro su cui si basa la scelta dell'abito pensato per quella serata così speciale, una creazione rosa confetto by Ralph Lauren dalla gonna ampia e strutturata, sormontato da un corpetto esile e che cita l'eleganza garbata e aristocratica evocata nel '55 da Grace Kelly. Un abito così esatto da riportare in auge nel 1999, dopo tanta austerity, minimalismo e grunge, la riscoperta di un classicismo senza tempo alla soglia del nuovo millennio.
Oscar Wikipedia, quando i migliori look subirono il fascino discreto della camicia bianca
La prima a farlo in modalità plateale e magistrale è stata Sharon Stone in occasione degli Oscar 1998 per la nomination come attrice non protagonista in The Mighty di Peter Chelsom. La sexy lady di Basic Instinct del '92, forse per eventuali complicazioni relative al look definitivo, scelse di indossare sopra alla gonna in seta di Vera Wang una magnifica camicia bianca da uomo del marchio Gap. È possibile incrinare così tanto il cerimoniale? Certamente, si deve. Tanto è vero che il modello understated ed effortless di Stone negli anni a venire ha fatto largamente scuola. Agli Oscar del 2022 si contano infatti ben due camicie bianche studiate per ri-prendersi la scena con il format della citazione dal passato. Zendaya nella versione cropped by Valentino e Uma Thurman in un outfit bianco e nero, sobrissimo e ben inamidato, di Bottega Veneta.
Oscar wikipedia, tra i migliori look di sempre vince la stravaganza
Tutti lo abbiamo visto (e adorato) almeno una volta. L'abito cigno indossato da Björk durante la notte Oscar del 2001, dove era candidata con il brano "I've seen it all” per il film Dancer In The Dark di Lars von Trier e in cui recitava nel ruolo di protagonista, ha segnato un fortunato punto di non ritorno nella storia esetica degli Academy Awards. Marjan Pejoski, oggi firma del brand street-goth KTZ, ha creato intorno alla figura surreale della cantante islandese un piccolo grande sogno di tulle: un omaggio al cinema glorioso del passato, visionario e favolistico di Busby Berkeley, tanto che il red carpet fu arricchito da una rapida performance sulla fertilità in cui Björk/cigno deponeva in dono alla comunità l'uovo fecondo (di struzzo). Un'altra promotrice del fuori schema è stata Celine Dion che agli Oscar del 1999 ha indossato il sontuoso smoking bianco di Dior by Galliano al contrario, accompagnato da un fedora affilato e un paio di occhiali Ray-Ban tempestati di diamanti. L'effetto della giacca al contrario con schiena nuda ha lasciato gli astanti senza parole e pervasi da un sentimento di straniamento indelebile. Ultima ma non ultima, inseriamo qui nella selezione delle trasgressive con creatività anche Lady Gaga. Alle sue stravaganze siamo ampiamente vaccinati ma non in un contesto sacro come quello degli Oscar. Nel 2015 è ospite cantante e ci riserva per il red carpet una creazione di un maestro speciale, Azzedine Alaïa: un abito scintillante ricco di texture simili a scaglie di coccodrillo e spalle esagerate, completato da un paio di guanti rossi piuttosto areodinamici diventati nel giro di pochissimi secondi oggetti virali di meme. Purché se ne parli?
Nero e trasparenze, i veri look trasgressivi della lunga notte degli Oscar
Alla prima edizione degli Academy Awards televisivi nel 1969 Barbra Streisand indossa un ensemble nero dall'ingannevole innocenza: un pigiama con tanto di colletto, polsini da educanda e fiocchetti alla Sandy Liang. Si tratta della creazione black-nude-look di Arnold Scaasi, una combo maliziosa di camicetta e pantaloni per i tempi ancora a tinte pastello del pubblico tv di fine anni sessanta forse un tantino esplicita. Così abbigliata Streisand vince l'Oscar per Funny Girl di William Wyler ma a pari merito con Katharine Hepburn per l'interpretazione eccezionale in Guess Who's Coming to Dinner di Stanley Kramer. Praticamente uno scontro tra titani. Nel 1986 un'altra grandissima icona della musica e del cinema si palesa allo Shrine Civic Auditorium per ritirare il meritatissimo Uncle Oscar come migliore attrice protagonista in Moonstruck di Norman Jewison. È Cher ricoperta in jais e tulle nella rivisitazione di un'odalisca seduttrice pronta a srotolarsi via dalla stola - come una moderna Cleopatra. Infine c'è Cameron Diaz, volto e spirito del cinema rom-com degli anni 2000. A lei il compito di normalizzare agli Oscar l'underwear a vista e tono su tono con la complicità di un brand italianissimo ed esperto sull'argomento, Versace.
Perché sono solo due i migliori look agli Oscar a 24 carati
Farrah Fawcett in una creazione liquida di Stephen Burrows nel 1978 e due anni dopo, nell'80, Lauren Hutton in Zoran tracciano la linea cromata dello stile a 24 carati. Gli anni '70 e gli abiti metallici, complici le luci strobo dei club per ballare la disco, diventano una cosa sola. Così Fawcett e i suoi magnifici capelli scelgono di irradiare luce divina dal palco degli Academy Awards attraverso l'utilizzo di un abito halter neck in mesh oro liquido di grande effetto. Completamente fuori dagli schemi ecumenici del tappeto rosso degli Oscar, anche la magnetica modella e attrice Lauren Hutton sbaraglia le scene nel 1980 grazie a un completo casacca e shorts in lamé dorato firmato dal serbo Zoran. Una giovane promessa del mercato americano - il suo brand era nato da quattro anni, a cui Hutton associa collant velati e quel magnifico sorriso felino. Se da questo mini cluster escludiamo il discusso abito di Lizzy Gardiner del 1995, la costume designer australiana del film The Adventures of Priscilla, Queen of the Desert uscito nel 1994, e cioè un tubino à la Rabanne creato con 254 carte di credito American Express Gold, siamo certi di poter affidare a Fawcett e ad Hutton lo scettro di Queen of Gold, sia per tempistiche che per l'azzardo di quelle scelte così sfrontate e massimaliste.
Oscar wikipedia, chi detiene il primato nell'aver indossato sul red carpet moda vintage
In questo ultimo capitolo dedicato agli Oscar 2024 wikipedia, c'è un prima di Daryl Hannah e un dopo di Daryl Hannah con la complicità di una certa Madonna. La nostra Sirena a Manhattan si presenta agli Oscar nel 1988 con un abito al ginocchio con spalline sottili ricoperto di perline disposte a rombi e impreziosito da strass. Hannah lo accompagna a un paio di guanti lunghi bianchi da diva - allora caduti in disuso - una stola e uno styling capelli da golden Hollywood con onda languida laterale. Uno spettacolo. Quell'anno, lei e Kevin Costner, sono i presentatori del premio per i migliori costumi e in quel frangente la bionda attrice rafforza il senso del premio scegliendo di indossare un abito già sfoggiato l'anno precedente da un'altra bionda atomica, niente meno che da Madonna. Miss Ciccone scelse quell'abito prima di lei in occasione della première mondiale del film Who's That Girl in quel di Time Square a NYC e brillare sotto il sole d'agosto del 1987. Si tratta dunque di un abito cocktail vintage meraviglioso, seppur senza etichetta, noleggiato per ben due volte in un anno da due celeb differenti. Se questo non è un gesto di proto-upcycling, di cosa stiamo parlando? Successivamente Demi Moore nel 1992 scelse di omaggiare l'amicizia con Gianni Versace indossando agli Academy Awards una creazione color glicine con tanto di guanti lunghi, proveniente dell'archivio italiano della Medusa. Anche in quel caso fu un successo mediatico. Ma è nel 1994 che la tendenza di sfoggiare moda vintage sul red carpet raggiunge il suo acme: una radiosa Winona Ryder accende il tappeto rosso degli Oscar fasciata da un abito bianco con frange in stile flapper di Edward Sebesta: un modello selezionato e acquistato tra i tesori custoditi nel tempio del vintage deluxe di Beverly Hills, LILY et Cie. Ryder riesce così a sterzare due volte: sia dalle tendenze mainstream gotiche e grunge del periodo, sia dalla liturgia standard degli abitoni da awards agevolando così al grande pubblico un altro filone visivo narrativo pieno di grazia e apprezzamento per il passato. Una scelta intelligente e coraggiosa se pensiamo che appeso nel suo armadio c'era l'abito di un brand famossimo spedito appositamente dall'Europa a cui però il fruscio dei flash dei fotografi gli fu drasticamente negato. Perché così è la vita, non sempre si vince.