Maude Apatow takes center stage
Sull’onda del successo di “Euphoria”, la giovane attrice si è appena trasferita a New York. Con l’obiettivo di approdare presto alla regia.
Photography CARLOTTA KOHL
Styling RYAN YOUNG
Maude Apatow sarà anche figlia di due star della commedia come Judd Apatow e Leslie Mann, ma si sta ancora abituando ai livelli di attenzione scatenati da “Euphoria”. Come sottolinea Apatow il successo della serie è dovuto non tanto al tratteggiare accuratamente la tarda adolescenza, quanto nel descrivere come ti può sembrare quando ti ci trovi dentro. «Quando sei alle superiori, tutto sembra così drammatico e importante. Se ripenso ora a certe situazioni, mi dico: ma perché me ne importava? Eppure vivevo ogni cosa come la più importante al mondo, ed è proprio così che Sam ha dato vita a Lexi. La posta in gioco non è effettivamente così alta, eppure lo è».
L’OFFICIEL ITALIA: Ciao Maude, sei a New York adesso? Vivi lì?
MAUDE APATOW: Sì, ho appena preso un appartamento qui, perciò spero di traslocare presto. Sto nel West Village, mi piace un sacco. Il fatto è che sono cresciuta a Los Angeles, ho frequentato sempre lo stesso istituto, insomma avevo proprio bisogno di un cambiamento.
LOI: Congratulazioni, la seconda stagione di "Euphoria" è un gigantesco successo. E molti sostengono la coppia di Lexi, il tuo personaggio, e di Fezco, interpretato da Angus Cloud.
MA: Fexi! Lo so, è un terribile nome di coppia. Amo Angus, è un ottimo attore, buono e carismatico. Certo, per alcuni è stato scioccante l’evoluzione romantica tra Lexi e Fez, la coppia più improbabile, ma credo che abbia un senso, sebbene strano... sono teneri insieme. Lui è così duro, ma anche così sensibile e lei lo trova affascinante. È una faccenda alla Tony Soprano.
LOI: Lexi ha un ruolo importante in questa stagione, specie se paragonato alla prima. Lo sapevi fin dall’inizio? È difficile capire se "Euphoria" è uno di quegli show nati con diverse stagioni già pianificate, o se si tratta di una operazione più improvvisata.
MA: Direi un po’ e un po’. Quando ho firmato Sam (Levinson) mi ha detto che il mio personaggio sarebbe cresciuto nella seconda stagione. È un tale perfezionista che se gli dai un minimo di tempo in più, cambierà tutto fino all’ultimo secondo. Immagino dipenda dal fatto che Sam scrive di continuo, nessuno resta fisso nella sua posizione, perché lui cambia in ogni momento. Le sceneggiature per la seconda stagione ricevute prima del Covid erano molto diverse, ci ha rilavorato tanto sopra. Non sono completamente diverse, ma sono diventate molto meglio. Credo che Lexi sia la versione più nevrotica e ansiosa di me, tipo quando ero al primo anno di superiori, da cui mi sono evoluta. Penso che Sam mi capisca veramente e in qualche modo scriva con la mia voce. Molto delle vicende legate alla rappresentazione teatrale deriva dalle nostre conversazioni sulle mie esperienze nel dipartimento di teatro. Avevo prodotto lo spettacolo dell’ultimo anno e l’avevo preso molto ma molto sul serio. Ho perso diversi amici durante lo show, solo perché volevo che venisse bene!
LOI: Si è parlato molto dell’effetto di "Euphoria" sulle passerelle e tra i retailer, tipo gli elaborati make-up glitter, i crop-top in colori confetto e gli abiti cut-out. La moda nella serie è quasi un personaggio a sé: ha in qualche modo influenzato il tuo stile?
MA: Mi stai domandando se la serie ha cambiato il mio stile? Forse un po’, non sono mai stata super audace in fatto di moda. Certe persone riescono davvero a esprimersi attraverso i loro vestiti e io non so se sono brava in questo. Sto ancora cercando di capirlo. Lexi probabilmente è la versione più estrema del mio stile.
LOI: Hai sempre voluto essere un’attrice?
MA: Si. Ricordo la prima volta in cui vidi un musical, era “Hairspray” e dono impazzita.
LOI: So che quando eri molto piccola hai preso parte in alcuni dei film dei tuoi genitori ("Molto incinta" e "Questi sono i 40"), dove interpretavi la figlia di tua madre. Rivedi mai quei film adesso
MA: No mai, non so perché. Non è ancora passato abbastanza tempo, mi sento ancora imbarazzata.
LOI: Che effetto fa essere diretta da tuo padre?
MA: In realtà non ho ricordi perché ero davvero piccola. Mio padre è il mio mentore e siamo molto, molto legati, perciò iniziare a lavorare con lui (nei film più recenti come quello del 2020, “Il re di Staten Island”) è un’esperienza proprio speciale. Ha un modo davvero unico di lavorare, crea set collaborativi e aperti all’improvvisazione, ho imparato molto dal vederlo al lavoro.
LOI: Quando hai iniziato la tua carriera da adulta, i tuoi ti hanno incoraggiato con frasi del tipo: “Si Hollywood è una grande industria; devi assolutamente lavorarci”, oppure “Per favore studia per diventare un’astrofisica”, o che altro ancora?
MO: Mi hanno sempre supportato molto. Più di tutto volevano che facessi quello che mi rende felice. Però non ho preso nessun lavoro in autonomia finché non ho finito le superiori, ci tenevano che restassi a scuola. Volevo a tutti i costi lavorare quando ero più giovane, mi sentivo super pronta e ce l’avevo tantissimo con loro perché insistevano nel farmi finire le superiori, adesso però sono contenta di averlo fatto.
LOI: Ho letto che vorresti confrontarti con la regia.
MA: Si, sicuramente. Mio padre mi ha sempre incoraggiata a scrivere. Come attore hai pochissimo controllo: ti presenti sul set, fai quel che devi fare e finisce lì. Speri che abbiano girato bene la scena e che la editeranno bene, ma non è nelle tue mani. Papà ha sempre detto che bisognerebbe imparare a scrivere e a dirigere, così puoi fare le cose da solo e avere più controllo e giocare sui tuoi punti di forza. L’ho visto succedere con Amy Schumer e Lena Dunham. Così nel 2017 ho realizzato un corto, “Don’t mind Alice”, che ho scritto, interpretato e diretto. La regia mi piace, è uno dei miei principali obiettivi. L’estate scorsa ho venduto il mio primo script. Non so se posso parlarne, ma è pazzesco, sono molto eccitata all’idea.
LOI: È importante per te raccontare storie vere che toccano temi reali?
MA: Si certo, ma tutte le storie sono importanti. C’è un tempo e uno spazio per ogni diverso tipo di film. Mi è successo di vedere persone che avvicinavano i miei genitori per dire quanto qualcosa che loro avevano fatto li avesse aiutati in un momento difficile facendoli ridere, erano davvero grati. Sono momenti come questi che ti ricordano perché fai ciò che fai. Certi ragazzi mi messaggiano in privato, oppure commentano dicendomi qualcosa di simile, che lo show li ha fatti sentire meno soli, che ci si rispecchiano. Sento che è questo il motivo per cui lo facciamo.
LOI: Il tuo sogno nel cassetto?
MA: Un musical, adorerei fare un musical, di qualunque tipo.
LOI: Ci sono degli attori che stimi in particolar modo?
MA: Ammiro Emma Stone, così divertente e al tempo stesso una grande attrice. L’ho vista a Broadway in “Cabaret”, era incredibile.
Team Credits:
HAIR: Ben Skirvan;
MAKE UP: Kale Teter,
MANICURE: Shirley Cheng;
PRODUCTION: Oli McAvoy;
DIGITAL TECH: Geoffrey Leung;
TAILOR: Matthew Reisman;
PHOTO ASSISTANTS: Matchull Summers and Sam Dahman;
STYLING ASSISTANT: Emily Drake.