New Frontiers: l'intervista a Giovanni Gerosa di GIO
Il fondatore di GIO racconta la sua visione e la collezione "Chapter VI" che sarà presentata durante la Milano Fashion Week.
«Mia madre e mia nonna mi hanno trasmesso l’amore per il bello» esordisce così Giovanni Gerosa, classe 1996 e fondatore del marchio GIO: «Ho molti ricordi di loro insieme a sfogliare riviste e a girare per negozi. Ho negli occhi i loro armadi pieni di bei vestiti e accessori. Con il tempo, questo senso del gusto è diventato un modo per esprimere me stesso, e crescendo, ho deciso di coltivarlo sempre di più». Durante gli studi, inizia la sua formazione professionale per un brand milanese di calzature, e collabora con stylist per riviste internazionali, in parallelo fonda il suo marchio. Suddivise in capitoli, le collezioni di GIO vengono presentate annualmente senza seguire le dinamiche stagionali, e giunti alla sesta "Amber Island", racconta il suo percorso
L'OFFICIEL ITALIA: Come mai l’idea di realizzare collezioni che vengono presentate annualmente e fuori da ogni stagionalità?
GIOVANNI GEROSA: La scelta di una sola collezione annuale è stata presa principalmente per essere più sostenibile sia dal punto di vista etico e finanziario. Naturalmente, ci sono pro e contro, ma per come sono fatto, preferisco sostenere la mia idea cercando di trovare un equilibrio tra creatività ed economia. Una collezione unica e annuale comporta un grande impegno, sia creativo che produttivo e finanziario. Al momento, non sento la necessità di avere più uscite; la mia attenzione si concentra sul Capitolo in corso. Il ciclo di vita tradizionale delle collezioni è troppo breve e gli uffici stile hanno troppo poco tempo tra una collezione e l’altra. La creatività deve essere coltivata e accudita, e per questo il tempo è essenziale.
LOI: Com’è nata e qual è l’ispirazione della collezione Chapter VI?
GG: L’ispirazione per il Capitolo VI è nata dalla pietra di ambra, che insieme all’isola è il filo conduttore di "Amber Island". L’ambra ha sempre avuto per me un significato profondo, sia dal punto di vista visivo che sensoriale olfattivo. Durante le mie ricerche, ho scoperto che una delle caratteristiche dell’ambra è quella di essere considerata un sigillo. Ho compreso quindi la necessità di sigillare i miei ricordi in questa collezione, utilizzando parole, simboli e colori. La connessione con una meravigliosa casa su un’isola ha poi ispirato la scelta del nome. Questa casa, immersa completamente nel mare e nella natura, tra cielo e terra, ha rappresentato perfettamente l’immagine che desideravo raccontare.
LOI: Come funziona il tuo processo creativo?
GG: Il mio processo creativo inizia sempre con una lunga ricerca, fatta di immagini, parole, persone e libri che mi hanno colpito. Raccolgo tutto all’interno del mio diario visivo e cerco di tradurre queste ispirazioni al mio team, trasformandole in qualcosa di reale e unico. Mi piace raccontare Giovanni come un individuo singolo, ma al contempo circondato dal mondo. Attraverso i capi, esprimo stati d’animo e sensazioni che chi li indossa può condividere. Colori, disegni e tessuti che evocano emozioni in chi li tocca o li guarda.
LOI: Chi sono stati i tuoi maestri?
GG: Ci sono state diverse persone che mi hanno insegnato qualcosa di prezioso. Maestri che hanno fatto emergere in me qualità e abilità che, nel tempo, sono maturate. Ho avuto la fortuna di crescere in ambienti dove educazione, rispetto e disciplina erano valori fondamentali, sui quali ho costruito la mia vita e il mio lavoro. Continuo a incontrare persone che diventano fonti di ispirazione, dalle quali imparo sempre qualcosa di nuovo.
«GIO è un viaggio all’interno dei miei mondi introspettivi, una costante ricerca e passione che mi permette di esprimermi a pieno» Giovanni Gerosa
LOI: E quali sono stati invece i tuoi designer di riferimento che ti hanno aiutato a costruire la tua estetica?
GG: Quando frequentavo l’università nel 2015, in quell’anno Alessandro Michele veniva nominato direttore creativo di Gucci. Per me, è stato un esempio forte e un punto di svolta nell’impostazione della mia estetica. Il suo eclettismo, intriso di simboli, parole e scenari, mi ha affascinato in modo totalizzante, quasi maniacale. Osservavo l'uso dei colori e la disposizione dei simboli sui capi, potevo passare ore a guardare quelle immagini, cercando di capire come tanti universi riuscissero a convivere in modo così armonioso e unico.
LOI: Quanto è fondamentale per te la campionatura dei colori per la tua collezione?
GG: È estremamente importante - lavorando principalmente con la maglieria nelle collezioni - riuscire a campionare il maggior numero di colori possibile. Questo permette di avere un'idea di come ogni tonalità, dal piccolo campione iniziale, reagirà su una dimensione più grande. Lo stesso vale anche per altri tessuti presenti nelle collezioni, come la seta e il lino. Non parto mai da una cartella colori definita, perché non voglio limitarmi fin dall'inizio; preferisco invece decidere in un secondo momento se eliminare o combinare alcuni colori durante lo sviluppo. Anche in questo, la maglieria è affascinante, poiché mi permette di mescolare le tinte tra loro, creando bellissime sfumature mélange. Ho sempre bisogno di lavorare visivamente con i colori: devo vederli insieme sul capo finito, creare armonia tra loro, fare in modo che si rispettino e che nessuno diventi troppo predominante.
LOI: C’è qualche cosa che cambieresti del fashion system?
GG: Purtroppo sì, e dico "purtroppo" perché i miei occhi sono ancora quelli di un bambino appassionato a ciò che fa. Questo non significa che io abbia smesso di portare avanti la mia piccola rivoluzione personale in questo mondo. Nel mio piccolo, lo faccio creando una sola collezione all’anno, collaborando con piccole aziende come la mia, lavorando con persone giovani e utilizzando una filiera Made in Italy. Mi piacerebbe che i grandi, coloro che hanno il potere di cambiare questo sistema, comprendessero questa necessità.
LOI: Chi vorresti che indossasse i tuoi capi?
GG: Mi piacerebbe che i miei capi fossero indossati da personalità completamente diverse tra loro: dalla ragazza creativa di 25 anni che ama viaggiare per il mondo, alla signora che nelle sue vacanze o nella vita quotidiana, sceglie un pezzo della mia collezione. Mi affascina l'idea che i miei capi prendano vita con loro, raccontando e vivendo le loro esperienze.
LOI: Che cosa non manca mai tra le immagini di un tuo moodboard ispirazionale?
GG: Il cielo. Qualsiasi sia il tema, la stagione o il significato della collezione, nei miei moodboard troverai sempre un cielo sfumato, pronto a sprigionare energia ed emozioni. D'altronde, il cielo è lo stesso per tutti, ed è proprio questa sua forza a connetterci, creando un’energia potente e universale.
LOI: Quali consideri i tuoi tratti distintivi per eccellenza?
GG: La scelta dei colori, l’utilizzo dei materiali e la capacità di trasmettere sensazioni ed emozioni, che negli anni sta diventando sempre più forte, ma sento che c'è ancora da lavorare. Riuscire a trasformare il sogno della mia infanzia in qualcosa di reale è una grande soddisfazione, anche se sono consapevole che la strada è ancora lunga e piena di sfide.
LOI: C’è qualcosa che vorresti comunicare ai nostri lettori?
GG: Vorrei che tutti imparassero ad essere sognatori. E vorrei anche che ognuno, con le proprie capacità, compisse una piccola rivoluzione per rendere migliore questo mondo così fragile.