New Frontiers: l'intervista a Ludovico Bruno di MORDECAI
Il fondatore di MORDECAI racconta la sua visione e la collezione primavera estate 2025 presentata durante la Milano Fashion Week.
Mordecai - marchio fondato a Milano dal designer Ludovico Bruno - è una parola che deriva dalla antica babilonia, traduzione in lingua moderna dell'unico Dio in cui credevano, un protettore del raccolto e della prosperità: «Non volevo chiamarlo con il mio nome perché non aveva un forte appeal. E mi sembrava universale attribuire questo nome ad un marchio che vuole essere carico di positività. Mi piaceva questa idea di collettività che deriva dalla Babilonia, è comprensibile in tutto il mondo e suona bene anche per l’ancestralità del nome. E poi è il nome del falco domestico del film “The Royal Tenenbaum” di Wes Anderson». Il progetto di Ludovico è nato nel 2023, propone di rivitalizzare il panorama del menswear al di là dei dogmi tradizionali e le tendenze stagionali.
L’OFFICIEL ITALIA: Come hai cominciato?
LUDOVICO BRUNO: Dopo un'esperienza a New York da Phillip Lim sono tornato in Italia e sono stato assunto nel 2014 da Moncler. Mi sono stabilito per 10 anni lavorando come senior designer per Moncler Gamme Rouge by Giambattista Valli, poi per Moncler Gamme Bleu by Thom Browne, fino a diventare head designer e responsabile del progetto genius. Sono sempre stato stimolato dalle collezioni che abbiamo portato avanti con i designer di Genius, ho avuto la possibilità di lavorare con Simone Rocha, Craig Green, Jonathan Anderson, Richard Quinn per citarne alcuni. Poi dopo Moncler ho avuto una parentesi da New Guards Group con Yoon Ahn e seguivo la produzione di Ambush a Milano. Ho capito che potevo portare avanti questo lavoro individualmente offrendo consulenze, specialmente sull’outerwear.
LOI: E come mai hai deciso di intraprendere questo percorso con Mordecai?
LB: Di base volevo ritrovare una stabilità. Con Moncler sviluppavamo otto collezioni l'anno e tutte portate avanti con un'estetica differente e radicata, ad un certo punto ho sentito l'esigenza di capire che cosa volevo io. A me piacciono i vestiti, ciò che rappresentano e sentirmi adeguato ad una determinata situazione di vita. La collezione parte prevalentemente dall'uomo per poi virare anche sulla donna. Io sento l'esigenza di provare ogni singolo capo, ok il fitting sui modelli, però li devo provare io per capire non solo la comodità ma anche la funzione d'uso e il senso. Intendo capire dove li indosso e perché dovrei indossare questi capi, altrimenti sarebbe inutile andarli a comprare. Perciò il marchio è nato con la mia idea creativa e due partner: uno è lo showroom tenuto da Riccardo Grassi e l'altro è il produttore Hostage.
"Sono un designer abbastanza pragmatico, non disegno per un’alto sentire - so che sembra un po’ poco poetico - perché altrimenti avrei fatto l’artista probabilmente". Ludovico Bruno
LOI: Qual è la tua visione di moda?
LB: Trovare nuove soluzioni per mantenere un'estetica che si adatta alle occasioni d’uso e che sia un prodotto utile al guardaroba. L'uomo e la donna comprano in maniera completamente differente, motivo per cui mi interessa un pochettino più l’uomo per come ho impostato la mia idea di business. Secondo me l'uomo compra con la testa, con la ragione, quindi se dovesse trovare una cosa che le piace, va avanti a comprarla perché gli sta bene ed è un cliente che puoi fidelizzare. La donna compra con più intuizione e impulso perché è più incline ai trend, perciò è più difficile da fidelizzare. Mordecai non è un progetto che è destinato a cambiamenti o rivoluzioni, vorrei rimanere fedele a me stesso.
LOI: Sei molto focalizzato sull’idea di praticità. Essendo una tematica ampiamente tracciata da diversi stilisti che genere di approccio applichi?
LB: Per me il concetto di praticità si traduce a come far durare un capo che sia adeguato, moderno al punto giusto e che non stanchi. La mia collezione si traduce con giochi di bilanciamenti tra un'offerta di capi realizzati con materiali tecnici, funzioni d'uso, tipi di assemblamento dei capi, piccoli dettagli, tasche antivento, stacchini, sacchi piuma e finissaggi e poi la silhouette a 8. La mia idea di praticità non deve avere un'estetica tecnica e sono capi che puoi utilizzare ad un cocktail, all'evento ma anche dal lavoro più cittadino. Sostengo che l’apprendimento generale del vestire proviene sempre da una matrice militare: i capi vengono fatti per un certo tipo di utilizzo e vengono plasmati sul quotidiano. A me piace molto fare una ricerca di vintage militari, e spesso mi accorgo che il punto di partenza è sempre quello perchè è molto trasversale: dai cappotti da ussaro, alle tute mimetiche americane, è molto trasversale.
LOI: Chi sono stati i tuoi maestri?
LB: Thom Brown è una persona che mi ha insegnato il mestiere, se dovessi investire su un abito tagliato da dio è la persona su cui fare riferimento. Sicuramente Giambattista Valli invece mi ha insegnato a lavorare sulle occasioni, sai se una donna dovesse andare ad una qualsiasi cerimonia, un abito di Valli funziona sempre. Entrambi mi hanno insegnato a rimanere fedele a me stesso e alla mia visione. E infine Remo Ruffini per il suo punto di vista sul business, Remo Ruffini, penso che sia una delle persone più intuitive, geniali, moderne, adulte.
LOI: Qual è il tuo target?
LB: Un essere umano che lavora, aggiornato sulla moda e a cui piacciono i capi anche per quello che servono. Individui consapevoli e confident, che abbiano una vita abbastanza bilanciata tra il fare veramente qualcosa invece di avere la pretesa di mostrare qualcosa. Potrebbe essere un’atleta, un artista, un filantropo, un filosofo o uno scalatore. E sinceramente mi piacerebbe possedere una propria comunità di persone fedeli al mio marchio, piuttosto che fare il look su una star agli Oscar. Sarebbe una bella conferma.
LOI: Come funziona il tuo modus operandi?
LB: Parto sempre dal prodotto, e ogni anno cerco di visualizzarmi un mio ipotetico guardaroba di una persona e mi pongo delle domande. Cosa c'è? Cosa manca? Siamo nel 2024, quanto ha piovuto? Dove vado? Cosa sto andando a fare? E di conseguenza costruire intorno una parte di essential che possano davvero servire quindi è davvero molto basato sul prodotto. In che modo lo analizzi tu il prodotto? E successivamente dopo questa fase di analisi passo alla progettazione.
LOI: Come hai strutturato la tua collezione primavera estate 2025 presentata durante la Milano Fashion Week?
LB: La collezione si compone con una serie di carry over e una parte di novità. Si intitola “The Art of Leaving”. Mi trovavo in una libreria e mi sono reso conto che ci sono tantissimi, tomi e libri su come prendersi cura di una persona, come accalappiare un uomo o come sposarsi… però poi nessuno ti spiega l'eleganza di lasciare andare le persone con gentilezza. Dalla collezione emergono i rimandi al film “Pina” di Wim Wenders con le coreografie che esemplificano questo concetto di prendersi e lasciarsi. Tutto questo sui capi si traduce con l’idea di attaccare e sganciare gli stacchini, di spezzare i capi e di lavorare proprio sugli interni dei capi.
LOI: Quali sono secondo te i tuoi trademark in cui ti riconosci e ti ritrovi?
LB: Il nostro logo, che sono queste tre righe di dimensioni diverse che vengono da tutto uno sviluppo di tappeti berberi, le nostre silhouette e l’utilizzo di materiali tecnici su forme che non sono tecniche.
LOI: C'è qualcosa che manca a MORDECAI per ottenere ancora più statement?
LB: Sicuramente siamo settati sul prodotto e sul consumatore, per cui vorrei concentrarmi più sulla comunicazione, ma non voglio che diventi un marchio in hype perchè sarebbe fine a se stesso. Vorrei lavorare sulla distribuzione per cercare di creare una rete distributiva non solamente sui mercati classici, ma ramificare il più possibile una distribuzione adeguata. Anche dal tipo di feedback che stiamo riscuotendo adesso, l’Asia è il nostro primo mercato e lì c'è grande possibilità di crescita.
LOI: C’è qualcuno con cui ti piacerebbe realizzare una collaborazione?
LB: Mi piacerebbe lavorare sull’artigianato, con le botteghe della parte berbera del Nord Africa e produrre delle coperte esclusive realizzate con degli appositi telai. Vorrei distaccarmi dalla moda, mi interessa di più la tappezzeria e l'arredamento. Mi piacerebbe realizzare qualcosa con le realtà di Marrakech, sarebbe molto interessante riuscire a sviluppare una piccola capsule. Ma se dovessi sognare in grande mi piacerebbe lanciare una linea home con dei resort o delle catene di hotellerie.