Fashion at IUAV 2017
Da sinistra: Giovanni e Gregorio Nordio, Martina Rizzieri, Attilo Doria, Anna Lena Biotti, Giuditta de Pretis
Lo show parte dall’abito, dalla collezione ma va oltre l’abito stesso. E’ un’esperienza multimediale aperta sul domani. E’ un’architettura in movimento, un frame video lungo un’ora che racchiude gli artefatti, le immagini e i suoni del nuovo. L’innocenza del muro è lo statement di Fashion at IUAV 2017 che ha l’art direction di Mario Lupano e Cristina Zamagni e la regia di Gina Monaco di Kinkaleri.
La passerella corre lungo la striscia di asfalto che separa l’area del terminal San Basilio e il canale della Giudecca. Una rete metallica la divide dai passeggeri che scendono dalle grandi navi. Sul background il Mulino Stucky. Interferenze luminose accendono le scritte sui pannelli led. La performance sonora di Furtherset e la selezione musicale di Federico Gabrielli contestualizzano l’esperienza in un luogo e un tempo astratti. E poi le eccellenti collezioni che cercano le coordinate estetiche del nuovo maschile lavorando sui suoi codici. Che danno valore al concetto e all’idea di moda, al suo riflettere il movimento, le sfaccettature e le contraddizioni della realtà in contrasto con quanto accade nel mercato che invece tende a fissare, ripetere e svuotare per favorire il business. Che prendono le distanze dalle circonvoluzioni della moda/spettacolo pop delle multinazionali del fashion e costringono la creatività all’essenzialità della fruizione e dell’indossabilità di un abito. Che cercano un dialogo fra le origini e la cultura dei singoli e l’uniformità di essere e pensare del mondo contemporaneo.
I ventitré migliori laureandi dei corsi triennale e magistrale in design della moda dell’Università IUAV di Venezia hanno messo in scena la ricerca del linguaggio che li indentificherà nel grande archivio del tempo; un linguaggio che rappresenta il dove e il quando in cui oggi esistono, che esprime l’etimologia dell’estetica culturale di ognuno ma che è globale come il mondo digitale online live 24/24 che vivono quotidianamente.
Nel percorso che li ha portati alla collezione del laboratorio finale in Design della Moda sono stati accompagnati da Arthur Arbesser, Boboutic/Cristina Zamagni e Michel Bergamo e Fabio Quaranta: tre diverse esperienze indipendenti, diverse espressioni della moda italiana che da ormai quasi un ventennio cerca di dare voce a una sua nuova identità oltre ai nomi che la fecero grande negli anni Ottanta e Novanta.
Lasciano un segno le collezioni di Martina Rizzieri e Giovanna Chiades che riassumono il manifesto della nuove generazione di donne. Acciughina e Lingua di bacfis, i loro rispettivi progetti, sono il risultato di un’analisi critica dei canoni estetici che costringono il corpo femminile ad adattarsi a un immaginario condiviso e una documentazione del difficile equilibrismo quotidiano che il femminile opera nella sua relazione con un mondo creato non a sua immagine. Due dichiarazioni forti e delicate. Il progetto più maturo e spettacolare è quello di Giovanni e Gregorio Nordio che oltre al talento hanno un curriculum universitario di cinque anni di IUAV, unici tra tutti gli studenti selezionati nello show. Tribalitalia (soubrette, skins, balene bianche a altri statali) è il riassunto estetico dell’incidenza sul contemporaneo nazionale degli ultimi 35 anni di storia secondo i due gemelli poco più che ventenni. Un saggio di istinto, creatività e divertimento in forma di abito che traduce bene il paradosso tra desiderio e disciplina sul quale Maria Luisa Frisa ha fondato il Corso di Laurea Triennale in Design della Moda e Arti Multimediali e il Corso di Laurea Magistrale in Arti Visive e Moda.