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Spoleto al femminile: il Festival dei Due Mondi

Al Festival dei Due Mondi le donne sono protagoniste. Tra i nomi di richiamo anche quello della coreografa Bianca Li, che porta in scena “Le Bal de Paris”, una danza nel Metaverso con i costumi di Chanel. 

“The Rite of Spring” credit Maarte Vanden Abeele.
“The Rite of Spring” credit Maarte Vanden Abeele.

Futuristico, contemporaneo, classico e rétro. “Le Bal de Paris”, della coreografa andalusa Blanca Li, allieva di Martha Graham, è una esperienza immersiva, partecipativa, interattiva che porta gli spettatori dello Spoleto Festival dei Due Mondi (24 giugno – 10 luglio 2022) nella realtà virtuale. Lo spettacolo – la cui anticipazione alla 78ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia gli è valso il Leone d’Oro nella sezione “Venice VR Expanded” –, grazie all’uso di visori ottici e di sensori di movimento, permette di assistere all’azione scenica e di esserne protagonisti, ballando e interagendo con i danzatori dal vivo, e indossando (virtualmente) i costumi realizzati da Chanel. La 65ma edizione del Festival, dal titolo “L’evoluzione delle forme”, che per il secondo anno ha la direzione artistica di Monique Veaute, mette al centro del programma donne che sono state capaci di dare nuovi impulsi all’espressione artistica, lavorando in territori di confine tra danza, musica e teatro, sempre alla ricerca di soluzioni artistiche innovative. Tra queste, spiccano la soprano e direttore d’orchestra canadese Barbara Hanningan, la cantante portoghese Mariza, che ha reso il fado un fenomeno da grande pubblico, e Angélique Kidjo, quattro-volte vincitrice ai Grammy Award, che a Spoleto presenta il suo nuovo album “Mother Nature” con ritmi e sonorità della sua Africa. E ancora, la coreografa Germaine Acogny, fondatrice dell’École des Sables, Leone d’oro alla Biennale di Venezia del 2021, considerata la madre della danza africana contemporanea, reinterpreta un’opera centrale di Pina Baush, “The Rite of Spring”, conosciuta per aver messo in luce la condizione della donna nella società, portando in scena trentotto ballerini africani selezionati in un processo di audizione senza precedenti, provenienti da quattordici nazioni di tutto il continente. Sarà invece un tributo a Trisha Brown, nel quinto anniversario della morte, quello della Dance Company che porta il suo nome, e che presenta alcuni dei suoi lavori più interessanti: “Astral Converted”, “Working Title” e gli Early Works”. E così come lei, icona della post-modern dance, amava portare la sperimentazione e l’avanguardia in luoghi alternativi, anche il Festival di Spoleto valorizza teatri, spazi all’aperto e location non convenzionali, che rappresentano una delle tante ricchezze della città (festivaldispoleto.com).

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