The Now Hustlers: Annahstasia Enuke
«Scrivo e suono da quando ero una teenager, ma mi considero un’artista completa». È Annahstasia Enuke, DNA americano-nigerino, nata a Los Angeles e cresciuta a Koreatown.
Text by ROBERTO CROCI
Photography /Director RICARDO GOMES
Styling RITA MELSSEN & JORDAN JAMAAL
È il sentimento a cui tutti noi possiamo facilmente relazionarci, ma che nessuno vive meglio dei rappresentanti della Gen Z, generazione dei centennials, cresciuta su internet e social media, formata da giovani artisti che devono farsi notare in un mondo sempre più difficile, prossimo allo sgretolamento professionale. Giovani che sempre più spesso si cimentano in moltissime attività artistiche, anche se solo per capire meglio dove riporre il proprio talento, giovani i cui volti rappresentano the new faces, the new trailblazers, anche se – visto comportamento e ritmo della nostra società –, sarebbe preferibile chiamarli “the new hustlers”, termine che in passato aveva connotazione negativa (truffa e imbroglio) mentre adesso non è altro che il docet ex verbo, il modus operandi di quelli che se vogliono sopravvivere e progredire, devono rischiare tutto in prima persona. Una cosa è sicura, ai nuovi hustlers è proibito fermarsi, guardarsi alle spalle e permettere a qualcuno di interrompere la loro crescita, e anche se il “mondo” ti tratta come un fallito, fai ciò che ami, dopotutto, “when life tries to hustle you, you hustle it right back”.
DNA americano-nigerino, nata a Los Angeles, cresciuta a Koreatown, Annahstasia Enuke su Intagram si definisce Multi-Media Human. «Scrivo e suono da quando ero una teenager, ma mi considero un’artista completa. Sono fotografa, ceramista, pittrice e cantautrice, tutti media che utilizzo per espandere il mio processo creativo e musicale. Sono molto coinvolta in tutti gli aspetti della produzione dei miei video, dal concept iniziale allo styling, makeup, location, design, è un modo per pensare oltre la musica, un opportunità per interagire con altre menti creative e rimanere connessa con altri esseri umani intorno a me. Come artista cerco di lavorare su concetti basici ma densi di significato: rispetto delle persone, amore, meditazione, respirazione, pensiero, elabora- zione mentale, sospensione temporale. Di vitale importanza: non isolarti, prendi un momento di pausa e guarda lo sconosciuto che hai di fronte. Come musicista vorrei evitare di venire schiacciata dall’avidità del sistema corporativo dell’industria musicale che cerca di chiudere la bocca agli artisti perché la musica ha la possibilità di cambiare questo mondo di merda, e nessuno ha interesse a farlo. Prince, come Joni Mitchell, miei influenze giovanili, sono sempre stati precursori di questa realtà». A quattordici anni Annahstasia segue lo zio Lenny Kravitz in un tour europeo, dove scopre la passione per la musica.
Sono fotografa, ceramista, pittrice e cantautrice, tutto media che utilizzo per poter espandere il mio processo creativo e musicale.
«Abbiamo viaggiato per tutta Europa, scoprendo ogni giorno una città nuova, è stata un’esperienza favolosa anche se i miei momenti preferiti non erano quelli in cui lo vedevo esibirsi davanti ai fans, ma quando suonava la chitarra da solo mentre eravamo in viaggio sull’autobus. Erano momenti speciali, dove ho capito quanto amasse suonare e fosse appagato dal poter fare esattamente quello che ha sempre amato fare. L’amore per la musica nel mio caso è il connubio tra la mia voce e le corde della chitarra, ho provato a suonare altri strumenti, sono autodidatta, non ho mai preso lezioni, ho sperimentato con piano e violoncello, ma alla fine sono sempre ritornata alla chitarra, perchè è lo strumento meno invasivo per poter utilizzare la mia voce come voglio, senza prevaricare, anzi, aiutandola a trovare il suo spazio fra le note. Come facevano Bill Withers, Joni, Așa, Fela Kuti, Karen Dalton e Terry Callier, il mio preferito. Penso di avere una voce unica, papà la paragonava a quella di Miriam Makeba, voce che richiede un approccio musicale più tenero». Nel prossimo futuro, un nuovo album. «Sto lavorando su Revival, un progetto folk-soul. Da quando è scoppiata la pandemia, non potendo suonare fisicamente con altre persone, sono tornata alla mie radici di cantautrice. Il mio album precedente, “Sacred Bull”, era un cross-over, R&B e rock, ne amo tutte le canzoni, ma non potrei più rifarlo. Durante questo periodo di isolamento ho avuto la possibilità di ritornare a fare quello da cui è cominciato tutto, io e la mia chitarra. Ho trovato una nuova band con cui suonare dal vivo come si faceva negli anni ’60, artisti di talento con cui amo collaborare come Matthew Jamal e Biako, magari rispolverando le mie radici nigeriane, con Nneka e Lutalo».
Team Credits:
HAIR Andy Lecompte;
MAKE UP Wendi Miyake;
TAILOR Shirlee Idzakovich @COSTUMER.SHIRLEE;
PHOTO ASSISTANT Brandon Minton;
VIDEOGRAPHER Jordan White;
HAIR ASSISTANT Axel Rojas;
MAKE UP ASSISTANTS Jordann Aguon e Ty Sanderson using MAC COSMETICS;
STYLING ASSISTANT Elliott Soriano.