Interviste

Anime a nudo: Laura Luchetti racconta "Nudes" insieme ai protagonisti della serie tv

Con la serie tv “Nudes” disponibile su Rai Play, la regista Laura Luchetti affronta il tema del revenge porn e della sua diffusione tra i giovani. Un racconto tra sensualità, solitudine ed incapacità di gestire le emozioni con gli attori protagonisti del cast, Fotinì Peluso e Nicolas Maupas.

Da sinistra Fotinì Peluso, Nicolas Maupas e Laura Luchetti indossano abito di seta stampata, EMPORIO ARMANI; orecchini con diamanti, CRIVELLI; scarpe, LOUIS VUITTON. Completo sartoriale, EMPORIO ARMANI; collana e anelli, DIOR. Lungo abito con scollatura profilata di cristalli, EMPORIO ARMANI; anelli personali.
Da sinistra Fotinì Peluso, Nicolas Maupas e Laura Luchetti indossano abito di seta stampata, EMPORIO ARMANI; orecchini con diamanti, CRIVELLI; scarpe, LOUIS VUITTON. Completo sartoriale, EMPORIO ARMANI; collana e anelli, DIOR. Lungo abito con scollatura profilata di cristalli, EMPORIO ARMANI; anelli personali.

Con la serie tv “Nudes”, 10 episodi in onda questo mese su Rai Play, Laura Luchetti affronta il tema (dilagante) del revenge porn insieme agli attori protagonisti Fotinì Peluso e Nicolas Maupas. E lo fa staccandosi dalla serie tv originale norvegese (che ha visto una sola volta): «volevo dare un’immagine molto sensuale di questi ragazzi, insistere sulla pelle, sulla scoperta del sesso: la mia produzione non è castigata come quella originale. Mia figlia, che ha 16 anni, mi ha aiutata a fare “spionaggio industriale” sulla sensualità dei suoi coetanei. Volevo raccontare una storia ambientata non nei luoghi soliti portati in scena dalla tv italiana, Roma, Napoli, Palermo. È il motivo per cui ho scelto Bologna, punto geografico preciso ma anche luogo non luogo, quindi non ho fatto vedere le due torri ma i parchi, i palazzi, l’architettura industriale: potrebbe essere una provincia qualsiasi. E ho voluto un’immagine fredda, di contrasti metallici, perché si sentisse la solitudine dei personaggi».  

L’OFFICIEL ITALIA:  Facciamo un passo indietro. Hai sempre voluto fare la regista?

Laura Luchetti: Mi sono laureata in scienze politiche, pensando alla diplomazia. Però avevo sempre lavorato in teatro la sera, facendo l’assistente, la schiava, qualsiasi cosa, e avevo sempre scritto. Mi affascinava l’idea di trasformare il racconto in un origami, di dargli una forma tridimensionale, quindi il passaggio al cinema era in qualche modo logico. Mi sono avvicinata al cinema in Inghilterra, facendo l’assistente in tanti reparti: sono convinta che il cinema sia un lavoro collettivo, prima della troupe, poi del pubblico, e che il regista sia un indicatore di direzione. A un certo punto sono diventata l’assistente di Russell Crowe, da cui ho imparato moltissimo e che ha rappresentato il master della mia formazione che non è mai stata scolastica. Poi ho realizzato un documentario per Channel Four su Anthony Minghella durante le riprese di “Cold Mountain” e ho imparato moltissimo da un maestro straordinario, che non alzava mai la voce pur nel mezzo di una super produzione.  Più tardi ho girato un cortometraggio, sempre in Inghilterra, su un uomo che uccide la moglie a cocomerate che si è rivelato, inaspettatamente, un successo.

LOI: E poi hai diretto “Fiore gemello”, che ha avuto un riconoscimento internazionale…

LL: È stato il primo film che ho scritto, nel 2003, anche se  l’ho realizzato solo nel 2017. Quando è uscito tutti mi chiedevano se c’erano riferimenti a Salvini, ma quando l’avevo scritto pensavo all’immigrazione dall’Albania. I barconi c’erano già da anni, era solo questione di non volerli/saperli vedere. La sceneggiatura è stata selezionata a Cannes e a Sundance, e questo film minuscolo, realizzato senza budget e con tantissima fatica, il cui protagonista era sceso da un barcone due mesi prima delle riprese, è addirittura arrivato alla preselezione degli Oscar… Non è un film sull’immigrazione, ma un film d’amore in cui il protagonista è un immigrato, con due adolescenti dove lui corre verso il futuro e lei scappa dal passato. Rivedendolo oggi lo trovo pieno di difetti e di  ingenuità... anche se non sono una che normalmente ritorna su quello che ha fatto. Vado sempre avanti, penso sempre a quello che verrà.

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Laura Luchetti indossa bomber di cotone profilato, DESIGUAL; bracciale, EMPORIO ARMANI; collant, CALZEDONIA.

LOI: I protagonisti venivano dalla strada: che metodo di selezione segui per i casting?

LL: Li faccio personalmente, attraverso lunghissime interviste che scendono molto nel personale, in cui svolgo un ruolo quasi terapeutico perché devo capire se gli attori possono venir fuori in tempi brevissimi, perché le mie sono piccole produzioni, non c’è tempo per le prove, posso permettermi al massimo due, tre ciak. Per Nudes ho dovuto trovare 18 attori, molti presi dalla strada, quelli che io chiamo i miei piccoli legionari. Chiedo loro di spaccare tutto, di tuffarsi nell’anarchia e di entrare completamente nel personaggio.

LOI: Perchè hai scelto per i ruoli principali Nicolas Maupas e Fotinì Peluso?

LL:  Fotinì è una fatina dal fisico leggiadro con una forza grandissima e dentro a questa forza un cuore che palpita. Nella storia lei il revenge porn lo subisce, ma per me rappresenta il coraggio, mentre Nicolas è la gelosia e Anna Agio la purezza.  Nicolas è carnefice e vittima di sentimenti non gestiti, ed è un attore che ha dentro un range di emozioni enormi.

LOI: E adesso cosa stai facendo?

LL:  Il casting, tra scuole, oratori, scuole di recitazione, per i quattro giovani protagonisti de “La bella estate” di Pavese. Quattro o cinque anni fa la rilettura di “Lavorare stanca” mi ha portato a rileggere tutto Pavese, a riscoprirlo fuori dall’obbligo scolastico. De “La bella estate” mi ha colpito la sensualità pura e energetica dell’adolescenza, la mia stagione preferita della vita. Del resto, come diceva lo stesso Pavese, l’adolescenza è l’età che conosciamo di più perché è quella che ci portiamo dentro più a lungo. 

Scorri verso il basso per scoprire l'intervista agli attori della serie tv "Nudes" di Rai Play: Fotinì Peluso e Nicolas Maupas

Da sinistra Nicolas Maupas e Fotinì Peluso indossano camicia, cravatta, pantaloni di nylon e sneakers, PRADA; anello con pietra verde, DIOR. Pull taforato su maglia con fori, gonna a ruota e slingback, PRADA; orecchini, CRIVELLI.

FOTINÌ PELUSO

«Non ho vissuto il revenge porn in prima persona, ma al liceo giravano tantissime storie del genere. Un gossip molto disturbante costruito attorno a quella che dovrebbe essere la naturalità del sesso. È un tema di cui non si parla abbastanza. Mi è piaciuto molto l’approccio documentaristico di Laura, che fa vedere come i carnefici e le vittime siano altrettanto frustrati, ingoiati dal sistema, senza manicheismi in bianco e nero. Un fenomeno che trasforma il tuo ambiente in una gabbia e dove tu sei solo, perché ti vergogni a parlarne. Il senso di abbandono è proprio la chiave del mio personaggio, che però riesce ad utilizzarlo per una rinascita». Ossessionata da piccolissima da Marilyn Monroe«avevo 3, 4 anni e la sua sensualità così esplicita mi aveva colpito tantissimo, per me era un angelo sceso dal cielo, ma se mi chiedi oggi chi considero un’attrice di riferimento direi Monica Vitti», cresciuta da genitori appassionati di cinema, a 15 anni Fotinì fà un provino per “Un bacio” di Ivan Cotroneo, viene richiamata per vari call back e scartata solo alla fine. «Ma Ivan mi chiamò e insistette così tanto sul mio talento da spingermi a tentare altri provini, anche perché i direttori di casting si erano passati il mio nome e per me farli era un divertimento, non una fonte d’ansia. Non so ancora perché Francesca Archibugi mi abbia scelto cinque anni fa dandomi un ruolo importante in “Romanzo famigliare”. Hanno dovuto spiegarmi tutto dall’inizio, non ero neanche certa di cosa fare quando sentivo dire: “ciak”, “stop”, “azione”. Ma la magia instaurata da Francesca era tale che tutti si mettevano in discussione e tutti imparavano da tutti, anche professionisti come Giancarlo Giannini, come Vittoria Puccini. E anche se io ero appena agli esordi Francesca era estremamente interessata alla mia opinione». Il suo ruolo più complesso ad oggi? Ne “La compagnia del Cigno 2”, «per il risvolto autolesionista del mio personaggio, un modo di pensare in cui faccio molta fatica ad entrare. Ed è stato difficile anche rendere con così poco spazio a disposizione il mio personaggio in “Cosa sarà” con Kim Rossi Stuart, dargli un senso, un inizio, uno svolgimento e una fine». Un ruolo che vorrebbe? «Mi ha sempre intrigato la follia di una mente contorta. Forse perché io sono così trasparente mi piacciono i personaggi torbidi, bipolari». Il/la regista da cui vorrebbe essere chiamata? «Matteo Garrone. La Valeria Golino».

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Da sinistra Fotinì Peluso indossa tuta di pelle con bottoni logo, DIOR; orecchini con brillanti, CRIVELLI. Cappotto over, mini abito stampato, borsa a tracolla e scarpe, LOUIS VUITTON; orecchini, CRIVELLI.
Fotinì Peluso indossa Blouson di tweed, gonna a pieghe e bracciali di perle con spilla di pietre e metallo, CHANEL.

NICOLAS MAUPAS

«Laura mi ha dato carta bianca, mi ha insegnato a esplorare, a creare allontanandomi dal mio modo di essere, a lavorare sulla carica sessuale e sulla “macchia nera”, il nostro nome in codice per quella parte tenebrosa che tutti abbiamo dentro di noi». All’origine della passione per il cinema di Nicolas Maupas, una madre che gli fa guardare una quantità infinita di film, di cui replicano insieme le scene, e molte letture, di testi teatrali, di critica cinematografica. Eppure il primo corso di teatro è una catastrofe: «ero rigidissimo, timidissimo, terrorizzato». La voglia di iscriversi a un’accademia di recitazione si impone nell’estate della maturità, quando la scoperta di “The Dreamers” di Bernardo Bertolucci «col suo senso di libertà e di rivoluzione» gli dà la spinta necessaria. Due anni di corso in una «piccola ma validissima» accademia milanese, la 09, e viene scelto per “Mare fuori”, nonostante un self tape di presentazione fatto in fretta e furia nei bagni della scuola. «Dico sempre che il regista, Carmine Elia, è il mio papà cinematografico. Il mio personaggio ‒ un minore milanese che uccide in un gioco stupido il suo migliore amico ‒ è l’unico nella serie ad essere fuori contesto, non conosce il si-stema, le regole, le gerarchie del carcere minorile di Napoli. Ho fatto un lavoro sulla paura, sul senso di abbandono, di tristezza e di rabbia. La cosa più difficile è stata non fare del mio personaggio solo una vittima che frigna, ma un ragazzo che cerca di andare sempre avanti». Attualmente impegnato a girare la seconda stagione di “Mare fuori”, Nicolas ha appena terminato la serie TV per Rai1 “Un professore”, di Alessandro D’Alatri, con Alessandro Gassmann. Tornando al suo immaginario cinematografico cita Wes Anderson e Fellini, Tarantino e Belmondo, Christoph Waltz e «in assoluto Jack Nicholson». Il sogno nel cassetto? «Ora come ora essere diretto da Matteo Garrone e Giuseppe Tornatore, ma in un lontano futuro non mi dispiacerebbe la regia».

Nicolas Maupas indossa completo con cintura a contrasto, collana e anello con pietra verde, DIOR.
Nicolas Maupas indossa camicia e cravatta, PRADA.

Talent Laura Luchetti, Fotinì Peluso, Nicolas Maupas
Photography Fabio Bozzetti 
Styling Fabrizio Finizza
Interviste Fabia Di Drusco
Hair Vickyhairfusion using Sebastian Professional
Make Up Carolina Iacobetti

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