Sport Heroines: Monica Contrafatto
Monica Contraffatto, protagonista con Ambra Sabatini e Martina Caironi del podio tutto italiano dei 100 metri piani alle Paralimpiadi di Tokyo, è stata la prima militare donna italiana decorata con una medaglia al valore. Il prossimo obiettivo? Parigi 2024.
Special Project FABIA DI DRUSCO
È stato uno dei momenti sportivi indimenticabili del 2021: il podio tutto italiano dei 100 metri piani alle Paralimpiadi di Tokyo, con quella bellissima immagine di complicità tra Ambra Sabatini, Martina Caironi e Monica Contrafatto in posa come le Charlie’s Angels. Siciliana di Gela, prima militare donna dell’esercito italiano a ricevere una medaglia d’oro al valore, a Tokyo Monica ha vinto la medaglia di bronzo. Nonostante da ragazza odiasse la corsa...
L’OFFICIEL ITALIA: Quando ti sei appassionata alla corsa?
MONICA CONTRAFATTO: Veramente prima la odiavo, anche se sono un Bersagliere. Dopo l’attentato (in Afghanistan nel 2012, quando perse la gamba destra, nda) ero in ospedale, ho visto le Paralimpiadi di Londra, ho visto Martina vincere i 100 metri piani, e ho detto a chi mi stava accanto: voglio la protesi da corsa. Volevo correre per trasformare la mancanza della gamba in un’affermazione, volevo far capire ai miei genitori, che avevano sentito la perdita ancora più di me, che la mia vita andava avanti. Mi piace mettermi in gioco su situazioni difficili, ho voluto fare una cosa che non facevo prima, io ero una da sport di squadra, dove condividi le esperienze e puoi dare la colpa agli altri per quello che non va. Nella corsa invece la sfida è solo con te stessa. E con il tempo.
LOI: Come hai cominciato a gareggiare?
MC: È andato tutto velocemente, ho scelto i 100 metri perché sono faticosi ma non più di tanto, non è come fare la maratona. Sono una competitiva, mi piace la gara, non l’allenamento. Ho cominciato nel 2013, dopo due mesi ho avuto un infortunio, per un anno ho smesso di allenarmi. Ho ripreso nel 2015, convinta dall’insistenza di un’allenatrice- stalker disposta a scommettere sulle mie possibilità. Ho ricominciato ad allenarmi a maggio per i mondiali di Dubai di ottobre, correndo una sola volta alla settimana. Eppure sono arrivata quinta, ed è stata forse l’emozione più grande. Per portarmi a Rio l’allenatrice veniva a prendermi a casa, e io giù a lamentarmi perché allenarmi mi annoia, in inverno in pista fa freddo, in estate fa caldo... E poi devi curare l’alimentazione, non puoi fare le cinque di mattina; le gare importanti sono a settembre e ottobre, quindi ad agosto non puoi fare le ferie con gli amici... Dopo Rio mi sono data una disciplina d’atleta, per intenderci: mi lamento sempre, ma meno.
LOI: Com’è il rapporto con Ambra e Martina?
MC: A Rio ero salita sul podio con Martina, quando Ambra si è unita al duo volevamo che a Tokyo succedesse a tutte tre. Sapevamo di essere le più forti ma sapevamo anche che in gara tutto può succedere, basta una falsa partenza... Io e Martina siamo il giorno e la notte, Ambra è il collante che ci ha unite.
LOI: Il tuo prossimo obiettivo?
MC: Parigi 2024 è l’obiettivo più grande. In realtà avevo detto che dopo Tokyo avrei lasciato, ho 40 anni, ma l’appetito vien mangiando, più vinci più hai voglia di vincere e ho deciso di continuare. Naturalmente vorrei arrivare prima, ma se vincessimo ancora tutte e tre sarei contenta comunque.
LOI: Come sei diventata soldatessa? E che ricordo hai dell’Afghanistan?
MC: Da piccola volevo fare il poliziotto, poi, avrò avuto 15 anni, sono arrivati i Bersaglieri al mio paese e ho deciso che se l’esercito avesse aperto alle donne (è successo nel 2000, nda) mi sarei arruolata. In Afghanistan ho fatto due missioni, ci sono stata sei mesi tra 2009 e 2010, nel 2012 sono andata in Gulistan (un distretto nella parte occidentale del Paese, nda), e dopo un mese c’è stato l’attentato. In missione vivi alla giornata, sei consapevole del pericolo ma ci sono tantissime cose belle, sapevamo che il Gulistan era una zona (più) rossa, ma l’attentato è stato davvero una sorpresa, perché è successo dentro la base, dove tu pensi di essere al sicuro.
Il messaggio del paralimpico è: chi cade si può alzare più forte di prima.
LOI: A livello di visibilità, hai notato un cambiamento tra Rio e Tokyo?
MC: È tutto diverso, questa volta abbiamo avuto le prime pagine dei giornali, l’accoglienza all’aeroporto. Ed è una notorietà che non si è esaurita nell’arco di un paio di mesi, continuano a cercarci, i media, i brand. È importante, perché il messaggio del paralimpico è: chi cade si può rialzare più forte di prima! Penso che la disabilità stia negli occhi di chi guarda, spero che il nostro successo non venga scordato e che nel 2022 non si torni a parlare solo di calcio.