Jewellery Queen: Francesca Amfitheatrof
Per Francesca Amfitheatrof, Artistic Director for Jewelry and Watches Louis Vuitton, la “LV Volt” è la prima vera collezione disegnata per la maison. La designer inglese, nata in Giappone, è figlia di un giornalista di guerra del “Times”, che lʼha educata a pensare al viaggio come a una componente essenziale dellʼesistenza. «Quando sono a Londra, le persone pensano che io sia italiana. Quando sono in Italia, che sia inglese... Immagino di essere un mix». Anche il suo percorso è particolare: laureata alla Central Saint Martins di Londra, da sempre esprime la sua creatività forgiando il metallo. La curiosità universale e lʼestrema meticolosità le hanno permesso di lavorare a stretto contatto con Karl Lagerfeld, sia per Fendi che per Chanel, ma anche di collaborare con Marni, Asprey, Wedgwood o Alessi. A questo si aggiunge la sua attività di consulenza e curatela per diversi musei. Fino alla sua ultima avventura prima di Vuitton, come design director di Tiffany & Co. «Seguo sempre il mio istinto quando creo. Ho dei dubbi, come chiunque, ma ho anche la capacità e la sicurezza di vedere se un oggetto è realizzato al meglio. Per poi passare oltre e creare un altro tassello del mondo a cui sto lavorando». Come nel caso della nuova collezione “LV Volt” dove tutto ruota intorno alle lettere L e V. L come luce e V come vibrazione. O magari come leggenda e viaggio. Quel che è certo è che la collezione mette in discussione il significato di inizio, accende i riflettori sulla forza della genesi. «Tutto inizia con unʼintuizione. Penso che nella società attuale sia essenziale essere colpiti da una sensazione, unʼemozione. Con questo progetto ho voluto creare una collezione dal carattere deciso, ho voluto progettare gioielli potenti e impertinenti». I bordi affilati della L e della V sono intrecciati su anelli, orecchini, bracciali o pendenti. Questi bordi formano figure prismatiche, si affermano in strutture tubolari, si trasformano in una maglia flessibile simile a una bandana. «È una vera prodezza artigianale, interamente realizzata a mano con un processo esclusivo: ogni elemento, ogni collegamento è stato assemblato a mano e poi abilmente nascosto. Il risultato è così delicato che il gioiello regala alla vista unʼeccezionale fluidità. Inizialmente avevamo pensato di usare tecniche moderne, ma alla fine non abbiamo avuto altra scelta che utilizzare metodi artigianali per raggiungere questo risultato». Grazie a questo lavoro minuzioso le linee si rincorrono creando forme severe, geometriche e diagonali, si uniscono per formare angoli acuti dalla frequenza inaspettata, in unʼallegoria dal ritmo preciso. «Per “LV Volt”, sono stata ispirata dallʼidea della musica e della sua cadenza, dal ritmo che ti travolge e dallʼopera di Brancusi. Quando penso a Louis Vuitton, immagino uomini e donne che viaggiano per il mondo con energia e determinazione; instancabili, impertinenti, determinati ma al tempo stesso capaci di trasmettere una certa sensualità». Indubbiamente la collezione “LV Volt” rappresenta anche Francesca; lo fa con una metafora del movimento, una scusa per lʼimpulso vitale che è comune allʼessere umano, non importa il genere. «Proprio per questo motivo tutti i pezzi di questa collezione sono unisex. È un punto che mi stava particolarmente a cuore. Non dovremmo fare distinzioni ma piuttosto adottare un approccio pienamente inclusivo e lasciare tutti liberi di poter scegliere quale gioiello indossare. E come indossarlo».