L'intervista a Giulio Pranno: attore di 'Comedians', il nuovo film di Gabriele Salvatores
Brillante e genuino. Giulio Pranno in 'Comedians' veste i panni del giovane comico Giulio Zappa. In occasione dell'uscita al cinema del nuovo film di Gabriele Salvatores abbiamo intervistato uno degli attori italiani protagonisti del cast.
Dopo il successo raggiunto con 'Tutto il mio folle amore’, Giulio Pranno ritorna nelle sale cinematografiche (dal 10 Giugno) con 'Comedians', un nuovo film diretto dal regista premio Oscar Gabriele Salvatores. Per il giovane attore italiano, classe 2000 ritornare a lavorare con Salvatores non significa solamente vestire i panni dello strafottente Giulio Zappa, ma ritornare un po' dove tutto è cominciato. La storia è una riflessione sul ruolo del comico, un riadattamento cinematografico dell'omonima piéce teatrale di Trevor Griffiths: "Quando ho visto la prima volta in assoluto 'Comedians', ho provato delle emozioni molto forti e contrastanti, alla fine del film ero a tratti stranito." racconta Giulio Pranno, "Mi ha molto affascinato l’umanità dietro ciascuno dei personaggi. Persone vere che inseguono sogni e combattono con le loro debolezze."
Come hai scoperto la recitazione? Quando è scoccata la scintilla?
Mi sono approcciato alla recitazione per la prima volta alle scuole medie, durante lo spettacolo teatrale “Sogno di una notte di mezza estate” di William Shakespeare. Io interpretavo il folletto Puck, e durante un buco teatrale sono dovuto salire sul palco per intrattenere il pubblico. Il tutto è piaciuto molto ed il pubblico ha applaudito, forse è da quel momento che ho capito di essere interessato a questo mondo. Ho iniziato prestissimo e ho studiato recitazione per tre anni a livello amatoriale. Poi altri due nella scuola di recitazione di Roma Teatro Azione, la stessa in cui si è formato anche Elio Germano.
Tra i tanti hai lavorato insieme a Valeria Golino, Claudio Santamaria, Christian De Sica e Diego Abatantuono. Com’è stato rapportarti con loro?
Lavorare con attori così competenti e stimati è sempre molto bello, oltre che stimolante. Per quanto in tanti vedano gli attori come persone altezzose, si sono dimostrati alla mano prendendomi sin da subito sotto la loro ala protettiva. Con molti di loro mantengo un rapporto anche al di fuori dal set. Oggi gli attori che un tempo osservavo ed idolatravo nei film, sono miei colleghi. Cerco di rapportarmi ad ognuno di loro con una totale naturalezza, e questo per me è fondamentale.
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Qual è la tua visione della comicità in "Comedians"?
La mia visione della comicità è quella che sposa il mio personaggio, Giulio Zappa. Trovo che la comicità sia un mezzo potente, un'arte da tutelare, una delle poche rimaste di denuncia sociale. La comicità è abbastanza esplicita, e quella fatta bene non punta solo far ridere ma anche a far riflettere. Spesso grazie alla risata prendiamo coscienza di problematiche personali e sociali. Attraverso i monologhi di moltissimi comici, che spesso parlano semplicemente del loro vissuto in prima persona, riusciamo ad immedesimarci in loro, comprendendo e percependo anche delle debolezze.
Come hai reagito quando hai visto per la prima volta "Comedians"?
Quando ho visto la prima volta in assoluto "Comedians", ho provato delle emozioni molto forti e contrastanti, alla fine del film ero a tratti stranito. Mi ha molto affascinato l’umanità dietro ciascuno dei personaggi. Persone vere che inseguono sogni e combattono con le loro debolezze. È molto facile osservare la psicologia di ciascun personaggio. Attraverso gli sketch o delle semplici battute, si comprendere il vissuto di ogni protagonista.
Gabriele Salvatores è un regista capace di raccontare anche situazioni difficili, Com’è stato lavorare con lui?
Lavorare con Gabriele Salvatores è una cosa che augurerei a molti. Dopo "Tutto il mio folle amore” questo è il mio secondo film diretto da lui. Mi ha regalato i personaggi più belli, facendomi vivere storie ed esperienze irripetibili. L’esperienza al cinema con Gabriele Salvatores, è in assoluto una delle più belle dalla mia vita. A lui va riconosciuto di essere molto dalla parte dei giovani, è uno tra i pochi che cerca sempre di lavorare con giovani attori emergenti. Mi fa onore aver recitato in due suoi film, sono contentissimo che lui abbia deciso di regalarmi ancora una volta un personaggio che ho amato sin da subito. Provo molto affetto per Gabriele. Adesso, come ho già detto a lui, mi toccherà scrivere e dirigere un film, per poi dare a lui le parti migliori.
Che cosa ti colpisce di più di Salvatores?
Di lui in assoluto mi colpisce la sua capacità di adattarsi, perché nonostante i registi pensino al film prima di essere sul set a tutto il film, una volta arrivati sul set possono però distruggere le idee iniziali e costruirne di nuove. Gabriele Salvatores è in grado di improvvisare, di tornare indietro sui suoi stessi passi. Lui scrive, e a volte riscrive, le scene in pochissimo tempo. Penso che in assoluto questa sia una delle sue doti più grandi. È un regista molto focalizzato sul risultato finale, capace di rivedere e rimettere in gioco il suo punto di vista. Spesso si sofferma a riflettere, e ti accorgi guardandolo negli occhi che sta costruendo e montando una scena del film nella sua mente.
Quali sono i tuoi attori di riferimento?
Senza dubbio Elio Germano, apprezzo tantissimo Andrea Arcangeli, che sta facendo un bellissimo percorso professionale e Beatrice Grannò che trovo bravissima. Se dovessi pensare a livello internazionale Daniele Day Lewis, ed in generale gli attori diretti dal regista Paul Thomas Anderson. Sin da bambino però, il mio idolo assoluto è Clint Eastwood. Io amo tutti i suoi film diretti da Sergio leone, il mio preferito è “Il buono, il brutto, il cattivo”.
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Con quale regista ti piacerebbe lavorare in futuro?
Matteo Garrone, Paolo Sorrentino, Marco Bellocchio, Nanni Moretti, e i fratelli D’Innocenzo. Ma il sogno della vita è di recitare in un film Paul Thomas Anderson.
Che metodo segui per recitare?
Non seguo esattamente un metodo, però forse dovrei iniziare ad averne uno. Mi sono preparato moltissimo per i miei film, ma spesso dimentico di recitare e interpreto con estrema naturalezza. Se io riuscissi ad essere sempre in grado di improvvisare, sarebbe il massimo. Studio tanto la sceneggiatura, e la leggo molte volte. Mi piace moltissimo formarmi ed informarmi, leggere libri, guardare film, e cerco di assorbire tutto ciò che penso possa essere utile per me. Poi però sul set lascio che le cose fluiscano in maniera del tutto naturale.
C’è invece un genere che ti piacerebbe trattare?
I miei personaggi son sempre molto duri, adoro la cinematografia di genere. In assoluto sento di sentirmi molto vicino al genere noir, sarei contentissimo un giorno di interpretare anche un ruolo in un film horror.
Il tuo personaggio è a tratti dissacrante e con un lato oscuro. Trovi dei punti in comune tra te e il personaggio di Giulio Zappa?
Giulio Zappa si distingue per la sua totale non curanza del giudizio altrui, l’unica cosa che conta per lui è infatti l’essere fedele a se stesso. Mi piacerebbe moltissimo che questa caratteristica fosse più presente in me, però non è molto facile per chi lavora in ambito artistico. Vorrei non dar peso ai pregiudizi e andar avanti per la mia strada e buttar giù i miei muri. Giulio Zappa mi fa ricordare quando ero adolescente, indossa una maschera e ha una corazza molto forte, talmente forte da nascondere le sue debolezze. Invidio un sacco la sua estrema sicurezza, in un certo senso vorrei averla. Invece ci accomuna quell’essere spesso stravaganti in contesti in cui non si dovrebbe. Ricordo infatti il mio passato da ragazzo indisciplinato, soprattutto in ambiente scolastico.
Come vivi i giudizi?
Noi attori siamo sempre spaventati dal giudizio altrui. Spaventati ed eccitati nello stesso momento, temiamo molto la critica. Desideriamo che ci vedano, ma non vogliamo che ci critichino. È molto difficile saper accettare le critiche, io ancora oggi faccio fatica e capita che ci rimango male.
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Il film ruota intorno la tematica della comicità. Ti ritrovi di più nella comicità sottile, pungente e intellettuale oppure quella più leggera e frivola..
Personalmente se mi vengono in mente tutti gli esempi di stand-up comedy che ho seguito sin da piccolino, in generale ho sempre apprezzato i comici che fanno black humor. Per me l’umorismo sottile ha molto più impatto di quello a volte disimpegnato e superficiale.
Qual è per te il miglior valore che un attore può avere?
Se dovessi pensare alla crescita personale di un attore, quando riesce a liberarsi dei propri vizi o tecnicismi che comunque sono sedimentati negli anni. Soprattutto quando studi per molto tempo, ti porti dietro delle metaforiche stampelle su cui sorreggerti. Non vorrei generalizzare ma gli attori più famosi arrivano ad un punto in cui conoscono alla perfezione i loro punti di forza e risultano metodici. Sfruttando semore e solo i punti di forza, alle volte si possono anche rovinare la performance. Bisogna saper essere liberi di uscire dalle comfort zone.
Quando digiti su Google Giulio Pranno, la seconda voce è "Giulio Pranno Måneskin" c'è qualche connessione con la band?
La connessione tra me e Damiano dei Måneskin, è immediata. Io e lui siamo amici dal liceo. Eravamo nello stesso gruppo di amici, e sicuramente ci siamo conosciuti perché siamo entrambi persone estremamente particolari. Ci siamo frequentati durante il liceo, continuiamo a sentirci, ma nell’ultimo periodo penso che lui sia estremamente impegnato dopo Sanremo e la vittoria agli Eurovision 2021.
Come immagini il tuo futuro…
Spero di fare tantissimi film. Il primo film l’ho fatto a 19 anni, ora ne ho 22 ma noi attori siamo sempre nelle mani di qualcun altro, in attesa che qualcuno ci chiami per raccontare una nuova storia. Il futuro di un attore, come quello di chiunque, è sempre molto incerto. Io in realtà spero di continuare su questa linea, a fare bei film con registi che amo. Christian De Sica (qualche tempo fa) mi diceva che solo a Roma ci sono migliaia di attori, e ti chiedi come possa esserci spazio per tutti. Ecco, io spero di riuscire a ritagliarmi lo spazio per me e magari, invece di fare un film all’anno, un giorno ne farò anche cinque.
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