Interviste

Chi è Davide Bortolazzi di Dope Factory

Dal rivendere capi d’abbigliamento su eBay dalla sua stanza universitaria, al proporre una selezione di brand, da Nike a Dries van Noten, su uno dei primi siti di e-commerce in Italia e in due negozi
Davide Bortolazzi Dope Factory
Davide Bortolazzi Dope Factory
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Dal rivendere capi d’abbigliamento su eBay dalla sua stanza universitaria, al proporre una selezione di brand, da Nike a Dries van Noten, su uno dei primi siti di e-commerce in Italia e in due negozi, fra cui uno di 450mq con terrazze e vista sul Porto Vecchio di Porto Cervo, l’altro a Cagliari. Questa è la storia di Davide Bortolazzi, fondatore di Dope Factory.

Per chi non lo conoscesse: Dope Factory è “il posto dove trovare una selezione di marchi ricercati mixati a brand emergenti, a nuove scommesse.” Ma per Davide “è come un figlio”. “L’ho visto nascere e passare da un sito in cui facevo i pacchi, il customer service, le foto e qualsiasi cosa necessaria, ad una realtà strutturata: i primi dipendenti, le prime soddisfazioni e la gioia, ora che lo vedo iniziare a camminare da solo e continuare a crescere.”

In verità non l’ha soltanto visto nascere, l’ha proprio creato da solo, durante gli anni dell’Università a Bologna, per permettersi un’indipendenza economica, quando l’attività di famiglia ha chiuso. Uno scopo che ha raggiunto e superato. “I soldi guadagnati con quest’attività mi hanno permesso non solo di comprarmi la mia prima macchina, ma anche, subito dopo la laurea a 22 anni, di partire per San Diego dove mi sono innamorato della West Coast e della scena street californiana.” È rientrato per uno stage presso Nike (atterrando a Bologna due ore prima del colloquio), ma durante questa esperienza e quella successiva, presso Slam Jam, a Milano, ha continuato con le vendite online e, ad un certo punto, ha deciso di puntare su quello, “investendo su me stesso.”

E’ stato un passo coraggioso. Nelle parole di Davide: “Per avere un’attività, soprattutto in questo periodo, devi avere tanta follia, ma per aprirla in Italia ci vuole pazzia.” Ma ci vuole anche ambizione, instillata fin da piccolo da una famiglia che “non mi ha mai fatto mancare nulla,” e passione: di questa ne ha in abbondanza, soprattutto per lo streetwear. Ed è proprio lo streetwear, a suo avviso, ad aver rivoluzionato il sistema moda negli ultimi quindici anni. “Non l’ha solo condizionata o influenzata… l’ha stravolta. Tutti i brand più importanti che, fino a qualche anno fa, guardavano con diffidenza al panorama street, adesso lo studiano e captano quello che può essere il prossimo trend.”

Se non lo fanno già, terranno d’occhio anche Davide e Dope Factory.

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