Sport Heroines: Alice Volpi
Medaglia di Bronzo all'Olimpiade di Tokyo nella gara del Fioretto a squadre, Alice Volpi è una delle protagoniste dell'orgoglio sportivo italiano. E qui racconta i suoi progetti futuri.
Special Project by FABIA DI DRUSCO
Le divise bianche, le maschere e le armi. Quando Alice Volpi, papà senese e mamma brasiliana, entra per la prima volta in una sala da scherma ha soli sette anni, ma il suo è un coup de foudre. «Ho capito solo facendo le gare, però, quanto mi piacesse il fioretto». Competitiva, amante dello sport, va subito molto forte. «Quando sei giovane conta molto il talento. Ho vinto il mondiale Under-20, gli Europei. È stato il passaggio alla categoria assoluta la doccia fredda: andando a competere con atlete di altissimo livello è venuta fuori l’importanza del lavoro mentale (Edoardo Mangiarotti, il più illustre rappresentante di questo sport, diceva che la scherma è “una partita a scacchi giocata alla velocità della luce”, nda), e della preparazione atletica». Si trasferisce a Jesi, come atleta delle Fiamme Gialle della Polizia di Stato; la sua Maestra di scherma è la campionessa Giovanna Trillini – «il suo è un ruolo fondamentale», sottolinea –, e la preparatrice Annalisa Coltorti. «Grazie a loro sono cresciuta molto. Il primo importante risultato è stata la vittoria del mondiale a Wuxi in Cina, nel 2018, poi alcune belle stagioni di Coppa del Mondo e la qualifica all’Olimpiade, lo scopo della mia vita. Ma non è andata come avevo desiderato». La pandemia, l’incertezza della partenza... «sono arrivata là un po’ scombussolata, come tutti. La medaglia individuale è sfumata per un soffio, sono arrivata quarta, ed è stata una batosta. Abbiamo portato a casa la medaglia di bronzo a squadre, ma avremmo potuto arrivare all’oro. Ricominciare quest’anno non è stato facile». Ma aggiunge, «ora siamo più agguerrite che mai. Il fioretto femminile in Italia è importantissimo, siamo donne tutte di un pezzo, a volte ci scontriamo in pedana, ma sappiamo fare squadra quando è il momento».
"A Tokyo abbiamo portato a casa il bronzo a squadre, ma avremmo potuto arrivare all'oro. Ricominciare non è stato facile ma siamo più agguerrite che mai, siamo donne tutte di un pezzo e sappiamo fare squadra"
Una tradizione che ha sempre arricchito anche il medagliere maschile. Ci sono differenze tra questi due mondi? «Si assolutamente anche se mi piace molto sfidare i maschi, è divertente, ma l’aspetto fisico fa la differenza. Per noi, forse, conta un po’ più la tecnica, ma loro hanno resistenza, forza, velocità. Tra i suoi idoli sportivi, infatti, oltre alla Trillini, c’è il fidanzato, Daniele Garozzo, oro a Rio 2016 e argento a Tokyo 2020 nel fioretto. «Lui è un modello ideale di sportivo. Ed è il mio punto di riferimento». Com’è condividere la vita con una persona che ha la tua stessa passione? «Bello, abbiamo molto in comune, lui capisce i miei stati d’animo, la necessità degli spostamenti. Ci diamo consigli, anche se io a casa a volte avrei voglia di staccare a lui piace molto condividere i suoi pensieri. È uno stimolo, vorrei raggiungere i suoi traguardi». A livello sportivo, cosa ti piacerebbe avere di lui e a lui di te? «Lui dice sempre che vorrebbe il mio talento, io la sua forza di volontà: non c’è mai un giorno che, anche se è stanco, salti l’allenamento, e qualsiasi “assalto” faccia, che sia con un bambino o un atleta della Nazionale lo tira sempre al massimo, è sempre sul pezzo. È un po’ una “Valentina Vezzali” della scherma maschile». E a proposito di atlete, «non so perché Bebe Vio mi abbia scelta, ma è un onore. Lei anche fuori dallo sport è una persona con una grinta pazzesca, e dentro ha insegnato a tutti quanto è importante credere in quello che si fa, “niente è impossibile”. La sfida che è riuscita a superare va sopra ogni altra cosa. Io prendo spunto da tante atlete e lei è una di queste».