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#TalkingWith Alan Crocetti

A parlare il jewellery designer brasiliano che ha incantato il fashion system con i suoi gioielli e i maestosi ear cuff. "Penso che sia ora di smettere di mettere le persone nelle scatole e di limitare il tipo di relazioni che possono avere tra di loro" ha spiegato "Cerchiamo di essere liberi e di valorizzare le esperienze, in modo che ogni momento condiviso possa essere un'opportunità per i sentimenti di comunità e di appartenenza."
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Nato in Brasile e cresciuto in una fabbrica di knitwear di conduzione familiare, Alan Crocetti ha coltivato la sua personalità artistica e culturale e la passione per la moda. Durante il suo percorso di studi alla Central Saint Martens in womenswear ha iniziato ad approcciarsi al mondo della gioielleria. Ora i suoi gioielli sono riconosciuti in tutto il mondo: dal famosissimo nose plaster ai maestosi ear cuff, oggi la sua linea di gioielli genderless si distinge per un immaginario dal taglio unico ed estremamente contemporaneo. E dopo aver visto le sue creazioni indossate da star internazioli, Alan Crocetti ritorna oggi con una nuova campagna scattata da Luke Gilford. To The Core una nuova iniziativa che vuole celebrare l’indivitualità di ogni persona tratteggiando le diveristà che ci distinguono, l’unicità e i valori del proprio io. Storie di personaggi che si intrecciano per rivendicare l’orgoglio e la propria bellezza, percorsi unici nati da un esigenza, proprio come la sua. 

Dua Lipa, Ezra Miller, Billie Eilish e ora anche Mahmood, i tuoi gioielli sono stati indossati da tantissime star internazionali, avresti mai immaginato tutto questo? 
Spesso dico che avere delle celebrities che indossano le mie creazioni non è la forza trainante del mio lavoro, dire che non avrei mai immaginato significherebbe mentire. Dal mio punto di vista, avere persone famose che indossano i miei gioielli è una conferma e un segno di crescita. Le persone dell'industria musicale, cinematografica e della moda hanno accesso a una miriade di prodotti e sapere che hanno scelto il mio design mi rende più umile. 

Sei nato in Brasile e poi ti sei trasferito a Londra. Come si traduce il tuo background culturale nel tuo lavoro?
La mia collezione ODYSSEY è fortemente ispirata dai modernisti brasiliani Oscar Niemeyer e Burle Marx. Niemeyer aveva progettato l'area in cui abitavo a Belo Horizonte (il lago di Pampulha e le strutture circostanti) prima di sviluppare la capitale Brasilia. In qualche modo la sua estetica e le sue proiezioni futuristiche hanno sempre influenzato il mio lavoro.

 

 

 

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Hai iniziato la tua carriera come womenswear designer, in che modo ti sei avvicinato ai gioielli?
Non era previsto, ho iniziato a sperimentare con i gioielli nel mio ultimo anno di Womenswear alla Central Saint Martins e me ne sono innamorato. Ho finito per abbandonare la scuola sul punto di laurearmi e i gioielli che ho realizzato per il mio progetto finale dell’università hanno attirato l'attenzione di tutti al punto che ho ricevuto alcune richieste editoriali. Una cosa traina l’altra e all'improvviso ho avuto il mio business! 

Quando eri un bambino ti chiedevi perché gli uomini non indossavano gioielli come le donne, ora la tua collezione di gioielli è completamente genderless. Credi che il modo di pensare delle persone stia cambiando?
Innanzitutto mi considero un designer, la questione post-gender è una dichiarazione sociale indirettamente attribuita ai prodotti stessi. Ogni marchio può far parte di questo cambiamento, a prescindere da quanto si consideri tradizionale. Alla fine il consumatore decide se farne qualcosa. Per quanto riguarda la concezione che le persone stiano cambiando il proprio pensiero, penso che i cambiamenti graduali che stiamo percependo siano collegati alla caduta, in ritardo, della mascolinità tossica. Ci hanno sempre inculcato le idee di mascolinità fin dalla nascita, quindi è stato tutto radicato nel nostro cervello. Io l’ho messo molto in dubbio durante la mia adolescenza. Tutta l'idea che la mascolinità sia legata alla forza e la femminilità alla fragilità è un'ideologia patriarcale che purtroppo continua da troppo tempo. Vediamo cadere questo muro e  allo stesso tempo vediamo alcuni uomini che resistono ai preconcetti dell'abbigliamento maschile. 

E il lato dirty del fashion system?
Penso che sia problematico percepire la crudezza come “dirty” in questo settore. Quello che vedo come dirty nella vita e nella moda è il modo in cui la perpetua tradizione crei oppressione e stereotipi. Ancora oggi i gioielli sono utilizzati come simbolo di influenza e di sottomissione femminile. Rompere quello schema e creare gioielli che celebrano l'individualità e l'empowerment perturba gli stessi pilastri che sostengono l'industria della moda: potere e ricchezza. 

I tuoi gioielli sono ricchi di simbolismo e di significato semiologico. Quali sono le tue principali ispirazioni?
Mi piace molto la soggettività della bellezza. L'anatomia è di solito il punto di partenza del mio processo di progettazione. Amo lo studio l’ergonomia delle parti del corpo; sono forme e deformazioni; in questo modo mi sento come se i miei gioielli fossero l'estensione del proprio corpo.  Non comincio mai a progettare pensando per esempio "dovrei realizzare un orecchino", mi limito a guardare l'orecchio e non lo sottovaluto. È così che si sono sviluppati tutte le mie ear cuff.

 

 

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Durante la New York Fashion Week hai collaborato per la collezione di Helmut Lang, ti piace l'idea di combinare la tua visione con altri brand?
Sono sempre attratto dall'idea di lavorare con artisti di diversi media. Alla fine della giornata, ripenso il modo in cui noi, come individui, co-creiamo e co-presentiamo le sfaccettature delle nostre identità che coesistono. Questo produce un cambiamento nel nostro settore. Per me, il processo e i risultati delle collaborazioni sono sempre affascinanti. 

Parliamo del processo creativo. So che sei molto interessato all'anatomia e alle forme del corpo, qual è il tuo modus operandi per progettare una collezione? E soprattutto quando introduci l'elemento sensuale e sexy?
Non c'è mai una formula, il mio mood interferisce sempre così tanto dall'inizio alla fine. Che io sia felice o malinconico, contano entrambi allo stesso modo. È così che finisco per avere un rapporto forte con tutti i miei pezzi e diventano così personali per me. Adoro fare schizzi e mi piace fantasticare su cose che a prima vista non sembrano nemmeno realizzabili.  Poi l'incisione a cera e il 3D. Ma le cose prendono sempre strade differenti durante il montaggio, dove posso giocare e analizzare meglio i miei pezzi.  Per quanto riguarda l’elemento sensuale e sexy, credo che siano soggettivi. Quindi, sta alle persone che indossano i miei pezzi usarli per evidenziare ciò che percepiscono come il loro sensuale e sexy. 

La tua visione strizza l'occhio alla cultura omoerotica. Quanto è importante per te il senso di appartenenza alla tua community?
Apprezzo tutti gli esseri umani e le loro realtà, solo raramente vedo il mio immaginario come omoerotico. Voglio che il mio lavoro metta in evidenza una serie di esperienze legate all'amicizia, all'amore familiare e romantico e al sesso, comprese quelle relazioni complesse che hanno condiviso i miei uomini. Non solo, in linea con il valore che attribuisco alla rottura dei paradigmi tradizionali, l'omoerotismo ci ricorda che genere, sesso, sessualità non sono statici e possono essere costruiti e rimodellati. Penso che sia ora di smettere di mettere le persone nelle scatole e di limitare il tipo di relazioni che possono avere tra di loro. Cerchiamo di essere liberi e di valorizzare le esperienze, in modo che ogni momento condiviso possa essere un'opportunità per i sentimenti di comunità e di appartenenza. 

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