Food

To The Roots

Ora e luogo non sono importanti, partiamo.
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Lei è Anna Maria. Nel 2015 ha aperto il blog totheroots.it per promuovere un progetto nato innanzitutto dal suo bisogno di far pace con il cibo. 

Il sito ha una grafica molto essenziale che ricorda i primi blog nati a cavallo degli anni duemila, ma funziona. Funziona perchè istantaneamente comunica quelli che un direttore della comunicazione chiamerebbe "key concepts": autenticità, genuinità e spontaneità. Caratteristiche imprescindibile se si intende imbarcarsi in un (vero) viaggio culinario attraverso le province italiane. La nostra è la patria del buon cibo e non siamo gli unici a crederci. Slow food, street food, ma anche pranzo della domenica. Piatti tipici, inimitabili che hanno il sapore di casa. 

Ed è proprio questo che Anna Maria chiede "Portatemi a pranzo nelle vostre città". Timing e location non sono un problema: pranzo/cena/merenda in un bistro o a casa vostra. La cosa importante è che si mangi local. Dresscode tanto meno (ma ci piace precisarlo). 

Quì Anna Maria si è presa una pausa, per parlarci di cosa ha scoperto nel percorso.

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L'OFFICIEL: Ciao Anna, piacere di conoscerti, raccontaci un po' di te, chi sei, cosa fai e cosa ti ha spinto a metterti in viaggio?

ANNA: Ciao a voi, il piacere è tutto mio! Mi chiamo Anna Maria ho 35 anni e sono di Ravenna. Sono un’impiegata amministrativa che si diletta a fare la barista per la riviera come secondo lavoro e da quasi 2 anni ho intrapreso un viaggio per le tavole di Italia.  Questo viaggio nasce da una sfida che io ho lanciato al mio orribile rapporto con il cibo. Attualmente si parla spesso di cibo e cucina, ma ancora troppo poco di problemi alimentari. Sono consapevole che sia un argomento difficile e purtroppo in crescita. Oggi ne parlo con quasi tranquillità, fino a qualche anno fa non avrei mai ammesso di aver dei problemi al riguardo. Poi, ad un certo punto mi son guardata indietro e mi son accorta di quanto il cibo mi abbia limitato nelle scelte e nel rapporto con gli altri. Impazzivo all’idea di andar in vacanza perché il solo pensiero di allontanarmi dalla mia cucina mi terrorizzava, l’idea di non aver tutti gli ingredienti sotto controllo mi mandava in panico, per non parlare delle cene o i pranzi in comitiva, dove non si è consapevoli di quanto cibo effettivamente sta ingerendo, per me era una violenza. E’ nato tutto da qui, da questa forte dipendenza e anche da qualche delusione in amore, è da qui che parte To The Roots, il mio viaggio in giro per l’Italia seduta a tavola con estranei, che mi ha portato e mi porta tutt’ora ad affrontare le mie più grandi ansie in una volta sola.

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L'OFFICIEL: Raccontaci del tuo progetto: quanto hai mangiato e quanto ancora ti manca?

ANNA: Devo ammettere che un aiuto importante mi è stato dato da Radio Deejay, che mi ha dato la possibilità di presentare il mio progetto durante la trasmissione “5 minuti parlami di te” con la Pina, la Vale e Diego. In seguito a quella chiamata sono stata contattata da tutta Italia, non sono ancora riuscita ad andare a trovare tutti, perché poi mentre viaggio conosco e trovo contatti per i viaggi successivi. 

L'OFFICIEL: Grazie al progetto come è mutata la tua visione del cibo e del cucinare?

ANNA: Io con il cibo sto cercando di farci pace. Infondo non esiste miglior modo per dimostrare un sentimento come quello di condividere o di preparare il pasto per le persone che si amano. Oggi vedo il cibo come un sentimento e non parlo del solo sentimento di odio che fino a qualche anno fa provavo nei suoi confronti. Fin da quando siamo piccoli c’è qualcuno che si prende cura di noi alimentandoci e così succede anche da adulti e ancora di più da anziani. Oggi nella condivisione e nella preparazione del cibo vedo principalmente un gesto di amore. Come diceva un mio amico, non c’è frase più piena di amore del “hai mangiato?”

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L'OFFICIEL: Alla fine, che ruolo gioca realmente il cibo nello stare insieme a tavola?

ANNA: Il cibo spesso, se non sempre, è il pretesto. Il pretesto per vedersi, parlarsi, rincontrarsi. Al primo appuntamento spesso si va fuori a cena, per un incontro di lavoro spesso si partecipa ad un pranzo, per il ritrovo con i vecchi compagni di classe solitamente si organizza una cena. Attorno a tavola si abbattono le diversità, le distante, i pregiudizi, si mangia e si è un po’ tutti uguali.

L'OFFICIEL:  Qual è la ricetta e l'oste che ti sono rimasti nel cuore?

ANNA: E’ troppo difficile rispondere alla domanda, ho incontrato persone bellissime e sono profondamente convinta che non sia stato né il caso né la fortuna, ma è che le persone che si prestano ad accompagnarmi in questo viaggio sono perfettamente consapevoli di quale sia lo spirito e sono in piena sintonia con quello che sto cercando.

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L'OFFICIEL:  Come intendi sintetizzare tutto quello che hai visto e hai capito alla fine del tuo percorso?

ANNA: Un libro, vorrei racchiudere tutta questa mia esperienza in un libro. Sono consapevole che non sia una cosa troppo originale, ma credo che condividere con tutti il diario di bordo di questa esperienza, con tanto di dietro le quinte e probabilmente pochi racconti inerenti al solo cibo, farà in modo che questo viaggio non finisca mai.

L'OFFICIEL:  Al termine di questo viaggio nazionale, hai intenzione di varcare il confine o di rimetterti in gioco coinvolgendo ancora una volta i tuoi compatrioti?

Non ho ancora le idee chiarissime su quello che sarà il dopo, anche perché mentre viaggio cambio spesso la direzione e forse il bello è proprio anche quello. Potrei essere io in finale a portare a pranzo tutti quelli che in questo viaggio hanno portato a pranzo me, magari in una mega tavola unica, e questo sarebbe un già sogno. Potrebbe anche succedere che mi allontanerò, o comunque non concentrò il mio futuro sul solo mondo del cibo. Infondo per me, come dicevo all’inizio, il cibo è sempre stato un limite, ma una limitazioni che ha toccato molti altri campi e molte mie scelte personali, lavorative, di studio e relazionali. Oggi probabilmente dire che me ne sento completamente libera sarebbe un azzardo, ma sono sulla giusta strada per capire che se voglio, posso davvero fare qualsiasi cosa.

Credits

Fotografo: Manuel Zarrelli
Fotografo: Flavia Campacci
Fotografo: Giulia Castellani

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