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3 curiosità sullo Champagne che non sapevi

Gli aneddoti meno conosciuti e i personaggi più interessanti legati alle bollicine famose in tutto il mondo. A raccontarli Marco Chiesa, Ambasciatore italiano dello Champagne.

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Che non lo si possa chiamare Champagne se non proviene dall’omonima regione francese, ormai lo sanno tutti. Grazie all’impegno del Comité Champagne infatti, il territorio a centocinquanta chilometri a est di Parigi è riconosciuto per una delle denominazioni più prestigiose al mondo. Tra i vigneti di Pinot Noir, Chardonnay e Meunier si celano però numerose storie e aneddoti che in pochi conoscono. A svelarci tre curiosità sullo Champagne è Marco Chiesa, Ambasciatore delle bollicine francesi in Italia e autore del libro “Champagne Reloaded”.

Perché (e da quando) lo Champagne è il simbolo delle celebrazioni

Come ha fatto un vino bevuto da pochi, quasi di nascosto, considerato “difettato” a causa delle sue bollicine a diventare di tendenza? Marco Chiesa racconta che è merito di Filippo d’Orléans, nobile conosciuto in tutta la Francia per i suoi party memorabili. “Le cene di Filippo erano gli eventi mondani più importanti, favorivano le relazioni sociali tra chi contava e facevano divertire schiere di nobili annoiati. La stappatura dello Champagne, che avveniva per mano delle ragazze presenti, segnava l’inizio della festa”. Ecco perché le bollicine francesi sono diventate il simbolo delle celebrazioni già dalla metà del 1600, portando con sé un senso di trasgressione e sensualità vivo ancora oggi. Il duca di Richelieu sosteneva che una festa non potesse chiamarsi tale finché ogni partecipante non avesse raggiunto lo stato di gaiezza dato dallo Champagne” racconta Chiesa. Inoltre, c’è chi dice che l’usanza di bere dalle scarpe femminili risalga proprio all’epoca del party lover Filippo D’Orléans.

Chi è stato il primo Champagne Influencer della storia?

Nella vittoria lo meriti, nella sconfitta ne hai bisogno”. Ecco uno dei detti preferiti di Napoleone Bonaparte che può essere definito, senza alcuna ombra di dubbio, il primo Champagne Influencer della storia. In effetti, nonostante fosse astemio e non particolarmente incline alle abbuffate, il generale francese aveva un’irrefrenabile passione per le bollicine. “Complice l’amicizia con Moët, la cui casa era un piacevole “pit-stop” per Napoleone prima e dopo le sue campagne alla conquista dell’Europa, Bonaparte è stato il primo ambasciatore internazionale dello Champagne e lo ha fatto conoscere oltreconfine” prosegue Marco Chiesa. “Dopo aver requisito vigneti e cantine di proprietà ecclesiastica durante la rivoluzione francese, a lui va il merito di aver finanziato la ricerca per estrarre lo zucchero dalla barbabietola, cambiando per sempre il gusto del vino”. Grazie a un nuovo sapore meno aggressivo e dalle note più dolci, è riuscito così ad ampliare la lista dei suoi estimatori.

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Gli americani amano le bollicine francesi grazie a Champagne Charlie

Quando tuo padre insegue l’esercito di Napoleone fino in Russia con una carrozza stipata di bottiglie perché “chiunque avesse vinto la guerra, avrebbe avuto bisogno di Champagne per festeggiare”, l’intraprendenza fa sicuramente parte del tuo DNA. E così è stato per Charles-Camille Heidsieck, personaggio chiave nella storia delle bollicine francesi, capace di esportare in territorio americano trecentomila bottiglie l’anno. “Conosciuto come Champagne Charlie, è diventato celebre grazie allo charme e alle doti di conversatore, con il suo baffetto da sparviero” racconta Chiesa. “Allo scoppiare della Guerra di secessione è anche finito in carcere perché considerato una spia ed è stato rilasciato su parola di Lincoln”. Risolto questo incidente diplomatico tra Francia e America, Charlie è tornato in Europa per consolidare il proprio marchio, ma il suo ascendente sugli americani e la loro passione per le bollicine non si è mai più spento. Tanto che un giorno, qualcuno, ha pensato bene di chiamare una cittadina "Reims" per produrre uno Champagne d'oltreoceano e provare ad aggirare le regole sulla denominazione. Ma questa, in fondo, è tutta un’altra storia.

Credits immagine Cornu Alain, courtesy Bureau du Champagne

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