«La sfilata è un trampolino di lancio che va oltre la collezione stessa». Parola di Alessandro Sartori, direttore creativo di Zegna, che per l'autunno inverno 2025-26 introduce una formula di shopping ultra esclusiva per i propri top clients. Che il brand stia sempre più ampliando il raggio d’azione, con esperienze lifestyle per la clientela alto-spendente non è una novità. Visite al lanificio, esplorazioni dell’Oasi Zegna e appuntamenti in giro per il mondo con Villa Zegna sono un efficace strumento di comunicazione di storia e valori del brand, qui però il livello di attenzione al cliente si innalza. Nella venue ad ambientazione praterie dei greggi di pecore dell’Australia, oltre a stampa e compratori si accomodano cento high-spenders, di cui cinquanta, a partire da domani e per tre giorni, avranno accesso a uno shopping esclusivo qui a Milano. Grazie all’unicum della filiera produttiva di Zegna, from sheep to shop, potranno ordinare capi visti in sfilata e adattati alla propria taglia per vederseli poi consegnare dopo quattro settimane.
«Think slow, act fast, questo è l’atteggiamento che dobbiamo avere oggi per soddisfare un pubblico che rappresenta il 4% della nostra community ma i cui acquisti rappresentano il 40% del totale», spiega il presidente e ceo del gruppo, Gildo Zegna. Ma su cosa possono puntare questi lucky few per arricchire il proprio di certo già guarnitissimo armadio? «L’attitude continua a girare intorno ai concetti di easiness, di linee morbide e di eleganza pensata per fare emergere la personalità di chi indossa i nostri capi, un pubblico trasversale, dai 25 ai 70 anni», spiega Sartori, «mentre per l’ispirazione siamo partiti dal guardaroba del fondatore, che era solito andare a Torino per farsi confezionare sia gli abiti, sia le scarpe da artigiani locali».
E i riferimenti a Ermenegildo li ritroviamo anche nella capsule collection Vellus Aureum, in vendita in store selezionati dal 5 febbraio. Realizzata con le più fini tra le lane utilizzabili per una produzione (tra i 12 e i 13 micron, ancor più sottili del baby cahsmere che è sui 13,5) è un omaggio a una delle molte intuizioni del fondatore, il quale nel 1963 aveva ideato il premio per il filato più sottile dell’anno da attribuire agli allevatori australiani. «Abbiamo messo a punto dei tessuti anche consistenti partendo dalle finezze massime utilizzabili arrivando a dei risultati sorprendenti anche per noi», aggiunge Sartori, «il senso di tutta questa ricerca è chiaro: dare vita a capi da indossare e da tramandare. Nati oggi per durare nel tempo».