Design

Rodolphe Parente, d'art et de lumière: l'architetto d'interni francese si racconta

Dopo cinque anni di collaborazione con Andrée Putman, il designer e architetto d'interni Rodolphe Parente si cimenta ora nella creazione di atmosfere con effetti di luce sofisticati e coinvolgenti.

floor flooring indoors interior design home decor building corridor rug living room room

L'OFFICIEL HOMMES ITALIA: Chi ti ha ispirato a diventare architetto?
RODOLPHE PARENTE: Direi mio padre. Aveva un'impresa edile e tutti gli architetti venivano a casa nostra per discutere dei loro progetti. Fin da bambino sono stato affascinato da questo dialogo tra la mano e la materia, tra gli architetti e i luoghi.

LOHI: Comè stata la tua formazione?
RP: Avevo intenzione di frequentare la scuola di ingegneria o mate-matica, ma ho virato a 360° frequentando le Beaux-Arts di Digione con insegnanti prestigiosi come Daniel Rolland per il disegno.

LOHI: Non ti sei sentito disorientato da questo mondo diametralmente opposto a quello che conoscevi?
RP: Ho dovuto riprogrammarmi. Ho passato tutto il tempo in biblioteca, cercando di imparare tutto su tutto. Penso che il fatto di non essere stato cresciuto in questa cultura artistica all'inizio abbia probabilmente fatto sì che imparassi sempre più rapidamente.

LOHI: Questo ti ha aiutato a plasmare la tua visione, dato che eri influenzato da ciò che leggevi.
RP: Ho guardato con occhi nuovi questo universo artistico che mi trascendeva. Ricordo le mostre al Consorzio di Digione, sull'opera di Barbara e Michael Leisgen, o quelle di Yayoi Kusama. Era sublime! Dopo le Beaux-Arts, ho frequentato l'Arts-Décoratifs di Strasburgo, poi l'ECAL di Losanna, dove ho conosciuto artisti come Florence Doléac dei Radi Designers e Ronan Bouroullec.

LOHI: Come sei arrivato da Andrée Putman?
RP: Ho avuto la fortuna di essere incaricato molto presto di progetti come la ristrutturazione del Morgans Hotel di New York. Credo che con il mio entusiasmo e la mia energia abbiano capito subito che volevo occuparmi di architettura d'interni oltre che di arredamento. Andrée mi ha detto una frase che mi accompagna tuttora: "Se non osi, hai già perso". Quando si ha questa convinaio e, tutto è possibile. Con lei ho imparato a mescolare e guardare i materiali in modo diverso. Quando parlava, era di un surrealismo alla André Breton. Ricordo che un giorno dovevamo disegnare una collezione per Poltrona Frau e lei ci raccontò la storia di una bambina che baciava una rana d'oro ai piedi di un albero. Era il suo punto di partenza, la sua ispirazione per disegnare questa collezione. E così lei ha preso degli elementi da quella storia, ha cercato di capirli e analizzarli per disegnare e proporre delle linee. È stato un modo di lavorare totalmente inaspettato. Mi piaceva il suo desiderio di spostare le cose, il suo modo di far irradiare un materiale, era molto interessante. Ricordo anche una conversazione che ebbe all'età di 82 anni sul colore delle auto a Parigi, quel falso bianco che secondo lei poteva essere un bel colore di lacca per un bagagliaio. Il suo occhio era sempre aperto.

paris housing staircase indoors interior design foyer adult male man person living room

LOHI: Per quanto tempo hai lavorato con lei?
RP: Quasi cinque anni e, poco prima di compiere 30 anni, ho lasciato lo studio per metterne su uno mio, nel 2009. Le cose mi hanno portato verso la direzione artistica. Mi piaceva confrontarmi con questioni che non erano stilistiche, ma legate alla performance o a come dare vita a un marchio. Continuo a lavorare in questa direzione per brand come Cartier.

LOHI: Chi è stato il primo cliente della sua agenzia?
RP: Un uomo che ho conosciuto a una delle inaugurazioni di Andrée. Mi chiese di ristrutturare il suo appartamento. Al nostro primo incontro è arrivato con quattro immagini: una cella di Le Corbusier, una camicetta di Eileen Gray, una foto di Twin Peaks di David Lynch e una foto di un tappeto a scacchi. E mi ha detto: "Sono buddista, quindi voglio evocare il mio rapporto con la spiritualità nei miei interni".

Tavolo consolle della collezione "Pouenat", 2023

LOHI: Che brief!
RP: Fantastico per realizzare un progetto che è stato chiamato Concrete. Ho immaginato un pavimento rosso lucido, una colonna minimalista in ottone dorato, un simbolo di spiritualità, comodini che si aprono come la camicetta di Gray e una doccia in un box di acciaio inossidabile. Sofisticato, dettagliato e meticoloso, ho creato un progetto di rara bellezza e singolarità perché avevo un cliente di cui fidarmi.

LOHI: Parlaci della tua idea di stile...
RP: Voglio evitare una definizione, preferendo parlare di progetti contestualizzati e di cultura del progetto. Il luogo è una cosa, ma l'importante è capire cosa vogliono i miei clienti: i loro usi, i rituali e stili di vita. È molto importante giocare a ping-pong con loro per creare progetti su misura.

LOHI: Senza parlare di stile, possiamo parlare del senso del colore e del posto dell'arte contemporanea nel suo lavoro.
RP: Intendo il colore quando è architettonico e immersivo. Provoca forme che cambiano la nostra percezione dello spazio. Per quanto riguarda l'arte contemporanea, ho la fortuna di avere clienti con belle collezioni, ma non sono un consulente d'arte. Quando i miei clienti ne hanno una, mantengo un dialogo stretto per poter collocare i loro pezzi. Altrimenti, c'è chi ci chiede di sviluppare la loro esposizione. Non bisogna essere snob sulle acquisizioni; bisogna vedere come un'acquisizione risuona con noi. Quindi diamo indicazioni su artisti, gallerie...

indoors living room pants couch fireplace interior design adult male man person

LOHI: C'è un'ispirazione che ritorna spesso, se non sempre?
RP: Una tenda di Félix Gonzalez-Torres. Amo questi materiali molto semplici che dicono tanto e allo stesso tempo introducono un senso di immaterialità. Ci sono anche immagini tratte dal lavoro di James Turrell e dal suo rapporto con lo spazio, il colore e la prospettiva. Non guardo quello che fanno i miei contempo-ranei, non mi interessa. Mi interessa di più un abito di Jean Paul Gaultier ricamato con una certa gradazione, perché lì cè qualcosa di interessante da cogliere. Sono un designer di interni, quindi mi interessano i volumi, i materiali, la luce, il movimento, i gesti, come si apre un cassetto, come si chiude l'anta di un armadio, che rumore fa quell'anta. È questo che mi interessa e che trovo negli esperimenti degli artisti.

LOHI: Prima ha parlato della tradizione degli "ensemblier", come la esprime nei suoi progetti?
RP: I designer-decoratori hanno tutti un rapporto estremamente forte con l'artigianato. Anche se al giorno d'oggi è quasi comune sentir parlare di arti e mestieri, vogliamo comunque sostenerli. Mi piace trascorrere il mio tempo nei laboratori, per capire i gesti, gli oggetti, i materiali, come si fa un ricamo o come si plissetta un tessuto, in modo da poterlo trasporre in altri mondi. Utilizziamo queste competenze quando portano a qualcosa di nuovo. Non mi piacciono molto questi mondi sovraccarichi in cui si accumula per rassicurare. La più grande complessità del nostro lavoro è saper rinunciare e farlo capire ai nostri clienti.

LOHI: Quali sono i tuoi progetti attuali?
RP: Sto lavorando con Marion Mailaender a un palazzetto dello sport, il famoso Ken Club. L'anno prossimo consegneremo il leggendario hotel Le Provençal a Juan-les-Pins, per il quale abbiamo pensato a come mantenere il fascino di questo hotel a conduzione familiare, con la sua generosità e il suo stile un po antico. Inoltre, consegneremo un hotel a Roma per il Gruppo Experimental. Per me, che ho un passaporto italiano (suo padre è abruzzese) e uno francese, questo hotel è un regalo. Abbiamo anche un progetto di residenza a Pantelleria dove saranno invitati scrittori, artisti, designer e geologi... E stiamo anche lavorando a una casa negli Hamptons.

LOHI: Parlaci del tuo lavoro di designer - alcuni dei tuoi pezzi sono appena stati acquistati dal Mobilier National...
RP: Ho disegnato una decina di pezzi, poltrone e illuminazione, con diverse varianti. I mobili sono stati lanciati attraverso progetti fin dall'inizio dell'agenzia. È un prodotto che ha una vita propria. Sono sia architetto d'interni che designer. Questo ruolo intermedio mi si addice perfettamente.

LOHI: Quale artista si è distinto per te in questa stagione di Art Basel Paris?
RP: I miei preferiti sono Jesse Darling da Sultana e Osama Al Rayyan da Federico Vavassori.

LOHI: Per chi vorrebbe progettare una casa?RP: Per un artista. La più bella che ho visto è quella di Bob Hope a Palm Spring.

furniture chair box indoors interior design armchair
Poltrona della collezione "Apertura", 2022.

Articoli consigliati