Design

"Design Magician" l'intervista a Marcel Wanders

Il designer di origine olandese, fondatore del Marcel Wanders Studio e co-fondatore del marchio Moooi, racconta la sua idea di living.

Ritratto di Marcel Wanders
Ritratto di Marcel Wanders

La sua Knotted Chair è stata esposta al MoMA di New York come icona del design degli anni ’90 e il New York Times lo ha descritto, nel 2011, come la “Lady Gaga del design”. In oltre 30 anni di carriera ha collaborato con brands eccellenti, Baccarat, Louis Vuitton, Vista Alegre, Christofle, Poliform, Alessi, Cappellini, Swarovski, Flos, Safilo. Insieme a Casper Vissers nel 2001 ha fondato Moooi, che propone un concetto olistico di living che comprende illuminazione, complementi d’arredo, carte da parati, tappeti, fino ad arrivare agli accessori e alle fragranze per la casa. «La nostra pratica creativa coinvolge i sensi per creare un’esperienza immersiva, infondendo agli ambienti vitalità e poesia» racconta Marcel Wanders in occasione dell’evento in collaborazione con L’OFFICIEL Italia presentato durante la Milano Design Week, “A Life Extraordinary” «un viaggio multisensoriale dove il tatto, la vista, l’olfatto, l’udito e le sensazioni convergono per raccontare una storia umana e personale. L’obiettivo è trasformare ogni spazio in un’opera d’arte carica di vita».

L'OFFICIEL ITALIA: Com’è iniziata la storia di Moooi?
MARCEL WANDERS: Ero un giovane designer, avevo una casa piena di prototipi ma nessuno voleva realizzare i miei progetti. Ad un certo punto ricordo di aver pensato: “okay, devo fermarmi, non posso più realizzare prototipi, devo fare qualcosa per produrli” così ho iniziato, con Vissers, con una delle lampade ed è andata bene. Due anni dopo siamo riusciti a fare un po’ di soldi, e tre anni dopo abbiamo pensato che tanti designer erano nella stessa situazione e abbiamo deciso di aprire le braccia a loro.

LOI: È difficile trovare un’azienda che supporti la produzione? 
MW: Si, è difficile trovare anche solo un podio per mostrare le proprie creazioni. Noi non chiediamo ai designer se possono fare qualcosa per noi, piuttosto cosa possiamo fare per loro, ascoltiamo quello che vogliono fare e realizziamo i loro sogni. Quindi abbiamo deciso di continuare con un nome diverso, Moooi (mooi in olandese significa bello, mentre quella “o” aggiunta serviva per comunicare in modo onomatopeico lo stupore che avrebbe accompagnato ogni progetto, nda). Tre anni dopo abbiamo perso un sacco di soldi e ho capito che il successo è come le montagne russe, ci sono alti e bassi. Possiamo dire di aver realizzato i primi lavori di Maarten Baas, così come quelli delle ragazze dello studio Front Design o di Nika Zupanc. A volte penso che Moooi sia un marchio strano, collettivo in un certo senso, ma è questo ciò che mi piace.

LOI: Com’è evoluto il marchio nel tempo?
MW: Ciò che ha fatto una grande differenza per noi è stato l’intero cambiamento della tecnologia della luce con l’introduzione dei LED. Oltre al cambiamento sui prodotti, siamo riusciti a ritagliarci uno spazio nel mondo presentando nuove tecnologie. Abbiamo realizzato opere straordinarie come la Smoke Armchair di Maarten Baas, la Horse Lamp by Front e la Hortensia Armchair Petal di Andrés Reisinger. 

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Nella prima foto: "The Green House" Wallcovering collection, "Love Sofa" (2013) e luci "NomNom Light". Nella seconda foto: "Shape Rugs" by Nikodem Szpunar (2024), "Bart Armchair" (2015) e lampade NR2 (2015).

LOI: Che ruolo gioca la tecnologia nel tuo lavoro? 
MW: Ti svelo un segreto, alla fine io mi sento un ingegnere perché trascorro le mie giornate a capire e spiegare come funzionano le cose per poterle realizzare. Ma non voglio sentirmi un ingegnere, piuttosto un prestigiatore o un musicista che orchestra i propri ambienti per trasportare le persone in un proprio mondo. Non lavoriamo per ottenere una tecnologia fine a se stessa, sviluppiamo sistemi complessi per far sì che gli ambienti prendano vita.

LOI: Come avete sviluppato la collaborazione Moooi x EveryHuman e la digitalizzazione delle vostre fragranze custom-made?
MW: Lavorando con gli algoritmi di un’app siamo riusciti a creare un format di fragranze su misura. È un algoritmo che codifica le direttive delle persone. Il punto di svolta è che non solo puoi creare la tua fragranza con il tuo nome, ma puoi editarla a piacere, quando esaurisce puoi ordinarla in qualsiasi momento, ed è un prodotto unico che nessun altro possiede. 

LOI: Nei vostri ambienti non esiste staticità e anche l’illuminazione sembra far parte di una performance. Come hai coltivato il tuo concetto di illuminazione?
MW: Per me è una creazione molto difficile, ogni casa possiede la sua luce e mi sono fermato a riflettere su di essa a lungo. Dopo che Thomas Edison ha realizzato la lampadina nel 1878 la luce è sempre stata statica, quindi che cosa accade quando diamo alla luce l’opportunità di vivere entro un certo intervallo temporale? Cosa succede quando ti siedi sul divano e la tua musica prende vita anche in maniera figurata? È bello creare movimento con la luce, ci sono arrivato nell’ ’88-’89, avevo fatto un disegno di una piccola scatola in cui potevi creare delle variazioni di luce di ogni lampada. Ai tempi era assolutamente utopico pensarlo e non ci sarebbe stata nemmeno l’opportunità. Alcuni potrebbero pensare che sia un po’ troppo teatrale, ma ad esempio se immagini questo concetto all’interno di un ristorante può risultare perfino coreografico. Ed è bello creare l’imperfezione all’interno dell’oggetto, in questo caso di una lampada, ma in realtà è un discorso che porto avanti anche con altri oggetti e materiali, in particolar modo con la ceramica di Delft.

LOI: In questi anni hai sempre fatto scouting di designer, come li selezioni?
MW: Ci rifletto spesso, sono pochissimi i designer con uno statement che bussano alla mia porta. E forse non ne abbiamo bisogno perché ho la percezione che non funzioni. Cerco designer veri, che portino avanti un vero lavoro di progettazione, che abbiano una mentalità e un concetto dietro il lavoro, con cui posso essere in disaccordo o accordo, ma la cui caratteristica fondamentale deve essere la personalità. Non abbiamo una visione propria del design e questo ci concede di non avere una cultura stagnante. Ci piace lavorare con designer che sono in grado di realizzare prodotti interessanti per il futuro e non siamo interessati al loro ego.

«Non creo il design per me stesso, progetto solamente il mio linguaggio per il mondo». Marcel Wanders

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"Big George" by Cristián Mohaded
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Installazione di "A Life Extraordinary" presentato durante la Milano Design Week 2024.


LOI: Quali designer ti hanno ispirato di più? 
MW: Penso che questo mondo sia pieno di persone fantastiche che realizzano cose straordinarie. Alcuni sono eroi e altri sono supereroi, mi riferisco a Charles e Ray Eames, o Philippe Starck che ci hanno davvero cambiato la vita. Penso che questa sia l’ambizione che ho per me stesso.

LOI: Quanto è importante per te la comunicazione?
MW: La comunicazione è focale. Prendiamo come esempio un cucchiaio, potremmo non conoscerne l’utilizzo, ma lo capiamo grazie alle informazioni che ci vengono date. Tutti possiedono gli occhi, le orecchie e il naso, quindi ognuno ha anche un modo diverso di vedere il mondo. Includere tutti forse è un obiettivo troppo ambizioso, ma non escludere nessuno è un buon inizio. Quindi con la mia comunicazione cerco di fantasticare su informazioni visive editoriali, kinesiologiche, razionali, in modo che per nessuno sia un peso, bensì uno stimolo. E questo è il potere della comunicazione che ci permette di raggiungere le persone.

LOI: Ti senti attratto dalla moda?
MW: Si, compro solo capi che mi piacciono davvero. I pezzi che possiedo durano nel tempo, li metto in media per 10 o 11 anni e alcuni li faccio fare su misura. Sono legatissimo ad una giacca di pelle di Martin Margiela in collaborazione con H&M che adesso ha 12 anni, la indosso sempre. Non trovi che una giacca di pelle sia timeless e duratura tanto quanto un tavolo di marmo? E poi mi domando spesso, perché dovrei comprare qualcosa se non mi piace per davvero? A quel punto dovrei cambiare idea ogni giorno e francamente non ne sento il bisogno. Sono un amante del prodotto, perciò fatico a comprendere le dinamiche legate alla moda come tendenza passeggera.


LOI: In che modo siete sostenibili? 
MW: A volte sembra che i sistemi sostenibili siano nuovi, ma non è così. Il Club di Roma aveva lanciato i primi allarmi sul pianeta nel 1972. Dopo gli studi avevamo formato il gruppo Eternally Yours, il punto era creare oggetti che invecchiassero con grazia e che avessero una vita durevole. Basta considerare che il 70% di oggetti che trovi nella spazzatura funzionano ancora perfettamente e non sono rotti. Noi creiamo prodotti in maniera responsabile, ma dobbiamo cambiare la mentalità consumistica delle persone per allungare quanto più possibile la conservazione di un oggetto. Spero che le cose che progetto io diventino nuovi oggetti d’antiquariato in futuro.

LOI: Qual è la cosa più stimolante del tuo lavoro? 
MW: Fornire un prodotto che riesca ad entrare in connessione con le persone. Fin da piccolo mi divertivo a fare regali alle persone, assemblavo degli oggetti e li regalavo a mia zia. E ancora oggi per me è fondamentale vedere lo stupore negli occhi della gente.

LOI: Hai qualche rimorso legato alla tua carriera?
MW: Ho viaggiato tanto in tutta la mia vita, ho lavorato troppo duramente e onestamente mi sono reso conto di aver perso qualche pezzo. Ho sacrificato un po’ della mia vita privata, la famiglia e la casa, ma questo è il prezzo che devi pagare.

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