Design

DESIGN contrasts: Sophie Dries

Nella lista dei 100 migliori designer AD del 2022, Sophie Dries è la decoratrice d'interni più hot del momento sulla scena parigina

Un ritratto di Sophie Dries, foto Gilles Uzan
Un ritratto di Sophie Dries, foto Gilles Uzan

Text by SIMONE VERTUA

A Sophie Dries piace unire le linee essenziali alla forza dei materiali raw creando potenti clash estetici. Dopo gli studi dall’università di architettura ENSA Paris-Malaquais a Parigi e un master in arredamento alla Alvar Aalto University di Helsinki, fonda il suo studio di architettura, interni e design a Parigi nel 2014 e a Milano nel 2017. Arredatrice di residenze private, hotel, boutique di lusso e ambiti espositivi, ai suoi pezzi giustappone il modernariato degli anni ’80 e ’90, perché come dice lei: «è sempre la mia generazione». È una perfezionista allo stesso tempo affascinata dalle imperfezioni degli apparenti elementi di disturbo che si sviluppano durante il processo creativo artigianale: «Non lavoro quasi mai in digitale, quello che faccio è tangibile e fisico e la mia soddisfazione più grande è vedere la fierezza delle persone che mi hanno commissionato i lavori, perché la casa è l’estensione del proprio io».

L’OFFICIEL: Quando hai iniziato a sentirti attratta dal design?
SOPHIE DRIES: Già in tenera età, ricordo che continuavo a voler fare cose con le mie mani, forse per questo da adulta ho deciso di intraprendere gli studi di architettura. Era il corso più completo ma sono sempre stata estremamente curiosa al punto che quando sono andata a studiare in Scandinavia ho deciso di puntare sull’artigianato e il savoir-faire, per inseguire design più unici e speciali.

LO: Qual è la cosa più stimolante del tuo lavoro?
SD: Cerco sempre di ripensare alle creazioni con dei twist interessanti. Questo è importante per il mio lavoro, soprattutto sullo studio degli elementi di arredo anche perché svolgere delle commissioni per delle abitazioni è come fare un ritratto delle persone che vivranno in quegli spazi. E poi viaggio, vedo mostre e sono connessa con il sistema dell’arte. La maggior parte del mio pubblico proviene da quel settore, sono curatori, artisti, collezionisti, galleristi e persone creative.

flooring floor wood hardwood
Dining room dell'appartamento di Sophie Dries in place des Vosges, foto di Christophe Coënon

LO: Chi sono stati i tuoi maestri di vita?
SD: Gli architetti del XX secolo, quando ero in Scandinavia ho imparato tantissimo da Alvar Aalto, così come in Italia ero incantata da Carlo Scarpa. Mi sono resa conto che queste figure erano interessate anche ad altro e non solo all’architettura pura e dura, disegnavano oggetti e progettavano case nella loro totalità; si occupavano di urbanistica. Io dico sempre che il rapporto di scala non è un vincolo e la creatività funziona nello stesso modo se stai progettando un piccolo pezzo di una porta oppure una casa in cemento.

LO: Da dove provengono le tue ispirazioni nel progettare?
SD: Sono influenzata da donne forti, tra queste Miuccia Prada, è potentissima nel suo ambito e ammiro la sua connessione con l’arte e con Rem Koolhaas. Vivo a Parigi, una città in cui trovi mostre incredibili, ma Fondazione Prada è il museo più bello al mondo.

LO: Sei appassionata di Art Déco e Arte Povera, sei anche una collezionista?
SD: Nel mio appartamento a Parigi ho qualche opera di Giulia Andreani, un’amica e artista figurativa, poi ho alcune foto di Ryan McGinley e disegni di Nathalie Du Pasquier che mantengono un legame con il design. Ho anche opere di arte classica come Albrecht Dürer, che incontrano pezzi più contemporanei come le fotografie di Ari Marcopoulos e Martin Parr. Poi ho lavori di Laurent Grasso, Izumi Kato, David Douard, Nico Vascellari, Antoine d’Agata, stampe dell’architettura radicale del 1800 e recentemente ho aggiunto alla collezione una coppia di sculture di Hélen Alix Mourier e un’acquaforte di Domenico Gnoli.

living room room indoors furniture flooring floor interior design couch

«Mi piace il design minimale con linee pulite e creare contrasti con materiali grezzi che sono trasformati e reinterpretati» Sophie Dries 

furniture tabletop table wood plywood
architecture building flooring pillar column
Sedute e coffee table Giustini Stagetti Polychroma Columna.

LO: Quali sono i tuoi artisti preferiti?
SD: Tra i miei preferiti c’è Matthew Barney, la sua arte è totalizzante, crea oggetti, avvia uno storytelling, utilizza la performance, la scultura e la musica unendo il tutto in un film. Mi piacciono anche artisti come Pierre Huyghe e Philippe Parreno che con l’Arte Relazionale degli anni ’90 hanno introdotto gli osservatori al confronto con l’esperienza. Non sono collezionabili, le loro opere si uniscono alla vita reale e devono vivere in un museo oppure alla Biennale di Venezia. E poi c’è mio marito, Marc Leschelier, che si ispira all’architettura con un approccio più legato alla scultura.

LO: Estetica e funzionalità qual è il loro rapporto nei tuoi lavori?
SD: Sono interessata al non funzionale, non tutto deve per forza ricoprire una funzione, però non può essere solo estetica, ci deve essere anche qualità, le caratteristiche fisiche dell’oggetto, l’inserimento nello spazio e come le persone si relazionano con gli oggetti. Mi piace il design minimale con linee pulite e creare contrasti con materiali grezzi che vengono trasformati e reinterpretati.

LO: Hai detto: “Cerco sempre di allargare i confini dei materiali”. Quanto sono importanti le materie prime per la tua pratica creativa?
SD: Sono estremamente importanti, a volte parto proprio dai materiali. Sperimento tanto con tecniche nuove, unisco vetro di Murano e polvere di minerali, come nel caso della collezione per Nilufar Gallery a Milano in cui abbiamo prodotto lampade, vasi e specchi. Provo a trasformare la mia ricerca e il mio processo creativo in oggetti attraenti e funzionali. Per l’interior design amo superfici che alle persone piace toccare o percepire con tutti i sensi. Gioco anche con i match, come i marmi preziosi con l’ottone, o la pelle con materiali naturali che presentano imperfezioni come il legno.

fireplace indoors interior design hearth chair furniture wood
Appartamento a Canal Saint-Martin entrata, living room e due immagini dello studio, tutte le foto Stephan Julliard.

LO: Lavori spesso con gli artigiani..
SD: Collaboro con persone che realizzano cose strepitose con le loro mani e questo lavoro deve essere preservato, sono attività che potrebbero scomparire da un momento all’altro se nessuno le valorizza o impara queste professioni. Utilizzano materiali naturali e quindi è anche un modo personale per approcciarmi alla sostenibilità. Rifiuto l’utilizzo di plastica e resine perchè non fanno parte della mia educazione, preferisco materiali che invecchiano o datati perché costituiscono un valore aggiunto. Ho presentato durante il Salone una collezione di tappeti composti con dieci fibre di tencel che assomiglia alla seta ma è molto più resistente e c’è anche una fibra chiamata Euronyl di nylon riciclato da reti da pesca e materiali provenienti dagli oceani. È importante pensare alla sostenibilità.

LO: Cosa ti appassiona del fashion system?
SD: Rispetto il mondo della moda e ci sono dei punti in comune con il design nel processo creativo. Mi piace dire che la colleziono, indosso spesso Prada, mi piace l’analisi sul fit della postura femmi- nile ispirata a quella maschile e mi rivedo nello spirito “ugly chic” di Miuccia. In qualche modo è lontana dalle tendenze ma possiede uno stile forte e non semplice da cogliere. Trovo molto interessanti gli abiti di Alaïa che si avvicinano alla scultura, Celine by Phoebe Philo, i pezzi più concettuali di Demna per Balenciaga che per me è il Marcel Duchamp di oggi e alcuni pezzi di Rick Owens.

Appartamento in place des Vosges, living room, foto Christophe Coënon.
flooring floor wood hardwood interior design indoors
furniture shelf flooring bookcase wood hardwood interior design indoors floor living room
Appartamento in place des Vosges entrata e studio, foto Christophe Coënon.

LO: Ci sono ancora differenze tra uomini e donne nel mondo del design?
SD: Nell’arredamento e nell’interior si, ci sono ancora tanti uomini come elettricisti e idraulici che sono super rispettosi nei confronti del mio lavoro, però mi capita di subire mancanze di rispetto da parte di alcuni clienti. Non è semplice essere boss ed essere una donna inserita in un universo dominato dalla mascolinità. A volte penso che ci sia ancora tanto da lavorare su queste tematiche.

LO: Ti va di descrivere l’ambiente in cui vivi e quali sono per te gli elementi irrinunciabili di casa tua?
SD: La mia casa a Parigi è un classico appartamento borghese haussmaniano. Vi si ritrovano elementi di arredo di Max Lamb, Gaetano Pesce, Starck degli anni ’80 e ’90, Noguchi di Tom Sachs, BBPR, FormaFantasma, Konstantin Grcic, alcuni mobili di Rick Owens Furniture, i prossimi pezzi che voglio aggiungere sono una lampada di Anne Holtrop e una console di Vincenzo de Cotiis. Sono elementi contrastanti indispensabili per definire il mio “Manifesto”, come mi piace chiamarla.

LO: Su cosa stai lavorando?
SD: La galleria Giustini/Stagetti di Roma ha chiesto ai designer che rappresenta di riflettere sul concetto di antichità romana, io ho voluto interpretare la mia idea sviluppando una colonna/candela profumata. Ad ottobre, durante la Paris Design Week, mostreremo una collezione di tavoli. Sono interessata a progetti business to business nell’ambito hospitality, mi piace creare esperienze con l’architettura e l’interior design collegando località con spa e hotel.

flooring home decor living room room indoors wood furniture rug interior design hardwood
Appartamento in place des Vosges camera da letto, foto Christophe Coënon.

Tags

Articoli consigliati