Beauty

Make-up innovator: l'intervista a Peter Philips

Il direttore creativo del makeup Dior racconta l’origine dei big eyes nelle sfilate e il suo dream product, un rossetto 100% no transfer.
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Direttore della creazione e dell’immagine del makeup Dior dal 2014, Peter Philips raggiunge la Maison all’epoca della direzione artistica di Raf Simons, formatosi come lui alla Royal Academy di Anversa, forte di una reputazione di makeup artist immaginifico e di cinque anni alla direzione creativa del trucco Chanel. «Avevo studiato fashion design, e ho cominciato ad interessarmi attivamente al trucco a 26, 27 anni, da autodidatta, imparando dall’osservazione delle donne e dalla luce dei fotografi. Sono un fan incondizionato del lavoro di Avedon, Irving Penn, Inez & Vinoodh, Willy Vanderperre. Adoro i film in bianco e nero, le dive dell’epoca d’oro di Hollywood, mi affascina studiare in dettaglio un quadro, vedere come il pittore ha applicato il colore. E poi, anche se suona come un cliché, mi influenza la realtà, come una nuova sfumatura di rossetto può cambiare la percezione della tua personalità». Nel 2016 la direzione artistica della moda Dior è passata a Maria Grazia Chiuri. «Raf aveva un approccio molto concettuale al makeup, poteva bastargli un tocco di eyeliner metallico, Maria Grazia ne fa uso, quindi la sua visione è molto diversa. Ad esempio lei non mette mai il rossetto, e nelle sfilate le labbra non sono truccate: tutta l’attenzione è focalizzata sui big eyes. Al nostro primo incontro le ho detto: “io sono qui al tuo servizio”; ora c’è tra noi una confidenza e una fiducia assoluta, nel rispetto delle sue referenze». Il suo show preferito? «La couture della primavera 2018, dove il makeup era come “doppiato” dalle maschere di Stephen Jones e avevo disegnato con l’eyeliner delle fantastiche ciglia piumate». 

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Per Philips l’identità di Dior, il suo carattere distintivo, è l’impegno a mantenere quello che promette: «l’onestà rispetto al claim è la chiave del successo di Dior e la linea guida del mio lavoro».  Il prodotto più iconico? «A livello di immagine sicuramente Rouge Dior» (creato nel 1953 e riproposto a gennaio in versione updated: ricaricabile, con una formula arricchita da nuovi ingredienti soin estratti dai fiori, e con quattro finish, opaco, setoso, e i nuovi metallico e vellutato). «Nella vita reale ci sono prodotti iconici “discreti” come Diorshow Maximizer e Lip Maximizer». Tra i suoi successi la linea Backstage «nata tre anni fa per attrarre le consumatrici più giovani. All’inizio il marketing lo considerava un side project ma nel tempo è cresciuto tantissimo». Il suo prodotto favorito? «Il correttore Dior Forever, per la sua copertura impeccabile ma trasparente e long lasting: luminoso, mai lucido, tanto che molte donne lo usano come fondotinta». Il dream product non ancora realizzato? «Un rossetto effettivamente no transfer. Rouge Dior Velvet è transfer resistant, ma non un no transfer al 100%».

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